Chiara Fersini – di Giancarla Lorenzini
Chiara Fersini – di Giancarla Lorenzini
“Cos’è per lei la fotografia? Un’avventura continua, una necessità di esprimere”.
Secondo molti studiosi, la fotografia è un segno-indice (gli altri segni sono l’icona e il simbolo) poiché mantiene sempre con la realtà un rapporto diretto; in altre parole, è una traccia della realtà, come l’alone che un recipiente pieno di liquido lascia sul tavolo dove è appoggiato.
(Antonino Tutolo – 16 maggio 2011 Blog Fotoit)
La fotografia non è mai “l’impronta, lo specchio della realtà”.
Ogni sistema fotografico riproduce in un certo modo il reale de-formandolo. Ma poi che cosa è la realtà? Noi stessi, la nostra percezione, la nostra cultura ci fa vedere il mondo in un certo modo. La realtà è sempre soggettiva. Dato per scontato che la fotografia non è mai la riproduzione fedele di ciò che è davanti all’obiettivo, il fotografo è legittimato ad intervenire nel processo fotografico, ad ogni livello, per riprodurre nell’immagine ciò che ha visto, nel modo in cui lo ha visto e sentito. Diversamente siamo nella fotografia documentaria (che ha tutta la sua dignità).
(Enrico Maddalena- 18 maggio 2011 Blog Fotoit)
C’è un acceso dibattito sulla fotografia “pura” e su quella “manipolata”. Ma è inevitabile che il cambiamento culturale e di stile di vita determino un mutamento anche sul modo di concepire l’arte in genere e quindi,nello specifico, sul modo di intendere la Fotografia.
Girovagando in internet mi sono imbattuta nelle immagini di Chiara Fersini (conosciuta anche come Himitsuhana) e la pongo alla vostra attenzione per discutere ancora sull’argomento: “che cosa è oggi la fotografia?”.
Chiara, nata a Lecce nel 1986, nell’era digitale (quindi in una realtà in cui si sente a suo agio) è una fan dell’evoluzione.
L’amore per l’arte si delinea in lei già dalla tenera età, anni in cui la madre le insegna a vedere oltre la realtà e la incoraggia a cimentarsi con le arti visive. Da allora questa passione è andata sempre crescendo.
Il colpo di fulmine con la fotografia avviene in Giappone nel 2007 durante un viaggio-studio; da quel momento capisce che non può più fare a meno della fotografia. Più va avanti più si rende
conto che la fotografia è il modo migliore per dimostrare l’intricato mondo che sente dentro di sé.
La fotografia è per Chiara ciò che connette la realtà alla fantasia.
Inizia la sua ricerca indagando il rapporto interno tra fotografia e pittura, e ispirandosi ai pittori preraffaelliti e lo stile liberty. La maggior parte dei suoi lavori sono autoritratti.
Le sue foto, rielaborate con l’utilizzo di Photoshop, hanno guadagnato apprezzamenti da parte di pubblico e critica, come dimostrano i tanti premi ricevuti. La giovane artista casaranese vanta grandi estimatori negli Stati Uniti, in Canada, in Francia, Olanda e nei Paesi Scandinavi. Le sue foto, dai toni evidentemente fantasy e surrealisti sono state più volte selezionate dai siti Vogue Italia e fashion Capital; un’ampia intervista è apparsa di recente sulla rivista “multimedia PC PHOTO” .
La post-produzione è un momento essenziale del suo processo creativo, in quanto le permette di sviluppare la realtà che non si vede ma che esiste nella sua mente. Considera la fotografia e la post-produzione parti integranti di una stessa forma espressiva.
Quindi lei non si sente una fotografa nel vero senso del termine, sia perché da autodidatta usa la macchina fotografica per istinto e non le interessa la parte tecnica della fotografia, sia perché per lei una foto è solo un punto di partenza. Non le interessa rappresentare né documentare la realtà; cerca piuttosto di esprimere attraverso se stessa le sfaccettature dell’animo umano.
Sono molto grato a Giancarla Lorenzini per aver presentato Chiara Fersini su Agorà Di Cult perché è un’autrice davvero improbabile. Improbabile perchè supera culturalmente ogni livello di opera da me conosciuto di autrici di questa giovane generazione italiana. Impressiona la sua capacità espressiva, la perfezione dell’immagine sotto tutti i profili, la forza misteriosa dei messaggi. Il suo è un linguaggio allegorico e metaforico di grande fascino per l’equilibrio instabile col quale rappresenta i propri personaggi che ci appaiono sempre sospesi tra la fragilità dell’essere e la sua estrema determinazione di compiersi nel proprio destino.
Il suo è un mondo immaginario che si alimenta nella mitologia classsica ma esprime sentimenti giovanili strettamente contemporanei.
Questa è fotografia iconica e la perfezione dell’icona fotografica è indispensabile per tradurre in un efficace segno mentale il sentito dell’autrice.
Siamo di fronte allo stesso processo creativo della pittura e davanti a queste opere non è più sufficiente una cultura fotografica ma occorre addentrarsi nell’antica arte pittorica e nella storia dell’arte.
Raffinata e sofisticata nella concezione e nella tecnica espressiva. Arte pura
Una rappresentazione della “donna” soggetto primario della bellezza, del sogno e del desiderio in una scenografia curatissima. Un lavoro apprezzabile e da apprezzare per ciascuna composizione singola e poi collettiva delle immagini. Complimenti a Chiara Fersini e grazie a Giancarla Lorenzini che la ha introdotta alla nostra voglia di conoscere un altro punto di vista nel viaggio verso una perfezione d’immagine controcorrente..
Lugo
cosa dire di queste straordinarie fotografie curatissime nella scenografia e nella ideazione , una coerenza di stile e perfezione esecutiva davvero una grande artista dell’immagine complimenti all’autrice
Grandi idee e un grande lavoro di composizione, cura del particolare; accattivante la scelta dei colori, sembrano rappresentazioni ritrovate all’interno di un vecchio libro.
Per gusto personale non amo la fotografia che più o meno si accosta alla pittura, ma che grandi idee e che forza espressiva oltre il reale. Mamma mia … complimenti.
Grazie a Giancarla Lorenzini per averci fatto conoscere questa giovane artista che si inserisce nel solco (da me prediletto) dei fotografi surrealisti ed onirici. Effettivamente la modalità realizzativa, la tecnica e la creatività di Chiara Fersini sono impressionanti e i rimandi pittorici sono evidenti ( se posso dire forse fin troppo evidenti)ma è indubbio che ci troviamo di fronte ad un talento straordinario.
Mi colpisce in queste immagini la fase progettuale: concepire un’idea, da elaborare poi fotograficamente per trasmettere il proprio pensiero è proprio dei creativi.
I mezzi sono a nostra disposizione e con adeguata applicazione possiamo ottenere il risultato desiderato, ma trovare il giusto equilibrio per “assemblare” i diversi componenti e porli nella giusta luce non è da tutti.
Mi pare di leggere in tutte queste tavole anche un messaggio di base, un’indagine (forse inconsci…), volti a richiamare la nostra attenzione sull’“essere” e sull’“apparire”, due atteggiamenti contrastanti ma a volte coesistenti, che caratterizzano i nostri rapporti.
Nonostante questa possibile chiave di lettura, le fotografie rimangono molto “aperte” alla nostra personale interpretazione e con la loro pulizia formale (a volte quasi “asettica”) potrebbero trovare un’adeguata applicazione e completamento nelle più disparate campagne di comunicazione.