Neorealismo – 1° parte, di Fausto Raschiatore
NEOREALISMO
La nuova immagine in Italia 1932-1960 – 1° parte, di Fausto Raschiatore
Fino al prossimo 27 gennaio è visitabile presso il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona la mostra “NeoRealismo. La nuova immagine in Italia 1932-1960”, curata da Enrica Viganò, già proposta nel 2006 a Milano e successivamente in altre sedi. La rassegna, inaugurata lo scorso 28 settembre, analizza il rapporto della fotografia con il linguaggio neorealista e stimola, al contempo, ad andare oltre.
Tenta di esplorare, in effetti, l’espressività neorealista della fotografia e metterla a confronto con quella delle altre arti nelle quali la valenza neorealista da tempo è definita, acquisita e codificata. Si pensi al cinema e alla letteratura. E’, quindi, una mostra che propone di ampliare, per i contenuti e l’impaginazione che la connotano, la riflessione sul Neorealismo, per cui ci si domanda se ha senso un approfondimento culturale che esplori il territorio d’indagine per dare al Neorealismo stesso una nuova lettura secondo la quale le radici del “Fenomeno culturale” sono da ricercarsi già nel periodo fascista. Scrive nella prefazione al catalogo, Enrica Viganò, “Forse è proprio l’entusiasmo nel costruire una nuova immagine dell’Italia, attraverso le storie che non hanno fatto storia, ma hanno tessuto la vera trama di quello che siamo oggi, il motore primo di tutto il progetto. Il volume e la mostra cercano di dare una lettura coerente e articolata del periodo che va dal 1932 al 1960, dando visibilità a materiali di varia natura mai raccolti in uno stesso contesto”.
Dall’evento scaligero, infatti, viene “proposto” di collocare il Neorealismo tra il 1932 e il 1960. Un’esplorazione di studio e di ricerca decisamente stimolante di una delle stagioni più interessanti del Novecento italiano, ma anche un’importante chiave di lettura per entrare “dentro” al tema-guida, che dà alla mostra una particolare significatività culturale e la pone come strumento e veicolo per leggere e dare, eventualmente, dimensioni nuove al Neorealismo in rapporto, ovviamente, alla fotografia stessa. Il progetto intende dare visibilità a materiali di varia natura raccolti in uno stesso contesto. Da qui la proposta di una rimodulazione del rapporto della fotografia con il linguaggio neorealista. Una ricerca e una proposta che non convincono immediatamente, ma che hanno il merito di porre il problema. Una proposta non nuovissima, ma comunque estremamente stimolante. Una traccia da indagare ma senza lasciarsi prendere da facili ottimismi, né condizionare da particolari premesse teoriche. Un allestimento espositivo di alto livello, quindi, proposto in un contesto bellissimo e intrigante, come l’area archeologica veronese degli Scavi Scaligeri.
Una proposta culturale costruita sul tema del Neorealismo con un approccio scientifico e con al centro la Fotografia. Un vero e proprio progetto d’indagine e di studio su uno dei più stimolanti fenomeni culturali del nostro Novecento. Non c’è una definizione di Neorealismo. E neanche potrebbe esserci, forse, tenuto conto dell’elasticità del concetto, visto che esso assume dimensioni, connotazioni e valenze diverse, se il riferimento è al cinema, alla letteratura e alla fotografia. Non va sottovalutato che riguardo al cinema e alla letteratura la valenza neorealista da tempo ha una sua dimensione linguistico-espressiva che, invece, è di altra dimensione quanto la si osserva con riferimento alla fotografia. Tra le tante definizioni conosciute, quella che è considerata la più efficace, che meglio esprime il concetto ed è quindi la più accredita è quella di Italo Calvino, pubblicata nella prefazione del libro “Il sentiero dei nidi di ragno” (Einaudi, 1964). “Il Neorealismo non è stata una scuola, ma piuttosto un insieme di voci, una scoperta delle diverse Italie fino ad allora inedite. Senza la diversità di quelle Italie, sconosciute le une alle altre, non sarebbe esistito il Neorealismo”.
