ArchivioDai tavoli di portfolio
Attese – di Francesca Artoni
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Ci sono travagli che durano un’esistenza intera, un tempo interminabile di gestazione.
L’infertilità silenziosa di madri e di padri che si perdono nel buio mentre vorrebbero solo dare la luce.
Siamo “genitori senza figli”, perché il figlio è il mondo di cui ci stiamo prendendo cura.
Francesca Artoni
“Attese”, di Francesca Artoni, è un’opera animata da un’idea concettuale perché le immagini sono giustificate dal comporre la rappresentazione del concetto di infertilità.
Con quest’opera Agorà Di Cult chiude un ciclo di post con i quali ha celebrato la Festa della Donna.
Ci sono tematiche così delicate e intime che si comprendono meglio se sono proposte accostate in un contesto editoriale tendente a formare un clima di attenzione adeguato.
L’autrice con sei simboli posti nella giusta sequenza ci pone a contatto con la sofferta condizione delle coppie che non riesco ad avere figli.
Le cause non sempre sono individuali, troppe sono le coppie che vivono questa mancanza.
I ritmi e i comportamenti sociali, l’inquinamento, le radiazioni… sono tutti spettri che si presentano ai sensi di colpa collettivi.
L’opera ci riporta a un sentire individuale che dallo scorrere impietoso del tempo dalla mente diventa fisico nel rapporto col proprio corpo che non risponde alla chiamata e manifestando la sua incapacità mette in crisi tutto un immaginario individuale che è stato l’orizzonte esistenziale della giovinezza.
Complimenti a Francesca Artoni, per la chiarezza dei simboli ideati e messi in gioco.
Essi rivelano la sua identità artistica di fotografa capace di coniugare, anche in tematiche sofferte, eleganza formale e profondi sentimenti. Una formula davvero difficile perché chiede il coraggio di guardare in faccia la realtà e dominare la scena.
Complimenti a Francesca, con poche e semplici immagini è riuscita ad affrontare un tema difficile e sentito, andando dritta alla `pancia del cuore`.
Un lavoro che mi commuove sempre anche dopo averlo visto molte volte.
una fotografia dolce e pacata nei toni quanto forte e diretta nei contenuti.
Francesca dice di averlo fatto in mezz’ora in realtà questo lavoro l ‘aveva dentro da anni e quando è uscito la forza è stata talmente grande da lasciare un segno incacellabile.
BRAVA FRANCESCA BUONA CONTINUAZIONE NEL TUO PERCORSO DI LUCE CHE ABBIAMO LA FORTUNA DI CONDIVIDERE NELLO STESSO GRUPPO.
MONICA
grazie per avermi dato questo importante spazio.
“Attese” è il frutto di un lungo lavoro di consapevolezza che abbiamo fatto come coppia.
Ho pensato talmente tanto a come raccontarlo in fotografia.
poi(grazie alla partecipazione ad un ws col gruppo Grandangolo di Carpi) ho capito che pensavo troppo.
Volevo raccontare me stessa e chi come noi vive questa situazione. Non è tutto perso
Grazie al mio gruppo
Grazie a chi mi ha sostenuto
Grazie a Lorenzo,mio marito, che ha aiuta il mio coraggio ogni giorno.
Ho avuto la fortuna di veder crescere questo progetto. Immagini semplici ma ricche di significato. Un piccolo progetto che racchiude un universo di sentimenti e pensieri. Ringrazio Francesca per aver condiviso con me e con tutti noi la sua parte più intima.
Grazie.
Valeria
Gruppo Fotografico Grandangolo BFI Carpi
Francesca, ha fatto un lavoro introspettivo molto sentito e con un simbolismo che è arrivato subito a segno.
Il suo portfolio è bello sia tecnicamente che concettualmente, arriva a tutti e come già detto tratta un tema non facile senza retorica.
Faccio tanti complimenti a Francesca anche perché arrivare a questo linguaggio dopo pochi anni che si fotografa non è facile.
B R A V A !
Il tema proposto è molto forte e splendidamente spiegato dal Direttore, non scriverò del contenuto ma mi soffermerò sulla sua forma perché guardando, il portfolio, è questa che mi ha maggiormente colpito. E’ un format perfetto e molto piacevole a guardarsi, è indubbiamente bello, nei colori caldi e nell’utilizzo della linea curva e delle forme rotondeggianti. Ricordo il dono di un libro che spiegava come la nostra percezione trova veramente piacevole la forma rotonda, dovuta al contatto dei nostri primi periodi di vita con il seno materno. L’orologio, il pugno chiuso, il corpo, l’uovo. La bellezza percepita, il piacere nel guardare un’opera ben composta può essere un limite che va a discapito del messaggio, in questo caso quasi disperato, che si vuole fornire tramite l’uso della fotografia?
Ecco ancora un ottimo esempio di come si possa rendere efficace un portfolio animato da uno spirito concettuale in poche immagini ma tutte dotate di grande forza espressiva.Il tema affrontato da Francesca Artoni è molto delicato e si carica di sfaccettature autobiografiche che non possono che essere sentite in modo doloroso dall’autrice.Pur tuttavia il tema è affrontato in modo lucido , asciutto e per nulla retorico, con grande sapienza compositiva e gusto cromatico. Sono lavori come questo che nobilitano il nostro blog. complimenti vivissimi all’autrice.