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CONFINI_ elaborazione del Concept_14 – LAB Di Cult 144 FIAF

CONFINI MATERIALI E IMMATERIALI – L’attimo che separa la vita dalla morte.

Lavorare per vivere, morire per lavorare

di Giovanni Pappadà ed Emilio Senesi

 

Significato di confine (dall’Enciclopedia Treccani):” in senso geografico: la zona in cui scompaiono le caratteristiche individuanti di una regione e cominciano quelle differenzianti; in senso politico: la linea di divisione tra stati stabilita per convenzione tra governi…….Confini figurati: confine morale tra giusto ed ingiusto, confine come limite delle conoscenza  (limite delle conoscenze scientifiche), infine passaggio da una condizione all’altra, vita/morte”.

Proprio quest’ultima accezione della parola confine è quella che ci colpisce e tanto più improvviso e rapido è il passaggio tanto più è drammatico. Suscita sgomento l’importanza che l’attimo assume nella vita di una persona. Il martellamento dei media che quotidianamente segnalano l’occorrenza di gravi incidenti sul lavoro ci ha fatto scattare il collegamento: l’incidente sul lavoro ben configura l’attimo che causa il passaggio tra vita e morte, tra stato di buona salute ed invalidità grave e permanente.

Attimo comunque non vuol dire fatalità ineluttabile. Concorrono: carenze di misure di sicurezza, carenze di formazione del personale, opacità nella catena dei sub-appalti, fretta, imperizia, età avanzata di lavoratori che continuano a svolgere mansioni che comportano un elevato sforzo fisico e via dicendo. Un solo piccolo esempio tratto da una delle nostre storie. Una notte di gennaio, autostrada A4 nei pressi dello svincolo di Dalmine. Alcuni tecnici e operatori di diverse ditte devono realizzare una deviazione utilizzando i “new jersey” (blocchi di cemento) trasportati nei cassoni di una decina di camion. Devono finire entro le 5 perché a quell’ora riprende il traffico automobilistico. Nessuno ha chiamato il tecnico dell’ENEL per mettere in sicurezza i tralicci dell’alta tensione, nessuno ha provveduto a illuminare la zona, nessuno ha illustrato ai lavoratori come dovevano comportarsi. Fatto sta che l’imperizia di un manovratore della gru, in sub appalto, porti il braccio della gru a toccare i fili dell’alta tensione. Una scarica elettrica, un attimo, un millisecondo e una vita umana termina.

Tra le tante storie di infortunio, abbiamo ricostruito 8 casi. La sfida è consistita nel riuscire a rendere con immagini l’attimo dell’incidente, a volte ricostruendone lo scenario, a volte usando materiale fornitoci dai tecnici preposti al sopralluogo, a volte, infine, utilizzando sia materiale d’archivio che nostri scatti. Ad esempio, abbiamo cercato di rendere la caduta da un ponteggio, la folgorazione da alta tensione, il robot che si rimette improvvisamente in moto.

La statistica ci fornisce dati impressionanti sul numero e frequenza degli incidenti sul lavoro: sono circa 1200 all’anno; in pratica ogni giorno capitano 3-4 incidenti sul lavoro che portano a decessi o invalidità permanente. Il rischio è quello di perdere di vista che dietro ogni numero c’è una persona col suo vissuto precedente all’infortunio. Ogni età, indifferente il livello di istruzione (due erano ingegneri), appunto per la somma di circostanze già dette in precedenza, affetti, amici, passioni hobby.

Abbiamo cercato di restituire l’immagine di quelle persone. Non sempre ciò è stato possibile per ovvi motivi di privacy. In due storie, però, la collaborazione dei familiari ci ha permesso di affrontare questo aspetto, tramite il permesso di utilizzare le immagini dell’album di famiglia per illustrare questo progetto: erano giovani, un brillante futuro davanti, allegri ed entusiasti, non ci sono più. Resta il ricordo, spesso straziante.

Le conseguenze dell’infortunio non si esauriscono purtroppo negli attimi in cui l’incidente si verifica.  Come rappresentare il “dopo”: la disperazione di una giovane moglie, il dolore degli orfani, di due genitori, la vita da grande invalido. Al momento le nostre storie non trattano questo aspetto, sia perché il progetto era partito con l’idea di rivelare le persone che ci sono dietro ai numeri tragici degli infortuni sul lavoro, sia perché è indubbiamente difficile da affrontare per altrettanto ovvi problemi di privacy, tuttavia abbiamo intenzione di approfondire questo aspetto che potrebbe essere argomento di un progetto futuro.

 

Giovanni Pappadà ed Emilio Senesi
Circolo Fotografico Milanese

 

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