GENESI – di S.Salgado a cura di Fausto Raschiatore
“GENESI” di SEBASTIÃO SALGADO –
A cura di Fausto Raschiatore – Seconda parte
GENESI. FOTOGRAFIE DI SEBASTIÃO SALGADO
L’ho chiamato Genesi perché – spiega Salgado -, per quanto possibile, desidero tornare alle origini del pianeta: all’aria, all’acqua e al fuoco da cui è scaturita la vita; alle specie animali che hanno resistito all’addomesticamento; alle remote tribù dagli stili di vita cosiddetti primitivi e ancora incontaminati; agli esempi esistenti di forme primigenie di insediamenti e di organizzazioni umane”. A come eravamo e a come vorremmo tornare ad essere. “Genesi” – origine, creazione, formazione – è il primo dei libri sacri che tratta delle origini del mondo, del genere umano, del popolo ebreo e contiene la storia della primitiva rivelazione fatta da Dio ai Patriarchi, Adamo, Noè, Abramo, Isacco e Giacobbe.
L’autore brasiliano vede il progetto “Genesi” come un percorso potenziale verso la riscoperta del ruolo dell’uomo in relazione con la natura, nonostante i tanti danni fatti all’ambiente. Sono territori incontaminati nei quali è possibile ancora trovare purezza e innocenza. Con questo suo ultimo lavoro Salgado testimonia come la natura interloquisce con l’umanità e viceversa; osserva un ambiente tranquillo, sereno, dove ognuno si muove nel rispetto degli altri, uomini, animali, piante. Egli evidenzia, con la riflessione che precede, lo spessore della propria sensibilità e suggerisce indirettamente all’osservatore, il tracciato migliore da seguire perché possa esprimersi con la sua reale forza espressiva che in verità significa attenzione verso i deboli, i bisognosi, gli ultimi e i troppo spesso calpestati diritti umani. Colpisce in “Genesi”, oltre la complessità e l’articolazione dell’opera, nella sua totalità, l’essenza intima del progetto, solido, monumentale, un vero e proprio poema fotografico. La mostra, impaginata in modo impeccabile con l’utilizzo di cinque colori che fungono da sfondo (il rosso, due tonalità di verde e due di grigio, collegati ai contesti descritti), è strutturata in cinque sezioni, simile ad una ideale divisione del globo in altrettanti parti. Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia-Pantanàl”.
Salgado lavora ai grandi reportage tematici, come “Genesi”, nei quali il taglio progettuale è sempre ispirato a dimensioni prestigiose, dove il respiro iconico è di alto profilo, la composizione di ogni immagine è corretta e curata in ogni dettaglio. Su tutto il progetto domina, come del resto in tutti gli altri lavori, l’aspetto che connota l’opera di Salgado, la sua cifra portante, ovvero il taglio sociale, il tratto ideologico, autorevole e sempre finalizzato, diretto e indiretto. Si pensi alle problematiche relative alla povertà del comparto dell’agricoltura, alla miseria del nord Africa, alla scomparsa della manodopera dell’industria, alle problematiche che riguardano i bambini, tanto per citare qualche reportage e dare della poetica iconica di Salgado la giusta dimensione. Le sue fotografie, pagine di intensa narratività, trasmettono emozioni forti, per la profondità d’analisi, per la chiarezza, il linguaggio e i contenuti dei messaggi. Un viaggio affascinante raccontato in un bianco e nero, elegante, lirico, solenne, unico, che si fa, immagine dopo immagine, sinfonia d’armonie della Natura che irradiano una musicalità fantastica, autentica, quasi catartica. Un vero concerto dove ogni protagonista vive la propria identità e nello stesso momento osserva e ascolta il contesto. “La natura – diceva Baudelaire – è un tempio dove i pilastri vivi mormorano a tratti indistinte parole; l’uomo passa, tra foreste di simboli che osservano con sguardi familiari”.
Duecentoquaranta fotografie straordinarie, icone nel senso autentico del termine, pagine di alta poesia naturalistica, nelle quali c’è un’armonia totale, religiosa, dove contemplazione e meditazione si fondono tra loro e tessono una trama di riflessioni che, coniugate ai valori tonali, eleganti e ricercati, vibrano emozioni speciali, uniche e rare. Fotografia elegante, carica di contenuti, visibili e invisibili, in una teoria di scatti straordinari, realizzati in un linguaggio narrativo di rara bellezza espressiva. Grandi spazi, infiniti silenzi, nei quali e con i quali dialogano il bianco e il nero, assistiti da due scale di sfumature. Una, dal bianco candido sfumando dolce e silenziosa attraverso un mare di tonalità timide e lineari, va verso il nero che, con altrettanto sincronismo, ma in modo più autorevole e invasivo, per successivi piani tonali, raggiunge il bianco. Armonia di sfumature intense e astrazioni fantastiche. Sostiene il Maestro: “il bianco e nero illustra parzialmente la realtà e permette una maggiore interiorizzazione. Nelle mie fotografie c’è tutta la mia vita, le mie idee, il mio essere, la mia etica”.
