Nomen omen, il destino nel nome – di Alessandra Cicalini
Nomen omen, il destino nel nome – di Alessandra Cicalini
Da Minime Storie a Che gatti, il viaggio di Alessandra Cicalini tra foto e parole continua…
Quando si dà un nome a qualcuno, bisogna avere bene in mente il detto latino.
Venire al mondo non è una scelta, ma come ci chiamiamo, sì.
Il nome che scegliamo per una bambina o un bambino è cioè una grande responsabilità. Lo stesso discorso vale per il nostro animale. Cane o gatto. O qualunque creatura abbiate deciso di adottare. Qualunque ne sia il nome, influenzerà il loro destino.
Io per esempio mi chiamo Alessandra, dal greco colei che conduce/protegge gli uomini (e le donne, aggiungo). Verso che cosa e per quale scopo? Sulla strada della conoscenza, spero.
Di che cosa? Qualcosa di positivo, spero ancora. Con quali mezzi?
Faccio un piccolo passo indietro. Già da bambina amavo le parole, che vergavo malamente nei miei diari e nei primi abbozzi di racconto.
A volte usavo anche il disegno, sempre con lo stesso obiettivo: narrare storie. Adoravo i fumetti e li adoro ancora, anche se ho avuto la saggia idea di limitarmi a leggerli, non avendo alcun talento per il disegno.
Un’alternativa praticabile era la fotografia, che frequento ormai da molti anni. Le parole ci fanno viaggiare lontano, le immagini pure e forse anche di più. Unirle non è semplice, perché le prime rischiano di soffocare le seconde, e viceversa.
L’ho capito ancora di più quando ho lavorato a Minime Storie, il primo progetto in cui ho cercato di farle dialogare insieme, usando l’escamotage del tweet come testo brevissimo narrante all’incirca la stessa storia di quella contenuta dalla fotografia soprastante.
Il lavoro faceva però parte di un progetto bellissimo e molto più grande (Itaca) che non era mio. Mi occorrevano altre prove dell’essermi finalmente avviata sulla strada giusta. Ossia condurre me e di conseguenza voi su questa benedetta strada della conoscenza.
Di che cosa?
Della vita, semplice e unica. Quindi universale.
Come? Per il momento, parlando dei miei gatti. O meglio: dei gatti che mio marito (il bipede con la pipa di cui parlo spesso anche nei miei blog minimestorie.blogspot.com e balloodevie.blogspot.com) ed io abbiamo incrociato sulla nostra strada.
Gatti comuni con nomi speciali, come non poteva essere altrimenti.
Per scoprirli, vi invito a leggere/guardare il mio Che gatti, il titolo del mio vero primo vero libro di foto e parole. Si tratta di un’autoproduzione, alla quale sono approdata grazie al contributo fondamentale di Maria Loreta Pagnani, la grafica dal talento felino che ho conosciuto, ormai quasi due anni fa, al workshop di Daniele Cinciripini e Demetrio Mancini chiamato, non a caso, Print Yourself.
Senza quell’esperienza non avrei probabilmente mai deciso di passare dalla teoria alla pratica. Senza quell’incontro, poi, non sarei mai riuscita a dare una veste grafica adeguata alla mia idea di partenza.
Senza il Bipede, inoltre, non mi sarei mai decisa ad adottare quelle due creature a quattrozampe che continuano a tranquillizzarci con la loro sola presenza.
Perché se è vero che io sono colei che guida/protegge uomini e donne, pure io, a mia volta, necessitavo di essere condotta/protetta. Da chi? Dai protagonisti del mio piccolo libro, che, come sanno tutti gli amanti degli animali, sono tra i pochi esseri capaci di mutare la nostra vita in meglio.
Non ci credete? Guardatevi intorno e notate quali sorrisi naturali affiorano sui visi di chi porta a spasso il proprio cane o di chi accarezza la morbida pelliccia di un gatto. Per conto mio, il primo passo è stato fatto.
Mi aspetta però un compito assai più grande: trasmettere anche solo un’oncia del mio amore (e di quello di mio marito, autore della musica del booktrailer circolante da qualche mese su Youtube e nella scheda del libro pubblicata da Ibs) per i quattrozampe più eleganti del creato a tutte quelle persone che ancora non l’hanno scoperto.
È un po’ come quando ti nasce un figlio e dici “perché non ci ho pensato prima?”. Prendere con sé un animale è più o meno la stessa cosa.
Con un’importante differenza: il tuo animale domestico è un alleato, un amico, un compagno di vita alla pari. Non è un pupazzo, né una creatura da plasmare a tua immagine e somiglianza.
Mi spingo addirittura oltre: imparare a interagire con un gatto e anche con un cane può darti indicazioni ancora più precise su come trattare il tuo bambino, se hai la fortuna di averne uno e più di uno. Saper dirgli addio, poi, ti insegna molto sul ciclo della vita. Prendere un nuovo cucciolo, infine, sarà il più bel regalo che potrai fare a te, alla tua famiglia. E al tuo stesso stare al mondo.
