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Lucia Castelli – Villaggio San Marco

Sezione Opere

VILLAGGIO SAN MARCO

Sono recentemente ritornata, insieme ai miei ricordi,  al Campo di Fossoli di Carpi (MO) , dove sono nata.

L’area , utilizzata durante la II Guerra mondiale come campo di concentramento, dal 1954 al 1970 ha ospitato alcuni nuclei famigliari di quei 350.000 esuli istriani che, con la ridefinizione dei nuovi confini dell’Italia, sono stati costretti ad abbandonare le proprie terre e le proprie case.

Nel 1954 anche i miei genitori e mia sorella si sono trasferiti dall’Istria in questa struttura che, oltre alle baracche attrezzate ad appartamenti, aveva una chiesa, una falegnameria dove lavorava anche mio padre, un asilo, una scuola elementare con due aule (una per i primi due anni ed una per gli altri tre), ed un negozio di generi alimentari.

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16 commenti

  1. Sono grato a Lucia Castelli che a concesso la pubblicazione di questa sua opera, da lei realizzata per Passione Italia. Il tema è storico nel fornire elementi che accendono la memoria sui campi di concentramento, sul dramma dell’Istria e sulla Comunità di Nomadelfia. E’ anche autobiografico nel consentire la condivisione dell’emozione, da Lei vissuta, nel tornare dopo tanto tempo nel luogo “particolare” in cui è nata. L’opera è un esempio di come la fotografia possa assumere il linguaggio essenziale e tagliente della coscienza storica che sa scuoterci profondamente con la vertigine del tempo.

  2. Un raffinato racconto fotografico, una straordinaria testimonianza su come la speranza, la rinascita, la vita abbiano prevalso sul dolore.

  3. Condivido e confermo i precedenti commenti. Testimonianze di un passato da non dimenticare, di un “dopo” che ha ricevuto energia per una rinascita proprio dai momenti tragici vissuti.
    Un’emozione condivisa fra autore e lettore.

  4. Mi piace molto il racconto fotografico di Lucia ,viaggia su due piani: la foto ricordo tenuta in mano e nello sfondo il luogo reale vissuto nell’infanzia. Un ritorno al passato ,qui non mi importa l’esattezza della fotografia (sebbene le trovi pregevoli ) nel concetto di queste immagini mi ci ritrovo. Tutti abbiamo avuto un luogo d’infanzia che non scorderemo mai, è un portfolio soggettivo, personale, nel suo raccontarsi sottolinea l’importanza del luogo storico, il luogo della memoria per tutti. Queste immagini mi toccano da vicino, anche io abitavo in un borgo vicino a Fossoli, e gli adulti ne parlavano sempre; è qui che nasce Nomadelfia, l’Opera Piccoli Apostoli. Furono i bambini di Don Zeno Saltini ad abbattere i fili spinati e ridare speranza. La Fotografia per risvegliare le coscienze come dice il Direttore Silvano Bicocchi –
    Grazie a Lucia per le sue immagini.

  5. Brava Lucia, un bel lavoro. Hai saputo esternare i tuoi ricordi in modo delicato ma allo stesso tempo molto intenso. Ci hai permesso di conoscere una vicenda sconosciuta ai più; a volte le storie personali permettono di far capire meglio le grandi vicende che hanno influito in maniera importante sulla vita di molti.
    Mi è piaciuto molto l’abbinamento delle due immagini, passato e presente.
    Tu, filo conduttore, ci lasci la speranza e il desiderio di credere in un futuro migliore. Queste vecchie fotografie, sorta di macchina del tempo, che ci accompagnano in questo viaggio dove tu e i tuoi ricordi siete primi attori; mi è piaciuto questo tuo entrare nel significante senza essere invadente.
    Le vecchie fotografie raccontano momenti felici o di spensieratezza, in un contesto comunque triste come può essere triste vivere lontano dalla propria terra in un esilio non certo dorato.
    I ruderi che diventano sentinelle, guardiani e testimoni di storie che hai saputo significare con maestria.
    Max

  6. Le emozioni che questo lavoro provoca sono intense e profonde. Ricordano dolori patiti e la voglia di rinascita che cercava e voleva superarli.
    In questa lavoro, dove l’adesso e il prima di un luogo e dei suoi protagonisti ci è presentato insieme, unito dalla nostalgia del ricordo, c’è una tristezza quieta che però è superata.
    E’ un lavoro aperto alla speranza.
    Speranza in un mondo dove le bandiere possano sventolare nel vento della vita, insieme.

  7. Secondo me è un lavoro importante e prezioso. Importante perché ci accumuna e ci fa riflettere su una storia che magari ne eravamo solamente stati sfiorati e per molti di noi mai approfondito. Prezioso perché sopratutto con l’inserimento delle foto delle scene di una vita apparentemente normale che vi si sono svolte, riesce a dare una emozione particolare a chi le osserva.

  8. Guardando questo portfolio non posso evitare di interrogarmi, e prefigurare le due sole possibili risposte non mediate tra da infinite variabili, se siamo di fronte ad una fotografia privata oppure pubblica come specificato da Luigi Ghirri, il cui pensiero è stato ripreso dal nostro Direttore come prefazione al tipo di immagine adatta al progetto Passione Italia. Con un si, oppure optando per la sua negazione, il significato cambia profondamente se non si hanno a disposizione le parole di supporto che aiutano a farci comprendere il contesto. Questo è un tipo di fotografia che ha bisogno della parola storicizzata.

