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Shopping – di Paolo Zannini

Shopping
di Paolo Zannini

In una delle vie più belle di Genova alcune persone chiedono l’elemosina, ma  sembrano invisibili agli uomini e alle donne che passano loro vicino.

Accanto a loro le vetrine scintillanti colme di beni di lusso e la pubblicità  propongono modelli di vita irraggiungibili.

Tutto contrasta in modo  netto con quelle presenze invisibili sulla strada.

Con questo lavoro ho voluto ridare visibilità a queste persone, rendere tangibile un problema cercando una riflessione sul nostro stile di vita.

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7 commenti

  1. “Shopping” di Paolo Zannini è un’opera di narrativa tematica che formula un messaggio morale, coniugando con lucidità una visione soggettiva della realtà metropolitana genovese. E’ un portfolio che ho apprezzato alcuni anni fa al “Portfolio al mare” di Sestri Levante. Ancora una volta la fotografia amatoriale ha annunciato con anticipo di anni, come fece Fabio Domenicali con “Delocalizzazione”, l’emergenza sociale dei nostri giorni. Anche ieri e oggi al 3°PhotoHappening di Sestri Levante ho potuto apprezzare la grande consapevolezza e progettualità che Zannini ha nell’interpretare la realtà. Di “Shopping” apprezzo la sensibilità umana nell’essere a suo modo solidale con chi si trova ad affrontare problemi economici e il modo diretto, con un significante uso del colore, col quale evidenzia l’idea centrale della sua opera: il rapporto tra la nuova povertà e i miti del consumismo.

  2. L’emergenza sociale è sotto i nostri occhi ogni giorno ed il lavoro di Zannini sottolinea questa tematica creando un contrasto tra due vite parallele, che non si incontrano. Nella progettualità e quindi nell’attuazione avrei preferito una commistione più intensa di queste due vite con meno tele e più grandangolo, per avere una vsione più estesa di questa contraddizione ed essere più vicino al problema.

  3. C’è uno scarto quantico senso e linguaggio. Le immagini coloratissime, colonna sinistra dell’impaginato che qui si dà agli occhi, ai limiti della saturazione e molto televisive à la page o cambio odierno, quindi, sono “faccia a vista”. Insomma, frontali.
    Viceversa le immagini di scena, colonna destra, di sceneggiata quotidiana a controcanto a quelle sono in campo lungo o figura intera ma ripreso di spalle.
    Come dire quasi che l’autore si vergogni, di apparire fotografare e raccontare. Narrare no, appunto è altra cosa. Eccezion fatta, se così è possibile, per l’immagine silhouette in ultima che contrasta lo sfondone di bella donna (con cenni di ali).
    Siché “se una fotografia non è venuta bene – soleva ripetere, il mitico Bob Capa – è perché non ci si è avvicinati abbastanza”. Quale nesso&senso?

  4. ad essere sinceri queste realtà, esistono da sempre. Forse la situazione in cui viviamo attualmente, la evidenzia ancora di più. Comunque questo lavoro, esprime la denuncia di questo divario di classi sociali; senza che nessuno delle persone che contano, facciano qualche cosa di concreto.
    Il lavoro lo trovo bene architettato ma sopratutto Zannini, è riuscito a dare la giusta dignità alle persone.

  5. In queste foto c’è il contrasto tra il grande circo dello sfarzo e delle illusioni, riservati ai pochi ricchi, e la dignitosa povertà di chi cerca di sopravvivere in mille modi.
    Complimenti all’autore
    L’argomento ora è importante perché riguarda noi.
    Ma, parlando dal punto di vista morale, per chi volesse avere una minima parvenza della vera sofferenza umana, consiglio le opere di Sebastiano Salgado che raccontano l’esistenza dei derelitti, dei diseredati senza speranza, senza passato, senza presente e senza futuro.

  6. Lo shopping quotidiano con mille figure, i colori dei manifesti accattivanti, gente che arriva o parte e la preghiera di chi in ginocchio assiste e partecipa mettendo in vendita la propria anima.
    Ben realizzato, complimenti
    Lugo

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