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AMBIENTE CLIMA FUTURO_Elaborazione del Concept_15, a cura di Claudia Ioan

Riflessioni introduttive sul tema del Progetto nazionale, LAB Di Cult 078 Umbria e il LAB Di Cult 091 Lazio.

“Le Foreste a precedere le Civiltà, i Deserti a seguire”
Aforisma di François-René De Chateaubriand (1768-1848)

 

AMBIENTE CLIMA FUTURO: un tema caldo – è il caso di dirlo -, quello del Progetto fotografico collettivo nazionale della FIAF 2020-21, che ci costringe a guardarci intorno e a guardarci dentro, senza fuga possibile. Ci spinge a indagare il passato, ad analizzare la realtà in cui siamo immersi, e a cercare di mettere a fuoco il nostro orizzonte.

Un tema ampio, che nel corso di questi due anni il LAB 078 Umbria e il LAB 091 Lazio hanno affrontato da molteplici punti di vista, cercando di cogliere le sfaccettature principali delle tre tematiche connesse cumulate nel Progetto, offrendo senza preclusioni contributi della scienza, dell’arte, della letteratura e della fotografia su cui riflettere, nel tentativo di ricomporre un quadro d’analisi esteso. Quelli offerti qui sono interrogativi sorti immediatamente alla mia mente, corredati di alcune riflessioni introduttive.

Come nasce, la coscienza ambientale? Dove nasce? E dove si inserisce la fotografia, in questo processo di costruzione della consapevolezza? La fotografia può trasformare il mondo?

Il termine italiano “ambiente” deriva dal latino ambiens, -entis, participio presente del verbo ambire, “andare intorno, circondare”. Anche in altre lingue europee, la parola “ambiente” richiama l’idea di una circolarità ed esprime l’atto dinamico del circondare. L’ “Ambiente” si configura come un complesso attivo di elementi che si muovono in un contesto comune, influenzandosi reciprocamente. L’Ambiente non è solo un insieme di fatti (gli elementi che lo compongono), ma anche luogo di atti (le dinamiche che intercorrono tra gli elementi): in una parola, è anche luogo di modificazioni e processi storici. In esso vivono l’una accanto all’altra natura e cultura. (Fonte: Filosofie dell’ambiente, di Serenella Iovino)

Natura e ambiente sono spesso considerati sinonimi, eppure la filosofia dell’ambiente è una realtà recente, mentre una filosofia della natura esiste di fatto dal tempo degli antichi greci. La natura è stata protagonista multiforme nella storia del pensiero a tutte le latitudini: dimora degli dei, specchio della creazione insieme all’uomo, entità da dominare o da conoscere; è stata trattata dall’arte, dalla scienza e dalla morale, e dalla letteratura. Dal momento della sua nascita, nel 1839, la fotografia non fa eccezione e inizia a occuparsi di ambiente molto presto in quei luoghi del pianeta in cui l’attenzione alla natura era più sollecitata. Teniamo presente che le idee, le parole, l’arte, avevano formato la visione e la coscienza relativamente ad ambiente e natura ben prima della nascita della fotografia: quest’ultima va a poggiare su categorie della mente e del sapere già formate, e con la sua forza ne esalta e diffonde ulteriormente il portato, creando al contempo riflessioni nuove indotte dalla specificità del mezzo. La fotografia ha lo stesso potere della parola e, come vedremo, può modificare il mondo.

“La crisi ambientale ha dato vita a un’intensa attività di ricerca in molti campi diversi: scienze naturali, ingegneria, medicina, salute pubblica, politica. […] Le politiche ambientali del futuro non saranno portate avanti solo dal progresso tecnologico o da atti legislativi, ma anche, in modo molto profondo, dall’immaginazione e dai valori culturali. Il potere della NARRAZIONE e quello dell’IMMAGINE sono stati e continueranno a essere cruciali.”

 (Lawrence Buell, La critica letteraria diventa eco,  2009)

Storicamente, in quale momento la natura entra nelle forme espressive praticate dall’uomo?

In realtà, fin dalle origini dell’uomo: già le primissime arti visive, in forma di graffiti e pitture rupestri realizzati dall’uomo di Neanderthal 65.000 anni fa in Spagna (ben 20.000 anni prima dell’’arrivo dell’Homo Sapiens), incorporavano la natura per definizione, e aiutavano l’uomo a riflettere sul suo posto nel mondo.

 

Le prime pitture rupestri
Le prime pitture rupestri

 

Il paesaggio come genere autonomo con la natura come soggetto inizia a comparire nelle arti visive in Estremo Oriente circa 1.500 anni fa. In Cina, ad esempio, l’uomo ritrova se stesso in una natura di cui è parte integrante in armonia: vi è fusione tra il pittore-letterato e la natura. In Oriente il paesaggio è sempre culturale e spirituale; vi è comunicazione tra uomo e natura, e ciò che viene rappresentato è anche il mondo interiore. La pittura orientale ha perpetuato con orgoglio gli stessi temi e gli stessi stilemi, coltivando e raffinando le tecniche e l’estetica della tradizione e dei grandi maestri, spesso incorporando la poesia all’interno della pittura stessa.

 

(Solo nella nebbia) – Fan Kuan; XI secolo; rotolo appeso, inchiostro su seta – National Palace Museum Taipei

 

Nella pittura occidentale invece bisognerà aspettare il Trecento-Quattrocento perché il paesaggio si trasformi da sfondo (simbolico o regolato dal divino) in soggetto. Il rapporto tra uomo e natura continua a evolvere e la pittura registra tutte le trasformazioni: si pensi a Pieter Bruegel il Vecchio e alla natura come luogo in cui l’uomo vive e agisce, procurandosi tutto ciò di cui ha necessità, dal sostentamento al momento ludico. Il cinema di Andrej Tarkoskij lo ha omaggiato, servendosene come ambientazione e ispirazione.