Un lavoro destinato, attraverso una serie di allestimenti espositivi, a fare il giro delle principali capitali e città del mondo. Venezia è la decima tappa del tour. Cinque set attrezzati tuttora viaggiano lunghe le vie del mondo ad organizzare mostre. Trenta i musei in attesa di avere le immagini. Ad oggi “Genesi” ha avuto un milione e trecentomila visitatori. Le esposizioni sono programmate a tutto il 2017. Un percorso di studio durato otto anni con due di preparazione, dopo trentadue viaggi/reportage nei quali si sono indagati territori dei cinque continenti. Dalle foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia e della Nuova Guinea ai ghiacciai dell’Antartide, dalla taiga dell’Alaska ai deserti dell’America e dell’Africa fino ad arrivare alle montagne dell’America, del Cile e della Siberia. Un viaggio fotografico per documentare attraverso immagini straordinariamente curate, il nostro Pianeta. Un Poema fotografico per la cultura, un Progetto di vita per l’autore. Ha la grandezza di un’opera, epica nella portata della ricerca, biblica nel processo di realizzazione. Un lavoro complesso, ambizioso, in cui gli “abitanti” vivono un’”Armonia miracolosa”. Che l’autore sud americano fotografa solo per la dimensione che può salvarci e non per quella devastata e distrutta.
Sebastião Ribeiro Salgado nasce nel 1944 in Brasile (Aimorés). Studia fino al conseguimento della laurea. Nel 1967 sposa Lélia Deluiz Wanick. Dopo ulteriori studi a San Paolo, i Salgado si trasferiscono a Parigi e poi a Londra, dove Sebastião lavora come economista per l’Organizzazione Internazionale per il Caffè. Nel 1973 a Parigi inizia la carriera di fotografo. Prima come freelance e poi per le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum. Fonda, insieme a Lèlia, l’agenzia Amzonas Images. Viaggia molto e osserva. Si occupa degli indios e dei contadini dell’America Latina, della carestia in Africa (metà anni Ottanta). Tra il 1986 e il 2001 si dedica a due progetti. Documenta la fine della manodopera industriale su larga scala nel libro La mano dell’uomo, (Contrasto, 1994) e in mostre che ne accompagnano l’uscita. Documenta l’umanità in movimento, non solo profughi e rifugiati, ma anche i migranti verso le immense megalopoli del Terzo mondo: In cammino e Ritratti di bambini in cammino. (Contrasto, 2000). Organizza grandi mostre itineranti in coincidenza con l’uscita dei libri. Come sta avvenendo per il Progetto Genesi, in tutto il mondo, dopo la “prima” a Roma, accompagnato dal catalogo (Taschen. 520 pagine. Euro 49,90. Anno 2013), per diffondere e dare visibilità a quest’opera e ai diversi messaggi in essa contenuti. “Lélia e Sebastião hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale – che era a rischio di sparizione – una larga area in cui sino stati piantati decine di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche al mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorès”.
A Venezia, negli spazi delle bellissime sale della Casa dei Tre Oci, è visitabile fino all’11 maggio 2014, la mostra “GENESI. Fotografie di Sebastião Salgado”, curata da Lélia Wanick Salgado, moglie e figura importantissima nella vita del fotografo brasiliano, realizzata da Amazonas Images e prodotta da Contrasto e Civita Tre Venezie.
“Genesi” come ben ha esposto Fausto Raschiatore è un’opera che ci pone alla riscoperta dei valori originari dell’esistenza del pianeta Terra. E’, in principal modo per le società industrializzate, uno stimolo alla autocritica sotto il profilo ambientale e umano. Essa risveglia in noi quella “Coscienza naturalistica” che abbiamo già avuto l’occasione di comprendere nella monografia dell’Autore dell’Anno FIAF 2013-Pierluigi Rizzato. Colpisce la consapevolezza di Salgado di sentirsi interprete solitario dei sensi di colpa che l’uomo prova verso il creato e delle necessità più intime che agitano la coscienza collettiva dell’umanità nel raggiungere l’armonia con il creato. Realizza il suo messaggio ancora in un B/N seducente grazie alla sua perfezione plastica e alle magistrali interpretazioni della luce naturale. Sono certo che la sua fotografia militante formerà un maggiore rispetto verso le civiltà dell’uomo “primitivo” e verso la natura in genere.
Mi sembra di averlo già detto ( forse non qui ) se un giorno si dovesse stilare una lista dei 10 fotografi più importanti al mondo e dei quali si dovessero scegliere delle fotografie da inviare a degli eventuali alieni per poter descrivere noi ed il nostro pianeta, Salgado sarebbe certamente tra questi per me.
