ArchivioDai tavoli di portfolio

PONTI – di Giorgio Fabbri

PONTI – di Giorgio Fabbri

Opera  appartenente progetto fotografico  del 2013 “Viaggio in Romagna” promosso dall’Associazione TANK di Forlì.

Il progetto PONTI fa parte di un lavoro più ampio e in continuo sviluppo dell’associazione TANK sviluppo ed immagine di Forlì che vuole di anno in anno documentare, scoprire e riscoprire angoli e situazioni della nostra terra in un viaggio non solo fisico.

In un viaggio ci si parano di fronte ostacoli di varia natura fiumi, burroni, valli, ma i ponti ci facilitano il percorso, senza rendercene conto la strada prosegue e ci porta a destinazione.

L’uomo, dalla sua antichità ha avuto bisogno dei ponti per commerciare, rimanere in contatto con altri popoli o anche per conquistare e di questi ne restano traccia nei nostri territori mentre altri sono stati rovinati dal tempo, dall’incuria per la perduta necessità o distrutti nell’ultimo evento bellico che ha attraversato la nostra penisola.

Ho scelto di rappresentare diverse tipologie di ponti da quelli sperduti e quasi sconosciuti come quello di Montetiffi, a quello di epoca medioevale di Castel del rio, a quello della ferrovia ed altri per dare una visione di quanto essi siano presenti sulla nostra strada.

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3 commenti

  1. “Ponti” di Giorgio Fabbri è un’opera animata da un’idea documentaria, perché la sua intenzione è stata quella di mostrare che i ponti ci sono, come sono costruiti e dove si trovano nell’ambito del territorio romagnolo. Il breve portfolio è incentrato nel mostrare l’importanza che questo struttura viaria ha avuto nel tempo: dalle costruzioni in pietra fino a quelle in acciaio dei tempi moderni. Come sempre l’immaginazione è necessaria per sentire tutto il dinamismo tecnico che sottintende l’evoluzione di questi oggetti che hanno anche un grande messaggio metaforico nel collegare le opposte rive e nello spianare la strada quando questa viene interrotta da un fiume. L’autore ha anche interpretato i segni del tempo che i ponti presentano con la loro integrazione nella natura. Quelli antichi ben armonizzati nel paesaggio naturale e quelli moderni che sfacciatamente sfidano la placida natura che li attornia. Complimenti all’autore per la ricerca chiara da lui condotta.

  2. Forse io non sono un “esperto” di progetti tipo portfolio con tema ben preciso e quindi non la persona più giusta per dire ( attendo infatti Cesenatico o Roma x il mio con una certa titubanza 🙂 ). Ma sembrano immagini dalle composizioni un po generiche. Ponti va bene, e lo sono, ma non mi convincono x il come sono stati fatti vedere. Non colgo cioè una certa originalità espositiva o di tipo estetico, e non me ne voglia l’autore :). Forse solo nella prima è intrigante il gioco tra la struttura e la fila degli alberi quasi a corona dietro.

  3. Nel pensiero collettivo i ponti sono strumenti di unione, facilitano collegamenti, movimenti e incontri, accorciano le distanze.
    Giorgio Fabbri attraverso questo suo lavoro, grazie alla scelta propositiva, traccia un breve exscursus storico che ci chiarisce l’ evoluzione avvenuta nella scelta strutturale di tali costruzioni edilizie. Come aprendo una finestra ci invita a vedere i cambiamenti che si sono verificati nel territorio col passare delle epoche e degli stili.
    Un farci sentire il peso che in questi cambiamenti abbia avuto la tecnologia e di come i materiali usati siano cambiati nel tempo. Siamo passati da costruzioni in cui era protagonista assoluta la forza possente e silente della pietra. Sopra quei massi idealmente vediamo passare viandanti e carri. A quella della forza aggressiva, che pare urlare, del ponte moderno. Slanciato, simbolo della nostra modernità, ci appare come un arco che vuol solcare il cielo per essere strumento di unione tra distanze sempre più grandi da colmare.
    Complimenti
    Orietta Bay

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