I falsi fotografici – di Olga Micol
I falsi fotografici
di Olga Micol
Disquisizioni sulla fotografia e la sua manipolazione che inizia dalla camera oscura (1836) fino ai giorni nostri con Photoshop.
Il 27 gennaio 2013 ha chiuso un’importante mostra al Metropolitan di New York : ”Faking It, Manipulated photograpy before Photoshop” (la finizione della fotografia prima dell’avvento di Photoshop).
La voglia di modificare le immagini della fotocamera è vecchia quanto la fotografia stessa, solo i metodi sono cambiati. Quasi ogni tipo di manipolazione che oggi associamo alla fotografia digitale ha fatto parte anche della fotografia tradizionale: lisciare rughe, dimagrire il girovita, aggiungere persone a una scena (o la rimozione di loro) e anche fabbricare eventi mai accaduti.
Questa mostra con 200 immagini, ha ripercorso la storia della fotografia manipolata dal 1840 fino al 1990, quando il computer ha sostituito le tecniche manuali.
Le fotografie partendo dal negativo, sono state modificate con la raschiatura e con vari ritocchi ; in ogni caso, l’immagine finale è risultata molto diversa da quella che si è posta davanti alla macchina da presa in un primo momento.
Una divertente e acuta digressione sui temi del vero e del falso nella fotografia nata sulla scia delle accese discussioni intorno al digitale e alla sua estrema manipolazione.
La fotografia ha sempre “mentito”, non può fare altro, perché il processo di trasposizione della realtà in un’immagine bidimensionale glielo ha imposto, perché la sua fabbricazione ha sempre richiesto una lunga catena di scelte, ognuna delle quali ne ha modificato la trama e il senso. L’era di Photoshop ha solo messo alla portata di tutti e ha reso evidente, quello che la fotografia ha sempre saputo fare: deformare la realtà consapevolmente o involontariamente.
Fantasmi, inserimenti vari, tutto si poteva fare anche con qualche semplice negativo, bastava saperlo fare.
Fin dalla sua nascita (7 gennaio 1836) il mito della fotografia è sempre stato proprio la “verità”. Un mito questo che tutti hanno sempre cercato di sfruttare a proprio favore, per fornire un buon tornaconto.
Anche la famosa foto del miliziano che cade di Robert Capa, dubbi ce ne sono stati e ce ne saranno, ma resta sempre una foto spettacolare da qualunque parte la vedi.
La rivista “Lectures pour tous” e successivamente pubblicata sul mensile del Corriere della Sera “La lettura” del 1902 e parla l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900:
“All’Esposizione universale di Parigi, uno dei principali fotografi offrì ai membri della giuria la riproduzione di un celebre quadro di Rembrand, dove a tutte le teste dei personaggi erano state sostituite quelle dei singoli giurati.
E continua: “Uno dei metodi per ottenere false fotografie consiste nel sovrapporre due prove che non hanno niente da vedere l’una con l’altra. Volendo mettere, per esempio, sul corpo di una persona la testa di un’altra, si fanno le due fotografie, nelle stesse proporzioni e sotto la stessa luce, delle due persone; poi si ritaglia la testa che si vuol sostituire alla vera, e si incolla sulla vera, badando a nascondere il meglio possibile la linea d’attacco: se si tratta d’una donna, un colletto o un mastro sarà perciò di grande aiuto: trattandosi d’un uomo, serve moltissimo la barba. Eseguite queste operazioni, si rifotografa la prova così ottenuta, riducendola di metà per rendere meno visibili le imperfezioni dell’incollamento, e si ottiene una negativa finale, da cui si possono ricavare tutte le copie che si vogliono.”
E scrive ancora: “Buona parte delle pretese fotografiche spiritiche sono dovute alla frode. Un fotografo americano, per il prezzo di dieci dollari, evocava gli spiriti dei morti e degli assenti. La persona interessata era ricevuta dalla moglie dell’imbroglione la quale, mentre il marito fingeva d’attendere ai preparativi dell’operazione, faceva abilmente parlare il cliente intorno all’età, al sesso, ecc., della persona da evocare. Poi in gabinetto si apriva, e l‘operatore invitava il cliente a sedersi dinnanzi all’obiettivo, raccomandandogli di pensare, con tutta la sua energia della volontà, allo spirito del morto o dell’assente.”
