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Massimiliano Faralli: la strada è energia, colore ed empatia

Pochi fotografi possono vantare riconoscimenti prestigiosi come quelli di Massimiliano Faralli, eppure nei nostri discorsi lui non ne parla esplicitamente.
Dice semplicemente che terrà sempre con sé le soddisfazioni che traguardi incredibili gli hanno portato, ma potrebbe elencare le vittorie a Miami, probabilmente il più importante contest di Street Photography del mondo, al Fuji Moment, all’Urban Photo Award (dove ha preso anche il primo premio assoluto fra tutte le sezioni, consegnatogli da Nino Migliori). Potrebbe elencare un bel numero di finali a contest anche importantissimi, come il Leica Street Photo, o una serie innumerevole di inviti a serate, workshop da tenere, mostre o tavole rotonde. Però è bello camminare insieme e, parlando del suo scatto probabilmente più famoso, sentirsi raccontare “guardavo quella foto appena fatta nel display e pensavo: ma davvero ho trovato questa scena?” Io gli ho detto che non mi meraviglierei se quello scatto, conosciuto come “Jurassic street”, restasse nella storia della fotografia di strada, non fosse altro che per l’unicità della scena: dove si trova un’altra foto con una donna che sta per essere attaccata da due dinosauri? Con quei tocchi di rosso e blu, poi, fra le ombre scure, coi toni ravvivati da uno dei suoi colpi di flash.

Già, il flash: “Fin da ragazzo la mia fotografia è sempre stata attratta dalle persone e dai colori. Studiavo i metodi per ottenere colori saturi, ero affascinato dalla resa dei colori nei paesaggi di Fontana. Ho sempre cercato di rendere il colore duro, anche eccessivo. Per questo ho trovato nel flash uno strumento importante del processo creativo: per dare corpo, incisività e teatralità alla scena”.

Fashion Week 2 di Massimiliano Faralli
Fashion week 2 di Massimiliano Faralli
Fashion Week 2 di Massimliano Faralli

Massimiliano è nato e cresciuto a Prato, ha iniziato a lavorare proprio nel mondo della fotografia, facendo foto in studio e servizi ai matrimoni, con la tecnica ancora analogica, seguendo tutto il procedimento di sviluppo e stampa in camera oscura. Succede però che a un certo punto, negli anni 90, decide di laurearsi e di cambiare lavoro, molla tutto, e dopo gli studi diventa architetto libero professionista. Che ci sia attinenza fra le forme d’arte è normale, e che a un architetto si riaffacci prepotente la voglia di fotografia è normalissimo.
Per Massimiliano la molla scatta di nuovo quando entra in contatto con alcuni soci del “Bacchino”, storico Fotoclub della sua città. E’ il 2016 e trova un mondo completamente diverso da quello che aveva lasciato, è un mondo fatto di gruppi on line, di community, social, condivisioni… più veloce e più aleatorio di quello fatto di contatti umani in cui aveva iniziato. “Questo nuovo approccio per me all’inizio è stato difficile, vivevo all’oscuro di ogni nuova dinamica virtuale. Ho sempre cercato di frequentare le persone vere, non quelle virtuali. Ho girato, conosciuto molti fotografi e parlato con loro. Ognuno mi ha trasmesso qualcosa, sono state tutte esperienze che mi hanno aiutato a crescere”. Ma in questo nuovo mondo non è cambiata solo la tecnologia della fotocamera: “Sono cambiati i valori, i sentimenti. E’ cambiato il modo di fare aggregazione, di fare comunicazione e divulgazione delle immagini. Anni fa costruire un rapporto e conoscere un lavoro fotografico era un percorso lento e più complicato, adesso è diverso, veloce, però spesso anche superficiale. Spesso tutto si consuma in un attimo”.


In questo mondo diverso scopre però anche la fotografia di strada, che certamente conosceva anche prima, ma che ora ritrova con tutte le sue evoluzioni e nuove modalità. Frequenta seminari e studia molto (e ci tiene a precisare che studia tuttora), ama sperimentare, afferma che i gusti, e gli interessi cambiano con il tempo, e che questo processo costantemente in divenire porterà probabilmente la sua esperienza in altre direzioni. “Amo la fotografia e non mi chiudo in etichette o stili. Seguo ciò che mi piace o colpisce la mia curiosità.

Cerco di seguire ciò verso cui il mio gusto o il mio stato d’animo, in quel preciso momento, mi conducono”.
Non è di sicuro un caso che uno dei posti che Massimiliano preferisce per scattare sia la Fashion Week di Milano, perché, a guardar bene, voglia di concretezza e voglia di evolvere hanno strette analogie con il mondo della moda, fatta di oggetti, tessuti, accessori anche vistosi, ma che lasceranno il posto ad altri materiali, disegni e colori nella stagione successiva. Quel mondo della moda che è quanto di più legato a persone e colori che ci possa essere. Qui si sente a suo agio, in totale empatia con i soggetti e con il mezzo fotografico, che usa cercando tagli e contrasti molto personali.

“Di recente ho visitato la mostra di un fotografo che amo particolarmente, Martin Parr. Tra gli aforismi ce n’era uno che mi piaceva molto: ‘Una buona fotografia nasce da una buona relazione con il soggetto’. E l’empatia è proprio l’emozione che guida gran parte del mio lavoro.” La sua evoluzione personale lo porta ad essere, in questo periodo, molto attratto dalla progettazione. “Ho imparato a capire cosa mi interessa e mi piace: scelgo la scena e il contesto in cui è inserito il mio progetto. Mi piace mettere ordine ai miei lavori e penso che la progettazione fotografica caratterizzerà molta parte del mio lavoro da ora in avanti. Tutte le fotografie che scelgo sono importanti, la scelta è fondamentale nel processo creativo. Non posso negare che alcune fotografie abbiano segnato più di altre il mio cammino, ma voglio lavorare con la consapevolezza che ci sarà sempre la fotografia che non ho ancora scattato”.

Ma fra umanità, concretezza, colore, evoluzione, empatia, cosa cerca Massimiliano Faralli nella fotografia? “Parlare o fare fotografia produce in me emozioni positive di energia e serenità. Quello che cerco è poter trasmettere ad altri, con i miei lavori e la mia attività, queste stesse sensazioni.”

Testo di Mario Mencacci Bandini

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