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NETTUNO – di Alessandro Fruzzetti
Opera presentata al Face to face _Circolare, di Livorno Photo Day il 24/02/2019.
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Nettuno è il dio del mare, ma anche il nome dello stabilimento balneare dove è stata scattata questa serie di immagini che narrano del mare, senza mai mostrarlo.
Una visione vagamente surreale di giornate estive, dove i pesci volano e gli accadimenti si fanno silenziosi; ho cercato di trasferire in queste composizioni il mio modo di vivere il mare isolandomi da ciò che ho intorno.
Due elementi per ogni fotogramma, immersi nell’azzurro del cielo d’agosto, accennano le situazioni senza mai raccontarle del tutto, per lasciare spazio a chi li guarda di proiettarci i propri ricordi delle vacanze.
Alessandro Fruzzetti
NETTUNO
di Alessandro Fruzzetti
Un mare astratto, asettico, idealizzato. L’estrema pulizia da elementi circostanti la rende una fotografia stilizzata sul significante che essa rappresenta.
Grazie per questa analisi.
Ringrazio sentitamente per la pubblicazione che è motivo di grande orgoglio.
Bellissimo lavoro di impatto visivo ed emotivo che lascia spazio a interpretazione personale rimandando a ricordi di ognuno, complimenti
Grazie mille.
Lavoro molto bello e originale, denota personalità.
Grazie mille!
“Nettuno”, di Alessandro Fruzzetti, è un’opera animata da un’idea narrativa artistica per il pensiero che prende forma dalla coerenza estetica delle immagini.
L’autore spesso ci ha presentato opere dense e sofferte che, con una poetica concettuale, elaboravano temi personali introspettivi o fenomeni di comportamento collettivo.
“Nettuno” è un’opera serena che prende il cielo azzurro come sfondo alla dolce quotidianità della vacanza al mare.
La poetica del frammento è sentita dall’autore in due versanti: quello raffinato dell’essenzialità estetica e quello del significato costruito con la Sineddoche (la parte per il tutto).
Il risultato è una significazione fortemente simbolica, grazie all’essenzialità, che ci narra della spiaggia come spazio ludico e di relax per tutte le generazioni, visto con una sensibilità in equilibrio tra il presente e i propri ricordi.
Il taglio fotografico e il punto di ripresa sono le variabili che egli ha utilizzato per “disegnare” la sua “spiaggia immaginaria”, sottraendo elementi del paesaggio e componendo relazione di senso tra poche cose.
Complimenti ad Alessandro Fruzzetti perché con questo lavoro lascia trasparire il piacere di fotografare e con un consapevole concept riesce a comunicare la leggerezza e la folgorante bellezza di una vacanza che profuma di vita famigliare.
Grazie Silvano per questa analisi così attenta e per aver dato valore ad un lavoro nel quale non credevo.
Via dalla pazza folla! Sembra suggerire Alessandro, conquistando spazi liberi al di sopra di una spiaggia sicuramente affollata. L’azzurro per lui è una conquista che deve essere esaltata e valorizzata! Bravo Autore dalle mille e mille risorse visive!
Grazie infinite!
Come già detto a Livorno, la mia interpretazione di questo lavoro fa ritorno ai momenti dell’infanzia: ad un tempo neanche troppo definibile ma sospeso tra gioco e crescita; di conseguenza, un tempo abbastanza lungo, “trascorribile”. Vi vedo la sensibilità dell’autore di richiamare, pur in una composizione fortemente coerente e a suo modo rigorosa, il fremito dei giorni dell’estate. La vacanza, il fertile momento della noia che riesce a produrre invenzioni fanciullesche: è questo a mio avviso il succo di questo lavoro. Ecco perché queste figurine, come ritagliate su un cielo azzurro; sono i particolari sfusi che ci tornano alla memoria, sono gli spiragli attraverso i quali sbirciare un gioco, un soldatino (a questo mi fanno pensare le figurine umane che vi fanno capolino) oppure ricordarsi quel pupazzetto (lo squalo? Quel meraviglioso cigno rosa?) a cui si dava l’ultimo sguardo di sera, prima di prender sonno. Fruzzetti tocca queste corde, stavolta più dolci, rispetto a lavori precedenti di più forte impatto emotivo, e scherza forse coi suoi ricordi personali ma anche, quasi sicuramente, con quelli di molti di noi riportandoci a sensazioni comuni. Al gusto sempre molto composto e “organizzato” delle sue composizioni alle quali ci guida già da tempo, si aggiunge qui una spensieratezza, una leggerezza quasi calviniana (nel senso, ovviamente, di Italo) nel tratteggiare il mondo con lo stupore e la sincerità di un Marcovaldo.
Concordo con queste tue riflessioni, grazie!
Mi è capitato recentemente di andare a Nettuno per una premiazione di un concorso fotografico, non ero io il premiato. Quindi ho ricordi di quel luogo della costiera tirrenica ben precisi, che ritengo molto diverso per esempio con altri dell’adriatica che conosco meglio per frequentazione. Questo tipo di foto, o molto simili, le ho fatte anch’io al lido degli Scacchi negli anni 90, e credevo ciecamente fare fotografia non dipende mai dal luogo dove si è, le avevo intitolate Sestri Ponente ( o Levante).
Queste immagini non sono state scattate a Nettuno, ma in uno stabilimento balneare in provincia di Pisa che si chiama Nettuno. Sarei curioso di vedere le sue immagini simili a queste…