Qui non ci sono pezzi ritagliati e appiccicati: vi è la libera impressione d’una negativa sopra un’altra. Con lo stesso procedimento si ottiene la donna che appare in cielo, sul mare: la figura dell’apparizione è stata fotografata sopra un fondo di cielo e riportata poi sopra una negativa rappresentante il mare con uno sfondo celeste: la parte inferiore della veste è stata sfumata perché sembri svanire nell’atmosfera”.
“La trasparenza spettrale si ottiene, in fotografia, con un mezzo semplicissimo: la doppia posa. Mettete un personaggio qualunque sopra uno sfondo purchessia: fate una rapidissima posa e pi otturate l’obbiettivo senza nessuno dinnanzi, e fate una seconda posa dello sfondo. Troverete, sviluppando la negativa, un corpo trasparente, attraverso al quale lo sfondo spiccherà in tutti i suoi particolari.”
A questa lunga disquisizione sul tema, voi penserete, che già molto si sappia, poiché sono state dedicate tavole rotonde, articoli libri ed ora anche una mostra con relativo catalogo a New York, ma lo scontro tra il “fotografo” tradizionale da camera oscura e quello ormai dedito al computer sta sempre infiammando gli animi.
E allora cosa bisogna fare? Forse si può rileggere la frase scritta nel 1902 dalle “Lectures pour tous”
“… Sicchè bisogna stare sull’avviso e non dimenticar mai che una fotografia, per quanto ben riuscita, non prova nulla rispetto alla realtà del soggetto di essa, se non fu a sua volta controllata nella sua autenticità…”.
Comunque sta nell’etica e nella professionalità del singolo fotografo ad aiutarci a leggere la fotografia come veramente è stata fatta, segnalandoci le eventuali trasformazioni.
Olga Micol
Olga Micol è un altro bell’esempio di percorso entusiasta in Agorà Di Cult che ha iniziato con le mostre, ma ci stupirà anche con le sue fotografie. Complimenti Olga!
Articolo molto interessante. Può servire magnificamente a rispondere ai denigratori della foto digitale (che si spera ormai siano diminuiti molto)
Andrea Vago
Olga Micol mi ha sganciato dalla routine fotografica e mi ha proposto e riproposto sistemi nuovi.
Che sotto il sole non ci sia nulla di nuovo, questo si sa ed è un fatto assodato, ma nella nostra mente, quando si accende una luce, quando si aprono nuovi orizzonti, sembra che il mondo, la vita, la natura, insomma tutto viva una nuova vita.
Questo è il segno dell’arte che lascia in ciascuno di noi il solco del suo passaggio.
Questo mi ha lasciato Olga Micol. Grazie. Paolo A.
Cosa sarebbe successo con la vittoria degli iconoclasti? Un mondo completamente altro e diverso dall’attuale: inimmaginabile. Appunto.
E del perché è andata diversamente lo si deve a “Babilonia” per chi capisce i messaggi in codice. Altro non si dice, e d’altronde a buon intenditor…
Falso manipolazione? Ma se è l’essenza l’anima della fotografia (poi film televisione e in ritorno la rete) che è così. Nel linguaggio, italiano poi, si dice bellamente: “la fotografia della realtà”. Sia della “quotidianità” sia della “krisis” economico e finanziaria.
Un altro caposaldo caduto, casomai le giovani leve credano ancora in Babbo Natale, non meno che per quei adulti spacciatori a telecomando della cosa. Odiosi e molto più pericolosi di quelli.
Un plauso a chi ha svellato un altro “dogma” o teorema che è lo stesso però cucinato in salsa laica. Falsificazione è potere.
Ps. La donna gatto è sin troppo smaccatamente luciferina, non è neanche necessario adornale la fronte di “corne” si comprende molto bene dove voglia, ecco appunto, andare a parare. L’epoca non lo consentiva ancora, ma il pelo pubico al cambio odierno che spopola sulla rete, è la manipolazione esatta di quello che propone. Arma di distrazione di massa. Immagine fotogra fica, proprio così.
Ringrazio voi tutti per l’entusiasmo al mio articolo, in particolare dalle parole del Direttore. Grazie!
Volevo però aggiungere, io che sono una patita del photoshop (ho iniziato prima del 2000 con il photoshop n. 4), bisogna sempre seguire un’etica professionale: se si rielabora sfalsando la verità della foto, bisogna sempre dirlo: aggiungendo la frase “rielaborazione digitale”.
