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L’ineluttabilità della lotta – di Andrea Moneti

“L’ineluttabilità della lotta” – di Andrea Moneti

Il Calcio Storico Fiorentino è una manifestazione che al contempo unisce e divide i fiorentini. La città divisa in “colori” (Bianchi di S.Spirito, Rossi di S.Maria Novella, Verdi di S.Giovanni e Azzurri di S.Croce) che ormai non rappresentano più i quartieri originari, i “calcianti” che non sono più solo nativi di Firenze, una partita nella quale il goal (la “caccia”) conta sì ma fino ad un certo punto e che si vince soprattutto sul campo, basando il gioco sul confronto fisico brutale e confronti testa a testa che stupiscono e sconcertano gli spettatori che si avvicinano allo spettacolo per la prima volta.

Ma nonostante queste contraddizioni per i fiorentini è una manifestazione che comunque unisce e affascina. Il contesto assolutamente singolare della piazza di Santa Croce, il corteo storico che si snoda per le vie del centro e precede la partita contribuisce a rendere la sfida tra le due squadre un confronto fuori dal tempo, e il luogo così suggestivo consente quasi di giustificare l’estrema violenza con la quale i calcianti si affrontano.

La fisicità che è alla base della partita è limitata da poche regole, il bloccaggio dell’avversario non solo è consentito ma funzionale al gioco, e può durare per tutta la durata dell’incontro. Non è quindi infrequente che dopo essersi affrontati e quindi bloccati reciprocamente i due oppositori si interrompano per qualche istante per dissetarsi, per poi riprendere, ad libitum.

Un gioco che mette in scena la metafora della guerra, nella quale i calcianti, novelli gladiatori, si affrontano a viso aperto, mettendosi in gioco completamente.

 
Andrea Moneti – Luglio 2013

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3 commenti

  1. “L’ineluttabilità della lotta” di Andrea Moneti è un’opera narrativa tematica per aver composto la visione soggettiva di un evento. Come avviene strutturalmente nel portfolio, egli ha espresso il proprio punto di vista a due livelli: in ogni singola immagine e poi nella scelta della sequenza che ha dato ritmo all’azione narrativa. Nel singolo scatto ha composto dei significati compiuti a dei segmenti tematici, nella sequenza ci ha comunicato il suo modo di sentire questa competizione sportiva che rievoca degli storici miti del popolo fiorentino.
    La prima immagine ci introduce delicatamente nel tema come può accadere al turista, ma subito Andrea ci immerge nella ritualità collettiva che pone in primo piano l’espressività del corpo, prima delle tifoserie e poi negli atleti che ci appaiono con la natura arcaica di veri e propri combattenti nell’arena.
    I suoi scatti ci portano a contatto di pelle con i sentimenti consapevoli e istintivi che animano giocatori e pubblico, con un realismo caratterizzato dalla staticità e quindi dalla riconoscibilità dei simboli e della espressività corporale. Ritengo l’opera molto completa nel valore informativo (che la rende anche documento) e consapevole nei contenuti antropologici comunicati. Il linguaggio espresso nel portfolio rinuncia alla fotografia emozionale del mosso e si avvale invece dell’analisi dei significati simbolici. Essa comunque riesce a comunicare la forte carica emozionale dell’evento; complimenti vivissimi all’autore.

  2. Pur avendo sentito parlare del Calcio Storico fiorentino non avevo mai visto nessuna immagine che lo rappresentasse.
    Trovo interessante l’idea della foto di apertura, originale per chiarirci dove ci troviamo. Come una locandina che ci dia indicazioni. Il proseguo è condotto in modo da introdurci da subito nello spirito che anima la manifestazione, con immagini accattivanti, funzionali a farci sentire la forza campanilistica della competizione, il clamore e caos delle tifoserie, l’attesa e la tensione che precede la gara. Nel cuore della rappresentazione ci vengono mostrati i gesti che rappresentano lo svolgimento dell’incontro puntando a rivelarcene le regole. La scelta di fissare le posizioni con inquadrature che restringono la visione ci fa sentire quasi fisicamente la forza delle prese, la violenza del corpo a corpo. I contendenti sembrano stretti in un falso, tragico abbraccio, che le ferite mostrano in tutta la crudezza.
    Mi complimento con Andrea Moneti per la chiarezza della documentazione e la capacità di averci trasmesso e aiutato a comprendere lo spirito di agonismo che è alla base di questa manifestazione. Quello spirito di contesa per la vittoria che è tipico di ogni gara e che, come lo stesso autore ci ricorda nella presentazione, è una metafora della guerra letta come desiderio di vittoria.
    Orietta Bay

  3. Anch’io conoscevo questa manifestazione storica solo per sentito dire; non avendo mai avuto possibilità di viverla direttamente dal vivo mi è capitato di ascoltare storie sul modo cruento di vivere il gioco, decisamente maschio e virile, come virili erano i tempi in cui si giocava, prima che diventasse una rappresentazione storica, come i tanti pali a cavallo.
    In questo caso però non sono gli animali ad avere la peggio ma gli uomini, anzi i “maschi”!
    Una bella regia per questo portfolio che introduce l’osservatore nel gioco passando dalla tifoseria, così calorosa e partecipativa da annientare lo spazio temporale che divide l’odierno campionato di calcio dall’epoca medioevale.
    Subito dopo ci si trova direttamente in campo, e che campo! La piazza di Santa Croce ci dice che siamo nella città senza tempo, sogno di tutti i turisti stranieri; i costumi dei giocatori ci ricordano il viaggio a ritroso nel tempo.
    A farla da padrone il corpo umano, rappresentato nella sua potenza e forza, come non siamo più abituati a vedere, se non al cinema.
    Forza, sudore e sangue, naturalmente “Made in Italy”!
    Il linguaggio fotografico è immenso, più delle parole con le immagini si possono dire tante cose, esprimendole attraverso innumerevoli e personalissime sfumature, tutte da raccogliere e percepire attraverso il nostro sguardo curioso.

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