Maurizio Tieghi – 3° conversazione (II° parte)
Ai margini della realtà
Inquadrare concetti, fabbricare visioni
Conversazione n.3, seconda parte:
LA VERITÀ IMPROBABILE DELL’ IMMAGINE OTTICA,
DOPO BLOW UP.
L’influenza di Blow Up sulla fotografia: la ricerca della concettualità fra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta del ‘900 in Italia
Il primo autore è il modenese Franco Vaccari noto con la ri-definizione di Inconscio tecnologico, un libro che ancora oggi molto discusso ed attuale tanto da ritrovare ancora negli scaffali delle librerie.
Il centro Polivalente delle Gallerie d’Arte del comune di Ferrara, in occasione della manifestazione “Omaggio all’Ariosto” gli commissionò a fine degli anni 60 un suo lavoro, l’artista ripercorrendo a piedi un viaggio che l’Ariosto aveva fatto da Modena a Ferrara compose il suo portfolio fotografico in un modo assolutamente originale pe rl’epoca.
Presso ogni paese che incontrava sul suo percorso andava in tabaccheria e comprava una cartolina illustrata del posto, su di questa incollava una delle varie foto a sviluppo istantaneo che poco prima aveva scattato, spedendolainfine tramite posta alla galleria d’arte
Questo il panello contenente le tracce del suo percorso di tipo fotografico e di tipo concettuale:
Il fotografo centese Bruno Vidoni, con i suoi “falsi” reportagedi guerra in parte ispirati proprio alle immagini di Don McCullin,che di “BlowUp” era stato collaboratore, McCullin “Belfast”che divennero un vero e proprio caso come riportato dai giornali di quegli anni.
Nei primi anni settanta ricostruì il conflitto vietnamita e cambogiano fra i corsi d’acqua della pianura padana, l’Irlanda del bloodysunday fra le strade di Cento.
Tuttavia, le performance vidoniane mai furono gratuiti scherzi goliardici, ma solo strumenti efficaci, a volte pure esilaranti, per far riflettere sulla follia della guerra, sulle inattendibilità documentarie dell’immagine nell’epoca della comunicazione di massa, sulle dinamiche comunicative del potere, del sacro e sui meccanismi psicologici della credulità. “Di immagini false-scriveva Vidoni– non ce ne sono e non ce ne sono perché reali lo sono tutte, ma vere forse nessuna”.
Ultimo fotografo da ricordare in questo brevissimo elenco l’istrionico ferrarese Michelangelo Giuliani, non più attivo nella fotografia e recentemente passato agli onori della cronache per altre vicende personali, che ha collaborato anche con una rivista italiana per “soli uomini” molto famosa in quegli anni, “Pay man”, che aveva nella provocazione anche di tipo fotografico, non solo di carattere prettamente erotico, il suo punto di forza.
Tutti con differenti motivazioni e considerazioni contribuirono al dibattito sulla natura del linguaggio fotografico entrando di diritto nella storia della fotografia italiana. Ripercorrere sinteticamente le produzioni di questi “sperimentatori” permetterà ai lettori di scoprire che molte “novità” proposte oggi dal mercato dell’arte contemporanea tali sono in apparenza, e solo per evidente perdita di memoria. Del resto il mercato dell’arte, per espandersi, ha spesso necessità di “dimenticare”, similmente a ciò che accade in molte altre “istituzioni” sociali.
Con la terza lezione il seminario preparatorio al workshop termina la parte teorica, è previsto un quarto incontro in forma di laboratorio. Il laboratorio individua nella storia di alcune immagini di Blow Up e degli anni sessanta gli stimoli per elaborare percorsi concettuali in grado di tradursi in nuove immagini creative. I percorsi concettuali, che utilizzano le tecniche del dialogo intertestuale, vengono configurati in griglie di lavoro che potranno poi essere facilmente trasformate in eventuali azioni di ripresa del workshop.
Ferrara 10/05/2012
Maurizio Tieghi
Ricordo i lavori di Vidoni e Giuliani ed ho gradito molto la loro riscoperta. Come spesso succede la decantazione e la maturazione ha loro giovato, e sono certo che da essi scaturiranno nuove iniziative: noi spettatori siamo in attesa. Cordialmente, Michele
Non posso evitare di sottolineare una coincidenza casuale che oggi assume un senso completamente nuovo e tragico. Il seminario è terminato ai primi di maggio, nell’ultima parte della terza conversazione viene citato il viaggio a piedi fatto da Franco Vaccari, sulle orme del percorso compiuto da Ariosto al tempo degli Estensi, da Modena a Ferrara. Purtroppo molte delle località visitate nel tragitto ed immortalate delle istantanee del poliedrico artista e dalle cartoline illustrate di quei luoghi, sono oggi diventate tristemente note per la distruzione dei terremoti che hanno devastato questa parte d’Italia. Dopo cinquecento anni le rocche e le torri estensi si sono sgretolate in pochi secondi. La nostra gente colpita e stremata oggi avrà sicuramente domani la forza per ricostruire i propri paesi più belli di prima.