Michele Smargiassi ha edito il libro “Un’autentica bugia – La fotografia, il vero, il falso ” – Editrice Contrasto – in cui il tema è ampiamente trattato.
Ma il pregiudizio che la fotografia congeli il reale nasce dalle sue origini, dalla pubblicità che Daguerre fece del suo nuovo mezzo espressivo, quale fedele rappresentazione del reale, in contrapposizione alla pittura.
Penso che nessuna pubblicità abbia avuto un effetto duraturo come quella di Daguerre: siamo ancora a trattare di fotografia del reale in contrapposizione al falso del digitale ed al significato stesso di arte.
Si effettivamente Michele Smargiassi che ha scritto il libro “Un’autentica bugia – La fotografia, il vero, il falso ” – Editrice Contrasto – in cui il tema è ampiamente trattato, sarà ospite mercoledì 27 marzo al Circolo Fotografico Fincantieri di Trieste e sarò felice di conoscerlo.
E’ stato un problema di sempre… solamente che si “accettava” perchè c’era più manualità per arrivare al prodotto finale. Oggi è “più facile” (devi avere delle conoscenze di fotoritocco) e quindi ci scandalizziamo e ci appelliamo alla fatidica frase “ma è stata manipolata”… dimenticandoci del passato. Credo che l’autore deve avere la libertà di “creare”, qualora questo lo gratifichi, e la libertà a chi guarda la foto di “criticare/commentare”. Complimenti ad Olga per aver riproposto/ricordato il problema.
Quella che conta, in un fotoritocco, è la creatività; perché usare le stesse tecniche senza creatività e come scattare le stesse foto viste e riviste in giro; che quindi tutti conoscono.
E più la tecnica è complessa più è facile fare porcherie senza costrutto.
Un fotografo come Misha Gordin, che presenterò prossimamente su Agorà, è capace di ottenere, con operazioni analogiche complesse, talvolta equivalenti alla sovrapposizione di più di 100 livelli di Photoshop, risultati stupefacenti sia dal punto di vista tecnico che dei significati.
Il concetto di ‘falso’, ben delineato dal diritto penale vigente, è più evanescente se rapportato alle arti figurative.
Dobbiamo considerare falsa la pittura di Giotto, per la sua sostanziale mancanza di prospettiva? Dobbiamo considerare falsa la ‘Pietà’ di Michelangelo? Per aver strutturato il corpo della Madonna in forma asimmetrica, con le gambe più grandi del resto del corpo, allo scopo di poter sorreggere il peso marmoreo della figura di Cristo. Coprendo tutto,poi magistralmente, con vesti sovrabbondanti rispetto a quanto necessario. E che dire del volto poco più che ventenne di Maria; usando probabilmente quale modella una coetanea atteso che Michelangelo completò la ‘Pietà’ all’età di ventiquattro anni. Dobbiamo considerare falso un romanzo che non sia tratto da una storia vera? Dobbiamo considerare falsa una partitura musicale che, oltre ai suoni, comprenda anche i silenzi delle pause? I tempi sono maturi affinché la nostra attenzione si concentri sul momento narrativo. A quel punto sarà indifferente sapere se il racconto è stato scritto al computer oppure con una penna d’oca.
“Tutto ciò è solo il mio pensiero,il mio modo di fare”.
Sempre è l’uomo che può-deve scegliere cosa,come fare….. Se esprimiamo un concetto artistico,possiamo esprimerci in piena libertà e fantasia,sfruttando la nostra creatività. Se invece documentiamo un incidente,una relazione scientifica,un fatto realmente accaduto,allora NON possiamo falsificare la realtà.. NON possiamo aggiungere o togliere nulla. Dobbiamo semplicemente documentare. Chi consapevolmente, in nome della libertà intellettuale non segue queste due semplici regole è da considerare un imbroglione. Infatti è già successo che un fotografo del N. G. per aver ritoccato una foto,ed averla presentata come autentica, sia stato licenziato. Ciò dimostra che tutti noi abbiamo il libero arbitrio,stà alla nostra integrità decidere come esprimerci. Secondo mè non è la fotografia che è bugiarda… è il fotografo che esprime il suo modo di essere…bugiardo.
Scrive correttamente Olga,quando realizziamo foto artistiche bisogna scrivere sotto “foto artistica”, il lettore capirà che si tratta di una nostra interpretazione della realtà.Con amicizia.