Alice Jankovic, “Incessantemente …… noi!” – a cura di Isabella Tholozan

Alice Jankovic, “Incessantemente …… noi!” – a cura di Isabella Tholozan

Presentazione dell’autrice

La fotografia è per me una nuova forma di esperienza espressiva, ludica e creativa, nata dopo aver frequentato il corso di primo livello fotografico svolto dall’associazione Carpe Diem di Sestri Levante.
Dopo aver dedicato del tempo a fotografare diverse donne ho analizzato il materiale prodotto dal quale affiorava il tema che ho scelto per il portfolio. La scelta del colore bianco e nero e della verticalità della fotografia per me denota intimità e raccoglimento.
Ogni età è collegata anche al modo di essere delle persone fotografate che mi hanno stimolato creativamente. La scelta delle modelle apparentemente casuale si è rivelata molto importante per esprimere il concetto di fase dell’età femminile.
Ogni stadio parte da una ricerca per raggiungere di volta in volta una coscienza intima del proprio stato emotivo.
La prima parte (quella dell’adolescenza) l’ho vissuta con empatia, l’immedesimazione con la modella mi ha portato a esprimere le problematiche come l’insicurezza, la scoperta di sé e la trasformazione.
La seconda parte (quella della maturità) rappresenta il percorso emotivo per raggiungere la maturità, ricerca della propria consapevolezza sessuale attraverso la metamorfosi.
La terza parte di fotografie rappresenta la terza età, il percorso inizia con la volontà di fermare il tempo e rivivere il passato con i suoi fantasmi, fino a una libertà data da uno spiraglio di speranza per una nuova trasformazione.
Il messaggio che vuole comunicare questo tipo di percorso è il cammino emotivo della donna.
Il portfolio fotografico è stato, per me, un’esperienza avvincente, in cui mi sono messa alla prova, con la difficoltà di dover scegliere, tra molte foto scattate, solo alcune che potessero esprimere sinteticamente ed emotivamente il percorso narrativo prefissatomi.
Molto arricchente è stato il momento della lettura del portfolio sia sotto il profilo culturale sia personale. Ancor più emozionante, vissuto con grande stupore, è stato il momento della premiazione che ha suscitato in me una carica maggiore per l’approfondimento di questa tecnica espressiva attraverso lo studio.

Alice Jankovic

 

Riflessione di Isabella Tholozan

Alice Jankovic è una giovane allieva del corso di fotografia organizzato, anche quest’anno, dall’Associazione Carpe Diem e tenuto dalla docente Fiaf, Orietta Bay.
Un’opera prima questa, nata e sviluppata all’interno di un mondo personale dedicato all’arte; neodiplomata al Liceo Artistico, Alice vive una realtà familiare intellettualmente ricca, prodiga di suggerimenti e condivisioni.
Stupisce, leggendo l’asciutta presentazione, scoprire quanto sia rimasto degli insegnamenti ricevuti e, in particolare, come sia riuscita a sviluppare un tema così particolare e complesso.
Il titolo, “Incessantemente … noi!”, introduce quest’opera mossa dalla necessità di esprimere una tematica tanto importante quanto vasta, che ha dato, nel corso dei secoli, innumerevoli esempi in campo pittorico, dedicati alle tre età della vita, sia femminile sia maschile (Gustav Klimt, Edvard Munch, Giorgione, C.D. Friedrich).
Alice ha attinto a piene mani da tutto quanto ricevuto, creando questo portfolio che, all’interno della manifestazione “Una Penisola di Luce”, ha ricevuto, quest’anno, il premio “Lanfranco Colombo-Carpe Diem”.
Scopriamo, attraverso l’uso della tradizionale griglia di lettura, quest’opera che, per precisa scelta dell’autrice, si suddivide in tre stadi dedicati ai periodi dell’adolescenza, della maturità e della terza età, sviluppati attraverso un’idea narrativa artistica.
Il processo creativo ha richiesto l’individuazione e la scelta delle tre diverse location, all’interno delle quali l’autrice ha inserito le rispettive protagoniste.
Credo sia divertente conoscere, per voi che leggete, i particolari relativi alla fase organizzativa del lavoro; le modelle scelte sono: una coetanea compagna di liceo, un’amica di famiglia originaria del Perù e un’artista, anch’essa amica della famiglia Jankovic; le ambientazioni, fondamentali per la riuscita della tematica, sono state selezionate tra la vecchia sala da bagno dell’appartamento della nonna, un bosco di lecci e faggi dell’entroterra e le scale affrescate nella residenza dell’amica pittrice. Sono stati quindi scelti gli oggetti, i vestiti e i complementi che sono serviti a dare carattere e corpo alle immagini.
Una messa a punto, quindi, pensata con meticolosa attenzione, al fine di evocare particolari stati d’animo e sentimenti, a prediligere la narrazione attraverso l’uso di simboli, metafore, allegorie, figure retoriche che si susseguono con vivacità e ricchezza di particolari, invogliando l’osservatore a soffermarsi sull’immagine con curiosità e interesse, alla scoperta di particolari e significati.
Il concept fotografico scelto, peraltro prediletto dall’autrice, è un bianco/nero potente e contrastato, a enfatizzare le luci e le ombre.
Fino a qui la lettura dell’opera nel suo complesso, entriamo adesso nella lettura delle singole fasi.

