IL PESO DELLA NEVE SULLE FOGLIE – di Lorenzo Bagnoli
Marzo 2020. Pandemia covid-19. In una casa, dove lei è un medico che lavora in ospedale, si viene messi nella condizione iniziale di non sentirsi al sicuro neanche tra le mura domestiche. La paura del contatto crea una separazione invisibile, ma presente. Lo spazio finora condiviso diventa teatro di solitudine, vuoto fisico e assenza di certezza. Tutto si ferma, il tempo si dilata, restiamo in attesa, impotenti, l’unico movimento è la danza della luce che disegna muri e pavimenti, indica oggetti, proietta ombre e illumina le solitudini. Ma credo che la consapevolezza delle nostre fragilità possa essere la scintilla per ritrovare la forza. Come un albero segnato dall’inverno reagisce con le sue prime gemme, così ci adattiamo alla nuova normalità e abbattiamo i muri che ci separano.
“La foglia di bambù si piega sotto il peso della neve che cade, fino a che la neve scivola via, e la foglia torna alla sua posizione naturale.” [Herrigel – lo zen e il tiro con l’arco].
Lorenzo Bagnoli (2020)
IL PESO DELLA NEVE SULLE FOGLIE
di Lorenzo Bagnoli
Profondo, intenso.
Lavoro molto bello che lascia nello spettatore una sensazione di vuoto e di dolore, la solitudine cui ci costringe il virus, l’ansia del contagio, l’insicurezza del domani. Uno spiraglio di speranza nell’ultimo abbraccio.
In questo significativo lavoro di Lorenzo Bagnoli, ho avvertito sin dalle prime immagini (quella iniziale che rappresenta il momento che precede l’atto di uscire fuori, e di affrontare i rischi che comporta la lotta contro un nemico che non conosci e che non puoi vedere), di come la pandemia abbia stravolto la quotidianità: le abitudini all’interno della propria casa, la solitudine e quindi il silenzio nelle strade, i palazzi che visti dall’esterno sembrano vuoti, anche gli alberi lungo le vie sembrano aver perso la loro vitalità, nulla ha più lo stesso “sapore” al quale eravamo abituati, e la vita si presenta in una dimensione di sofferenza e rabbia, una prigione invisibile di paura e ansia. La scelta dell’autore di utilizzare il bianco e nero, gli ha dato modo di scavare più a fondo nelle sensazioni di chi osserva il suo operato, nella foto finale il gesto di perdersi in un abbraccio, dà ancora più fiato al grido di quella speranza che non dobbiamo mai perdere. Complimenti all’autore.
I commenti del Direttore:
Il portfolio di Lorenzo Bagnoli è un’opera introspettiva della propria vita famigliare durante il lockdown primaverile. Ora siamo tornati in quella stessa condizione esistenziale.
Lei è medico e quindi a sicuro contatto diretto col virus, è inevitabile il suo timore di contagiare il proprio compagno.
Ecco che si forma, tra le mura domestiche, quella “separazione invisibile” di cui parla l’autore nella presentazione.
Di questa narrazione privata, inevitabilmente possiamo comprendere solo gli aspetti che ci sono comuni; fatalmente un mondo di segni resta privato perché appartengono alla loro vita intima.
La denotazione fotografica irrompe nella realtà ma nel privato non può penetrare la superficie data dai simboli della quotidianità; mentre la connotazione ci pone al contatto col mistero dell’alterità di una vita di coppia.
E’ connotazione il duro gioco chiroscurale con i profondi neri che disegnano profili, e le lame di luce che irrompono in questa sospensione di normalità relazionale.
La luce scelta in ripresa e definita in post-produzione diventa la cifra stilistica di una narrazione per immagini che ben ci fa comprendere gli stati psicologici ed affettivi dei tre protagonisti. La particolare situazione sanitaria diventa un modo per comprendere quanto preziosa è la salute e la serenità della normale quotidianità che abbiamo avuto la fortuna di vivere lungamente; non immaginavamo che fosse una meta così preziosa da raggiungere e difficile da conservare.
Grazie a Lorenzo Bagnoli per la condivisione di questa profonda narrazione fotografica.
Mi unisco ai complimenti dei commentatori precedenti poiché l’opera mostrata ha la caratteristica di coinvolgere il lettore in un’empatia da cui è difficile sfuggire.
Un messaggio chiaro di difficoltà, di attesa, di angoscia ed infine di speranza che “passa” con la stessa facilità con cui si beve un bicchier d’acqua.