Grazie, a chi mi leggerà e anche a chi non lo farà, ma si farà comunque contagiare dall’amore per gli animali.
Link al booktrailer su Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=M31nuk5Zz7s
Link alla scheda del libro su Ibs: http://www.ibs.it/code/9788890850806/cicalini-alessandra/che-gatti-con.html
Sito internet di Maria Loreta Pagnani: http://www.elpdesign.it/
“Nomen omen, il destino nel nome” di Alessandra Cicalini è un libro fotografico, con brevi brani di testo, dedicato al suo amore verso il gatto. E’ un’opera agile animata da un’idea narrativa tematica che sfugge agli stereotipi della carta patinata per entrare invece nelle storie intime che si vivono dentro alle case a contatto con questi speciali animali domestici. E’ importante che gli iscritti ad Agorà Di Cult pubblichino le loro opere, qualunque ne sia la tipologia: mostre, libri, o altri progetti.
Alessandra Cicalini è giornalista e sensibile artista della quotidianità, con il suo immaginario creativo riesce a dare tinte curiose e affascinanti a ciò che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.
Penso che con queste simpatiche storie dense di sentimenti incontrerà la soddisfazione di tutti coloro che amano gli animali domestici e in particolare il gatto.
i gatti amano “raccontarsi” con le loro abitudini ed i loro istinti che li hanno preservati lungo tutta la storia della civiltà.
Ma ci vogliono racconti e fotografie come quelle di Alessandra Cicalini per suscitare ancora più empatia e di quanto bisogno ci sia di empatia in questi tempi difficili lo sappiamo Paolo Ferrario di Como e di Coatesa che ha tre gatti e sa quanto migliorino la vita.
Empatia è davvero una parola chiave, caro Paolo, grazie anzi per averla scritta. Come sai, è merito della capacità di mettersi nei panni di qualcun altro (gatti e animali in genere compresi) che si cresce come persone. Per quanto mi riguarda, però, si tratta di un processo spesso difficile da cogliere perché in continua e più o meno rapida evoluzione, ed è forse per questo motivo che sento il bisogno di fissarlo ANCHE con la fotografia. Una fotografia intima, verissimo Silvano, fatta di dettagli, nella maggior parte dei casi. e i gatti, per me, oltre che preziosi compagni di vita, sono degli autentici maestri in quest’arte dell’evoluzione minima che tanto mi affascina.
Grazie in anticipo a chi l’ha capito e a chi lo capirà.
Mi scuso per il ritardo con cui effettuo questo breve commento.
Ho visto nascere il progetto di Alessandra, avendo partecipato allo stesso workshop ed è motivo di soddisfazione vederlo pubblicato anche in questa sede. Dalle immagini che ci mostrò durante il primo incontro, dai dubbi, dal confronto con le opinioni degli altri corsisti, il progetto di Alessandra ha preso forma via via nel corso dei mesi e si è arricchito anche dell’esperienza di Maria Loreta, che ne ha confezionato la veste grafica. Il risultato finale è un libro che ispira grande simpatia fin dalla copertina; corredato di brevi testi, e costruito con immagini dal sapore domestico, semplice (di quella semplicità genuina come la fetta di torta della mamma per merenda), a mio parere, si pone come libro ideale per adulti e bambini.
Non so se mi sto esprimendo in modo efficace e non vorrei essere fraintesa, ma trovo il pregio maggiore di questo libro nel suo essere potenzialmente un prodotto commerciale, da regalare ad un bambino per Natale, da sfogliare, guardare e riguardare nel tempo o per promuovere una campagna di sensibilizzazione contro l’abbandono degli animali domestici. Ne abbiamo parlato con Alessandra fin dalla prima bozza e mi voglio ripetere: spero di vedere un giorno questo libro come “testimonial” di una grande campagna pubblicitaria (alimenti per gatti, adotta un micio …. non importa quale prodotto) e vorrei trovarlo in vendita in tutte le librerie d’Italia. Un grande in bocca al lupo!!! Ops, mi correggo: in bocca al micio…………
Cara Tiziana,
sono molto felice e onorata di leggere il tuo commento su questo spazio. E, come sai già, concordo assolutamente con la tua prospettiva. L’essere un prodotto potenzialmente commerciale, infatti, non è un delitto, dal mio personale punto di vista, ma un segno tangibile di aver lavorato bene. Il “miracolo” è stato reso possibile dalla collaborazione tra me e Maria Loreta Pagnani, la grafica-fotografa che abbiamo conosciuto insieme al workshop di Daniele Cinciripini e in generale i vostri consigli, i dubbi condivisi e tutto quel che è venuto fuori durante Print Yourself mi ha confermato quanto sia importante confrontarsi con altre teste, altre cuori, per arrivare a un prodotto davvero valido. Viva il micio (crepi mai!!!), quindi… e ad maiora! 🙂
da una appassionata di fotografia e amante dei gatti… GRAZIE!
Grazie a te, Chiara Alocchi!
🙂 e w i mici!!