”Adolescenza”
Dice l’autrice: “La prima parte (quella dell’adolescenza) l’ho vissuta con empatia, l’immedesimazione con la modella mi ha portato a esprimere le problematiche come l’insicurezza, la scoperta di sé e la trasformazione.”
Certamente questo primo capitolo è quello più vicino e sentito; l’empatia descritta si percepisce, la scelta delle metafore usate è perfettamente calzante all’età adolescenziale e a quel pesante bagaglio che, ineluttabilmente, dobbiamo trascinare, al fine di maturare e crescere.
E allora ecco l’ambiente freddo e anonimo, l’acqua lattiginosa e opaca, un corpo che precipita e riemerge, piccoli segni a indicare la paura, fatica, l’insicurezza, l’incomprensione, il tutto consegnato alla potenza descrittiva del simbolo e della metafora.
Un fiore nero galleggia solitario, un piccolo fiore bianco racchiuso in sicurezza tra le mani nell’acqua cheta; la rinascita è avvenuta, il cerchio si chiude; quanti di noi, fotografi in età matura, sarebbero riusciti a fare di meglio?

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“Maturità”
Dice l’autrice “La seconda parte rappresenta il percorso emotivo per raggiungere la maturità, ricerca della propria consapevolezza sessuale attraverso la metamorfosi”.
Il bosco, nell’immaginario collettivo, è dimora di paure, inquietudini, ansie prodotte dall’incertezza del percorso e dalla distanza della meta da raggiungere. Il bosco si rivela metafora di un’esistenza puntellata d’inganni, sorprese, dove il rischio di perdersi è forte.
L’età di mezzo è forse tutto questo, specialmente quella femminile, biologicamente ritmata, sentimentalmente impegnativa, umanamente carica di aspettative e consegnata al desiderio di maternità.
L’autrice, pur essendo anagraficamente ancora lontana, assegna la sua volontà espressiva all’uso delle metafore e delle allegorie, affidando il messaggio alla potenza evocativa di simboli appartenenti all’immaginario collettivo; la mela, lo specchio, la vegetazione, la floridità del corpo, tutto partecipa a rappresentare un universo femminile maturo e pronto.

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“Terza età”
Dice l’autrice “ il percorso inizia con la volontà di fermare il tempo e rivivere il passato con i suoi fantasmi, fino a una libertà data da uno spiraglio di speranza per una nuova trasformazione”.
E’ difficile per una giovanissima avere coscienza di uno spazio temporale che la divide da una sessantenne che, per noi adulti, non può ritenersi appartenente alla categoria della terza età.
Eppure Alice Jankovic ci riesce, a modo suo, utilizzando, anche in questo caso, gli strumenti che gli sono più congeniali.
L’orologio, la scala, lo specchio, una fessura attraverso la quale filtra la luce, simboli tutti appartenenti al dialogo fotografico, intelligentemente cuciti e tenuti insieme dalle pitture murali raffiguranti la protagonista e il suo compagno.
Non ci sono retorica e giudizio, solo la delicata e surreale rappresentazione del tempo passato, scandito da ostacoli, affetti, promesse e speranze.

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Conclusioni
Credo sia indispensabile, per apprezzare pienamente quest’opera, avere piena fiducia circa la franchezza dell’autrice la quale, con coraggio, affronta un argomento difficile, non solo per i contenuti, ma anche perché inflazionato dalla quantità di opere prodotte nel corso degli anni (Alice si concede, con la quinta immagine, anche un piccolo omaggio a quel Gustav Klimt che ha donato ai posteri, con le “Tre età della donna”, uno dei capolavori dell’arte contemporanea).
Con maturità è riuscita a gestire il processo creativo di questo portfolio senza nessun tentennamento, sicura del messaggio e decisa a interpretarlo attraverso una precisa e personale scelta stilistica; ha sfruttato gli insegnamenti ricevuti da Orietta Bay, sul dialogo e sul portfolio fotografico ed è riuscita, con umiltà, ad ascoltare i consigli ricevuti circa la necessità di eliminare alcune immagini, allo scopo di snellire e rendere l’insieme visivamente più godibile.
L’esito è un’opera prima che, indipendentemente dal risultato conseguito, saprà dare all’autrice la motivazione giusta per proseguire nello studio e nella ricerca.
Rende felici vedere l’entusiasmo e la passione nascere in giovani così pronti a raccogliere e, nonostante la differenza anagrafica, felici di condividere le esperienze e le attività didattiche proposte.
Alice ha deciso di proseguire lo studio della fotografia e sta cercando corsi di studio adatti a completare la sua preparazione artistica.
Auguriamoci e auguriamole di riuscire nel suo intento.

Isabella Tholozan

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