  9. Credo che il valore documentale delle immagini, vecchie e nuove, sia indubbio, come la valenza che ha per i protagonisti.
    Esprimo solo un dubbio sullo stile usato e sarei grato se un esperto mi correggesse: una serie di immagini presentano la foto vecchia come semplice sovra-impressione, altre sono veicolate da Lucia o inserite nell’ambiente (pocoimporta se in postproduzione): io preferisco il secondo metodo, ma è “corretto” usarli insieme?
    Grazie a Lucia per la condivisione.

  10. La domanda di Stefano è più che giustificata perché viene a mancare la Coerenza formale nell’inserimento dell’immagine del passato in quella del presente. Ma ancor superiore alla Coerenza formale c’è quella di senso e in questo aspetto qui la cosa è sottile ma proprio per questo funzionale.
    Le foto del passato che l’autrice reca in mano sono solo quelle che la rapppresentano bambina e quindi accendono la relazione tra lei bimba e lei adulta, le altre sono riferite a momenti della Comunità di Nomadelfia o a persone diverse da lei.
    Ecco che questa incoerenza formale diventa espressiva e un modo di raccontare per immagini.
    Sicuramente l’opera ha l’aspetto concettuale del Concept fotografico molto coerente nel rapportare il presente al passato, l’aspetto stilistico è molto interessante nelle immagini che l’autrice presenta in mano, mentre le altre possono apparire ai nostri palati raffinati un po’ troppo fredde e statiche. Le soluzioni per raffinarlo possono essere diverse, ad esempio quella di sfumare i bordi delle immagini del passato fino a generare trasparenza e mescolanza tra presente e passato, certo facile da dire e più difficile da fare. Comunque questa è una decisione che spetta all’autrice, la critica può segnalare l’abbassamento di tono ma poi dovrà accettare ciò che l’autrice farà nel dare emozionalità o freddezza alla sua opera.

  11. E’ la sesta volta che mi fermo a vedere questo Post, l’idea mi piace (una simile l’ha proposta Oppedisano per i 150 anni dell’unità d’Italia se non erro). Dicevo è la sesta volta perchè noto delle incongruenze stilistiche che mi trovano in disaccordo anche con le soluzioni del direttore che renderebbero si meno fredde le “sovrapposizioni” ma non cambierebbero di tando l’incongruenza stilistica. A mio avviso sarebbe molto più incisivo utilizzare un unico registro su l’intero racconto. Personalmente eviterei la sovrapposizione semplicemente perchè banale, al contrario utilizzarei la presenza della mano per dare una spinta emotiva e di vissuto maggiore.

  12. Carissima Lucia, sono Roberto Braicovich fratello di Vanda e Maria. Ho visto con piacere le foto sia della fabbrica dove lavoravano i nostri genitori che la scuola dove andavamo noi. Ti scrivo ‘velocemente’ perchè sto partendo da Bologna per il nostro ‘amato campo’ visto che oggi è aperto e posso andarlo a visitare. Per adesso ti mando un saluto (sperando che ti ricordi di noi) a presto. Ciao

  13. Un lavoro che mi ha commosso, perchè in queste foto, senza bisogno di alcuna didascalia , c’è la storia dell’infanzia di Lucia . Grazie a lei impariamo qualcosa di più della storia non solo di Lucia , ma dei tanti profughi istriani che vivevano vicino a noi e che noi abbiamo ignorato, quindi queste foto hanno anche un valore storico importante , su cui dovremmo riflettere: perchè venivano isolati in questi luoghi?Anche la scelta di far vedere la foto scattata anni fa nelle mani di Lucia vista di schiena coinvolge chi guarda, non è solo quindi un accostamento di due realtà, una attuale e una precedente, ma fa riferimento ad una storia vera, personale su cui vorremmo sapere. Brava !
    Sara Cestari

  14. Il Campo di Fossoli non è un campo di “concentramento” (cosa che sottintende efferatezze, torture ed esecuzioni) ma di PRIGIONIA, come quello della Risiera di San Sabba (Trieste).
    Per 65 anni non si è mai parlato di campi di sterminio in Italia, nè tanto meno di forni crematori. Come mai si affermano queste cose solo oggi quando i testimoni non ci sono più o non sono in grado di parlare?
    I Campi italiani dove le forze armate tedesche tenevano i prigionieri e le persone oggetto di rastrellamenti erano solo luoghi di transito o di detenzione.
    Non si dovrebbe politicizzare anche questo momento della nostra storia, peraltro amarissima. Si deve essere conformi alla realtà dei fatti.

    1. La stessa Fondazione Ex-campo Fossoli utilizza questo termine. Il campo di concentramento (o campo di internamento) è una struttura carceraria per la detenzione di civili e/o militari. I metodi e le finalità di sistematica eliminazione dei prigionieri, attuate sopratutto negli anni intorno alla seconda guerra mondiale, ha fatto sì che nel linguaggio comune campo di concentramento sia spesso assimilato a campo di sterminio.

  15. Se quei tempi tempi erano cosi buoni perche chi a potuto a lasciato il villaggio e sono andati alatra parte del mondo
    tutto questo e tipico che quando un ladro muore tutti dicono ma che grande santo!!!
    le foto mi anno fatto un grande piacere la ringrazio tanto
    saluti dall Australia Giorgio

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