Il rumore del lutto – di Giuliano Reggiani
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Gli ultimi cinquant’anni sono stati testimoni della crescita vertiginosa dell’ economia consumistica dove l’usa e getta è diventata prassi irrinunciabile.
La vista di una discarica ci mostra il destino finale dei nostri rifiuti e l’accumulo immenso e definitivo degli stessi.
Anche i paramenti e le suppellettili della sepoltura sono conferiti in discarica rivelando che esiste paradossalmente un fine vita anche per questi oggetti.
E’ una visione che destabilizza facendo leva sul naturale tabù che proviamo nei confronti della morte.
Le bare spezzate, il loro rivestimento consunto, le lapidi con l’epitaffio che riporta l’ultimo saluto dei cari parenti
cosa resta quindi del dolore provato? Cosa della pietà e del rispetto per l’essere umano scomparso?
Cosa rimane se gli oggetti tangibili della sepoltura sono gettati tra i rifiuti del consumismo ?
Possiamo forse iniziare a intuire che l’esperienza della Vita non coincide con gli oggetti che ne hanno accompagnato la celebrazione dell’evento finale.
I paramenti funerari restano testimoni della necessità della morte in alternanza alla vita ma il nostro attaccamento ad essi viene a mancare con l’interiorizzazione del ricordo.
E per gli altri rifiuti? Essi manifestano al contrario l’esatta qualità della nostra vita e la confusione imperante tra essere e avere, dove l’avere sostituisce progressivamente l’essere nella crescente avidità materiale.
E oltre ancora ci appare chiaro che il vero lutto riscontrabile è quello causato dalla morte progressiva che stiamo infliggendo al nostro pianeta, quel lutto che produrrà il proprio sordo rumore alle orecchie delle generazioni future.
IL RUMORE DEL LUTTO
di Giuliano Reggiani
“Il rumore del lutto”, di Giuliano Reggiani, è un’opera narrativa tematica per la rappresentazione soggettiva di una discarica.
E’ probabile che ogni città abbia almeno una discarica; uno spazio che raccoglie lo scarto che ognuno di noi produce, nessuno escluso.
La soggettività nel rappresentarla si manifesta in ciò che viene fotografato , tra le infinite possibilità, e la densità con la quale appare nella sequenza.
Nella sua narrazione, l’autore ci mostra la discarica come uno spazio tecnico di accumulo di ogni sorta di rifiuto che si presenta in una quantità impressionante, tale da inquinare l’ambiente naturale. Egli ci mostra la dimensione ambientale del fenomeno e poi compone una riflessione che ci punge mostrando gli oggetti d’affezione che in quello spazio hanno terminato la loro funzione simbolica e sono diventati solo spazzatura.
La discarica ci appare come un inconscio che guardiamo malvolentieri ma che ci appartiene.
Complimenti a Giulinao Reggiani per la coerenza nel realizzare opere che svelano le verità che non ci paicciono ma che sono parte della nostra vita e inevitabilmente ci fa riflettere e ridimensionare le nostre rimozioni.
Il lavoro di Luciano è interessante, mostra come la nostra società ormai è costituita del “usa e getta”, questo porta l’uomo anche a cancellare il passato. Chi cancella il passato non ha futuro. Sarebbe ancor più forte con alcuni oggetti in primo piano. Complimenti.
Un racconto inquietante.
Dove lo ‘studium’ ed il ‘punctum’, evocati da Roland Barthes, si manifestano in tutta la loro efficacia.
Realtà e verità.
In questa storia perfettamente sovrapposte.
La visione lineare che, convenzionalmente, distingue tra passato, presente e futuro, non può contenere questa narrazione.
Al punto da dover varcare la soglia della visione circolare, dove tutto è ‘qui ed ora’.
Giuliano Reggiani ci ha abituato a racconti che scuotono. Anche in questo caso ci conferma che la sua fotografia è profondamente legata alle tematiche della nostra vita, alla riflessione su come la stiamo vivendo.
Un lavoro ben realizzato con immagini fortemente significative che arrivano dirette e non possono lasciarci indifferenti.
Complimenti
Orietta Bay
Tutto ha una fine.
E’ naturale.
E’ naturale soprattutto per le cose e gli oggetti, abbiamo imparato e digerito cosa significa il termine “obsolescenza tecnologica”.
“PRODUCI, CONSUMA, CREPA” urlavano a squarciagola i CCCP in tempi non sospetti e allora noi non capivamo, o forse non volevamo farlo.
Il mio Punctum personale di questo lavoro di Reggiani va alle immagini in cui ci mostra l’ultima fine materiale dei corpi, che giustamente viene incenerito. Tutto ha una fine.
“RICORDATI CHE SEI POLVERE…”
E allora è giusto così, è giusto mostrare queste immagini alle quali non pensiamo, o non vogliamo farlo.
E nella morte il respiro della Vita, un orsetto può giacere accanto alla bara che ha contenuto spoglie mortali, perchè è il bambino è cresciuto, non gioca più con questi giocattoli, perchè adesso è pronto per spiccare il volo.
Perchè adessso è l’ora di vivere.
E’ naturale.
Complimenti Giuliano, grazie per avermelo mostrato.