Prima di fotografare, i tuo occhi diventano silenti e assenti nell’infinitezza dello sguardo di ogni dettaglio: rumore, suono, sfumatura, forma e luce che esclama al tuo cuore o alla tua anima riecheggiando sensazioni, ricordi o suoni che ti sono famigliari al punto di distorcere tutte le preoccupazioni in un solo scatto che ti scaraventa in accenti foto/poetici che cristallizza un puzzle di attimi effimeri ma allo stesso tempo rivela un’acutezza d’animo che sprigiona un’accollata stabilità ed estrosità dell’immagine. Tutto si perde, si distrugge, per rigenerarsi sotto una nuova forma dove l’osmosi tra rumore d’animo e silenzio della natura dialogano in un concerto di effimere parole.
Avviene poi lo scatto, tutto si materializza nel minimalismo: un’etichetta umana per raccontare la natura, come due identità diverse ma che stanno sempre in armonia anche se l’uomo razionale tende a dimenticare che sono due entità unitarie inscindibili.
Il fotografo Renzo Cicillini ci ricorda questa estroversa proporzione estetica dell’animo e del paesaggio marino; un dondolarsi alla ricerca del silenzio per darle un colore, una forma e una luce.
Un ricercatore visivo analogico che cerca nel mare e nei laghi le forme dello Zen. Ma cosa è? Una domanda lecita, spontanea, inevitabile, ma anche destinata a restare senza risposta. Lo stesso Bresson e il suo maestro Willy Ronis lo hanno cercato in quel famoso momento o scatto perfetto. Lo Zen è un approccio artistico dove il fotografo non vuole raccontare l’ambiente circostante ma utilizza l’ambiente e il paesaggio per raccontare l’ambiente intimo dell’autore; cioè il contenitore diventa il contenuto dell’animo del fotografo. Il paesaggio diventa il codice con cui il fotografo dialoga con lo spettatore, dove si autoritrae e si deforma con le linee e sprazzi celestiali dove echeggia il desiderio di frammentarsi nel vuoto dell’universo. Tutto si cristallizza in una ricerca della luce perfetta, nel tempo e nello spazio. Infatti, il nostro autore fotografa lo stesso luogo in stagioni ed orari diversi; vuole conoscere e vivere con il proprio spirito quell’angolo della terra, dove contempla l’infinitezza del silenzio nello spazio. Una pace distante dal caos liquefatto, dal tempo e dalle città, dove l’uomo soccombe ai suoi doveri e scadenze burocratiche.
Renzo Cicillini predilige l’equilibrio cromatico tra le varie componenti della foto, creando degli spazi proporzionati tra l’artificiosità umana e la bellezza del paesaggio marino o dei laghi di montagna. Crea delle linee e delle forme che ricordano i paesaggi mistici del pittore De Chirico, con cui condivide un altro elemento in comune: l’acqua. Lo stesso De Chirico nei suoi paesaggi raffigurava il mare, come segno primordiale, sacro, leggendario e misterioso.
Renzo Cicillini è un’artista fotografo che abita in Svizzera. Trova la sua ispirazione nella fotografia su pellicola analogica sia a livello locale che globale. Le sue immagini sono finestre su un mondo dove il silenzio parla e la vita è vista nella sua forma più pura. Ama raccontare l’essenza del silenzio nelle sue Alpi svizzere, come nel lavoro “Conversations of Silence” L’arte minimalista di Cicillini, spesso in formato medio quadrato o panorama 35 mm, riflette il suo profondo legame con l’ambiente. Ogni fotografia analogica invita gli spettatori a lasciarsi alle spalle la quotidianità e ad immergersi nella quieta bellezza.
Ha vinto svariati premi fotografici internazionali: la medaglia d’argento al Budapest International Photo Awards (Bifa) 2023; la medaglia d’argento al New York Photography Awards e la menzione d’onore all’Analog Sparks, International Filmphotography Awards.
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testo di Giuseppe Calascibetta