Le sue immagini sono di una universalità espressiva massima, le situazioni che ci fa vedere e l’estetica che usa porta a dei risultati emozionali caratteristica di pochissimi 🙂 un grande davvero !
Giusto ieri siamo andati con gli amici del Color’s Light a vedere questa mostra STUPENDA, Salgado in questo lavoro dimostra la capcità di passare dalle fotografie umanistiche alle foto naturalistiche, le foto singolarmente sono lezioni di fotografia, composizione e luci perfette. Bellissimo il B/N penso che proprio il B/N ci fa leggere le fotografia in un altro modo, non solo documentazione ma a volte astratte a volte umane insomma Stupende.
Molto interessante sapere che questo ha riportato a questo grande maestro la voglia di raccontare e di fare fotografia. Un progetto molto importante da vedere e da leggere (in tutte le sue peculiarità) per tutti noi.
Di fronte a “Genesi” si resta letteralmente conquistati.
Un’opera dove brilla la perfezione. Stupende fotografie che sanno raccontarci il fascino e la magia della natura. Un’esaltazione, un inno alla sua bellezza e forza. Profondo, intenso ma anche provocatorio il messaggio che Salgado ci propone. Uno spingerci alla meditazione e alla responsabilizzazione. La natura va amata, rispettata, ammirata ma anche protetta. Solo in tal modo si stabilirà l’armonia che ci è descritta all’inizio nel “Bere’shit” che noi chiamiamo “Genesi”.
Ascoltare S. Salgado e la moglie, Lélia Wanick Salgado, con la quale il maestro vive in simbiosi, tra le opere in bianco e nero del fotografo brasiliano, esposte nelle sale della Casa dei Tre Oci di Venezia, è stata una esperienza coinvolgente e unica. Sarà conservata nella stanza dei miei ricordi insieme a quelli degli altri autori che mi hanno permesso di vivere momenti indimenticabili. Sentire, per certe immagini, racconti dettagliati e particolarissimi, è stato come vivere per un momento una nuova e stimolante dimensione, come visitare dei luoghi lontani e pieni di magia, per molti di noi inaccessibili. Prevedere il successo della mostra era piuttosto facile, ma prevederlo nei termini in cui sta maturando lo era, forse, molto meno. Al 15 aprile 2014, hanno visitato la rassegna 25.500 (venticinquemila cinquecento) persone. L’inaugurazione c’è stata il 31 gennaio … Non c’è granché da calcolare … per affermare che la mostra è stata ed è per Salgado, per Venezia, per la Fotografia e per la Cultura, un grande successo. Se il ritmo delle visite non si interrompe (mediamente visitano la rassegna 350 persone al giorno con punte di 2000 la domenica), ed è assolutamente improbabile che succeda, si potrebbe arrivare ad un numero che dovrebbe sfiorare, se non superare – visto che la chiusura sarà prorogata – le trentamila unità! (Cifra previsionale che già sconta l’incidenza di visitatori in conseguenza della proroga). Quasi certamente, infatti, la mostra sarà prorogata di una settimana, fino al 18 maggio. Un successo strepitoso, dunque. E’ vero che Venezia contribuisce ad alimentare il flusso dei visitatori, con la sua bellezza e il suo straordinario fascino … ma è altrettanto vero che l’opera di Salgado è universale, grandiosa con una propria solenne bellezza. Un progetto di alto profilo, che unisce, coinvolge, genera e alimenta flussi nuovi verso la Fotografia. Egli realizza poemi fotografici. Mi è sembrato utile e doveroso comunicare questi dati (e la probabile proroga) e dare una dimensione al successo, prima di ringraziare il Direttore Silvano Bicocchi per l’ospitalità che riserva a me e ai miei articoli con generosi apprezzamenti sul mio lavoro e salutare tutti tra quanti sono impegnati alla realizzazione, giorno dopo giorno, di AgoràDiCult. Grazie di cuore, e buona Pasqua.
Ho visto la mostra. Vere opere d’arte.Molto bella la location.
Una mostra d’arte in una città d’arte.Molto significativa questa mostra,per il senso che vuole dargli l’artista e al quale sono pienamente d’accordo. Ammiro molto l’impegno che sta dedicando alla foresta Amazzonica,oltre che col la fotografia anche con la piantumazione di molti alberi. Non so se questo commento Lui lo leggerà,ma volevo dirgli,”perchè non documenti anche la distruzione della foresta da parte di chi la sta distruggendo? Le tue foto sarebbero sicuramente un documento importante,perchè forse non tutti si rendono conto che con la distruzione della foresta,ci sarà la distruzione inevitabile dell’Umanità…ma forse per il pianeta sarà un bene,perchè noi per la terra ultimamente siamo un virus….
“Grazie per la mostra e per l’impegno per la Foresta
Fabio Capelli