Accompagna la mostra, cui partecipano sessantasei fotografi e l’Istituto Luce, un catalogo di 352 pagine con 218 fotografie stampate in bicromia (Admira Edizioni, Milano. Prezzo 85 €. Formato cm 24 x 29. Anno 2006), ricco di riflessioni e contributi di ottimo taglio culturale. Alla prefazione di Enrica Viganò, in cui sono sintetizzati i motivi ispiratori del progetto, seguono tre riflessioni, tutte interessanti, di Giuseppe Pinna (Italia, Realismo, Neorealismo: la comunicazione visuale nella nuova società multimediale), di Gian Piero Brunetta (Il lungo viaggio del cinema neorealista) e di Bruno Falcetto (Neorealismi scritti). A seguire l’apparato di fotografie in bianco e nero, ben stampate e impaginate con equilibrio secondo un progetto strutturato, divise in cinque comparti: 1) – Realismo in epoca fascista; 2) – Miseria e ricostruzione; 3) – Indagine sul territorio; 4) – Fotogiornalismo e rotocalchi; 5) – I circoli: tra arte e documento. Completano l’opera, il Lexicon curato da Enrico Manfredini (Fotografi. Operatori del fotogiornalismo. Critici e saggisti di fotografia. Periodici. Riviste specializzate. Circoli fotografici. Mostre. Fotolibri) e un’ampia pagina di “Cronologia comparata” redatta da Fabio Amodeo. Ricca la nota bibliografica, divisa anch’essa in comparti strutturati. Un catalogo articolato e copioso di contenuti che dà del Neorealismo un quadro ben argomentato corredato di dati e notizie sufficientemente dettagliato. “La più ampia raccolta di fotografie del periodo del NeoRealismo completata da ricchi apparati e testi raccolti di approfondimento – chiude la quarta di copertina. La fotografia a confronto con il cinema, la letteratura, i mezzi d’informazione e la storia d’Italia”.
Sono grato a Fausto Raschiatore per questa sua approfondita pubblicazione che, attraverso la mostra attualmente ancora aperta agli “Scavi Scaligeri” di Verona, ci permette di ritornare con la mente all’epoca del Neorealismo, una stagione artistica tutta italiana che ha prodotto opere straordinarie in tutti i linguaggi artistici; in particolare: letteratura, cinema, pittura, fotografia.
La FIAF ha studiato profondamente il fenomeno neorealista pubblicando una importante monografia e un’imponente mostra (ancora disponibili), oltre agli approfondimenti condotti nelle storie specifiche degli “Autori dell’anno FIAF” come Piergiorgio Branzi, Mario Cattaneo, Rinaldo Della Vite, Alfredo Camisa, Feruccio Ferroni e nei Grandi Autori come Nino Migliori e Gianni Berengo Gardin. Conoscere personalmente questi protagonisti, entrare a contatto con la loro energia creatrice ha consolidato in me valori umani, sociali e spirituali che sono, in particolare oggi, in questa difficile congiuntura economica e politica, un prezioso faro per non perdere la direzione giusta nel sentire, pensare e fare il mio piccolo ruolo nella realtà.
Grazie mille per la segnalazione della mostra e per le interessanti spiegazioni!
Colgo l’occasione per ringraziare e augurare un BUON ANNO ricco di Luce a tutti quanti lavorano con così tanto entusiasmo (e fatica) per Agorà e naturalmente anche ai lettori del blog!
Jeannette
Ho apprezzato molto i testi e sopratutto i riferimenti ai contributi della gente FIAF come autori, saggisti ed editori di cose varie sull’argomento.
Ogni volta Fausto Raschiatore sa darci stimoli e importanti punti di appoggio per aiutare la nostra riflessione e spingere il nostro desiderio di approfondimento.
Spero di poter essere tra coloro che riusciranno ad andare, anche perchè lo spazio degli Scavi Scaligeri è una cornice ideale per accrescere ciò che già molto vale.
L’ Italia che ci hanno descritto i maestri del “neorealismo” con le sue “storie non storie”, come dice nella sua presentazione Enrica Viganò può e deve essere un riferimento per farci scoprire antichi valori, da tenere in gran conto e che, come sottolinea Silvano Bicocchi ci sapranno molto aiutare nella vita e quindi nel nostro procedere con la passione fotografica.
Orietta Bay
Sono sicurissima che sarà una mostra molto importante e significativa. Il neorealismo nel cinema, non solo come momento documentaristico, ma una vera e propria storia narratrice della nostra vita quotidiana .Un modo diverso dove la fotografia si investe di nuovo linguaggio, se ricordiamo i tagli, le inquadrature, i primi piani, come dire; fotografare per raccontare. Bellissima proposta
Andro’ sicuramente a vederla. Grazie per l’ articolo.
Paolo Degiampietro
… ottimo articolo, qualificato e professionale,
peccato abiti lontano , sarei andato volentieri a visitare la mostra
Angelo Zzaven
Sembrerebbe che il “Neorealismo” in Italia sia un filone che interessa, ancora, molte persone. Dopo la mostra (bellissima) del 2012 intitolata: “Echi neorealisti nella fotografia italiana del dopoguerra” con le 63 immagini tratte dall’Archivio Storico del C.F. La Gondola dove si sono potute ammirare fotografie che hanno fatto rivivere (per chi l’ha vissuta direttamente) o scoprire alle generazioni seguenti, la vicenda umana di una storia/non storia minore, quella della gente “comune”, quella di un’umanità semplice ricca, magari, di contraddizioni ma dove s’intravvedeva un futuro di speranza che, forse, a noi oggi manca. Bene ha fatto, quindi, Fausto Raschiatore ad evidenziare anche la mostra di Verona, prossima alla sua conclusione, per “l’esplorazione di una delle stagioni più interessanti del Novecento italiano”, una rassegna che ripropone, ancora una volta, quello che alcuni critici dell’epoca battezzarono come il “trionfo del realismo”, atteggiamento questo piuttosto diffuso nei settori della nostra cultura, di quel periodo, anche di sinistra.
Neorealismo cinema letteratura, tutto attaccato, è inscindibile. Consolidato. Un po’ meno la ricerca, e fotografica, che parte dal 1932 a due anni dal consolidamento del fascismo, quale “modus vivendi” italiota. Di un disegno mondiale finanziato dai soliti “club” o gli stessi dell’attuale Spread. E questo è meno ovvio e del tutto nuovo della classica storiografia del Ventennio. La barzelletta propalata sino al giorno prima. S’intende che certo “antifascismo” a distanza non regge il moccolo. E qui non c’entra revisionismo o non revisionismo. La Costituzione è lì e chi l’ha pagata con il sangue non si mette minimamente in discussione.
Se è fatto base millenovecentotrentadue, significa che la percezione del “fenomeno” era allo stato “latente” una lunga incubazione di cui niente si sa dai classici testi di Storia. Ed è un bene. Ma si è nel Ventennio.
Detto questo la riproposizione di un momento italiota, non è che la puntualizzazione di Calvino sia molto efficace come a derubricare la faccenda, pare puntuale anche perché se una “scuola” dura secondo la ricostruzione storica trent’anni, più di una squola, scritto così, di nuovo pare di ripenti incalliti. E’ giuoco tipicamente italiota quello l’auto sputtanamento.
Certo non è, immagino, la riproposizione in mostra del Neorealismo e qui ben detto fotografico – manco i fotografi fossero scrittori di luce di serie infima, altro vezzo italiota meno sostenibile in virtù della prossima Mostra in quel di Milano e delle foto in vendita che quanto c’è la grana tutto passa in second’ordine – un fatto d’Amarcord di felliniana memoria, ben vengano fatti così se ne guadagna in salute mentale, per quelli che in un modo o nell’altro c’erano e i giovani tra smartphone e console. Malgré leur.
Ps. Un altro Pinna non quel Franco Pinna&DeMartino a volte l’omonimia fa come un giuoco di specchi.