 

Cacciatori nella neve, dipinto a olio su tavola di Pieter Bruegel il Vecchio, 1565, Kunsthistorisches Museum di Vienna

 

Volendo spaziare oltre la nostra tradizione, possiamo volgere lo sguardo all’India e concordare con Amitav Ghosh quando dice che il tratto che contraddistingue gli esseri umani come specie è la capacità di esprimere il mondo attraverso le storie. Nel suo libro Il Paese delle Maree, lo scrittore indiano, grande esponente dell’Eco-Criticism, ci racconta la mitologia indiana e in particolare l’affascinante storia di BonBibi, Regina delle Foreste di mangrovia (le Sundarbans, immensa eco-regione Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1997), spirito guardiano e dea venerata da induisti e musulmani insieme: un esempio illuminante della perdita dell’equilibrio originario tra esseri umani e natura inviolata a causa dell’avidità e del sovra-sfruttamento delle risorse da parte dell’uomo.

 

 

Le Sundarbans viste da satellite

 

L’Eco-Criticism ha ben analizzato il rapporto tra Letteratura e ambiente. Un raccordo prezioso tra la saggezza dell’India e il mondo occidentale è offerto da Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre, che nel suo sorprendente romanzo La Capanna indiana del 1791 offre al suo pubblico quella che per l’Occidente è una rivelazione: la verità, così come il segreto di ogni saggezza ricevuto da un occidentale nel profondo di una foresta indiana dalla viva voce di un Paria (un Intoccabile, l’uomo più umile della Terra), è da ricercarsi nella natura, a cui si deve rispetto.

 

Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre

 

La chaumière indienne – La capanna indiana, di Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre

 

Con il Romanticismo, nasce una nuova percezione dell’ambiente in cui l’uomo vive immerso; si pensi alle Meditazioni sulla Natura di Johann Wolfgang Goethe: in questa raccolta, frutto di decenni di studi, il letterato si propone in altra (e sorprendente) veste, offrendo i risultati senza tempo della sua ricerca di contatto tra scienza e natura.

Uno dei primi casi di Letteratura – anche – al servizio dell’ambiente è rappresentato da William Wordsworth, padre del Romanticismo e del Naturalismo inglese. Suoi i versi “Come forth into the light of things,/Let Nature be your teacher… Come forth, and bring with you a heart/That watches and receives.” (Da The Tables Turned), bizzarro invito da parte di un letterato a mettere da parte i libri e immergersi invece nella natura per trovare l’insegnamento più autentico. Insieme ai Lake Poets e grazie alle sue straordinarie opere a metà tra Poesia elevata e Guida turistica, instilla l’amore e il rispetto per il Lake District (Inghilterra del Nord), luogo amato da illustri artisti quali Turner e destinato a diventare Parco nazionale.

 

William Wordsworth

 

Il Lake District in un dipinto di Turner

 

Anche la Pittura riflette il cambiamento: Caspar David Friedrich resta insuperato nell’espressione del senso del Sublime, sancendo la Rückenfigur (la figura di spalle, che in origine avrà il senso di ricerca in solitudine di comunione con la natura, nella quale il fruitore può immedesimarsi nella contemplazione) quale espediente compositivo che avrà larga fortuna nella pittura, nella fotografia e nel cinema. Nelle rappresentazioni di Friedrich, l’uomo è infinitamente piccolo di fronte alla maestosità e alla forza inquietante della Natura, che suscita un sentimento tra fascinazione e turbamento. Una citazione manifesta si rinviene nella fotografia contemporanea con Elina Brotherus.

 

Viandante sul mare di nebbia, olio su tela, 1818, di Caspar David Friedrich

 

Tombeau immaginarie 26, Autoritratto di Elina Brotherus, 2019 ©

 

L’Ottocento è un periodo maturo per nuove riflessioni: non a caso nel 1866 nasce l’Ecologia, “la scienza comprensiva delle relazioni tra l’organismo e il suo ambiente”, nelle parole di Ernst Heinrich Haeckel, naturalista e padre di questa giovane scienza. Haeckel ci stupisce per la sua capacità di integrare l’Arte e la Scienza nella sua opera, che ha il mondo naturale come oggetto di studio.

 

Tavola tratta da Art Forms in Nature di Ernst Haeckel

 

Ernst Haeckel

 

Con la Rivoluzione Industriale, intanto, la Natura si trasforma in un bacino di risorse a cui attingere; nel frattempo, nasce il nuovo approccio evoluzionista di Charles Darwin, basato sulla visione di Erasmus Darwin, di cui era nipote, il quale aveva affidato alla poesia le sue osservazioni naturalistiche e il suo concetto di natura come Slaughter-House, un sistema di forze in competizione. A questo punto l’essere umano è parte della natura insieme agli altri esseri viventi, è una forza in campo insieme alle altre, e l’adattamento prevale sul finalismo.

Cosa avveniva oltreoceano? 

L’America offre un esempio a sé stante di rapporto con la natura, dando vita al filone della Conservation Photography, la fotografia in difesa dell’ambiente. Il rapporto con lo spazio sterminato, in larga parte incontaminato ma già in via di mutamento per mano dell’uomo (si pensi alla costruzione delle ferrovie come vie di conquista e insediamento nel Selvaggio Ovest, ben documentata fotograficamente), induce sentimenti complessi.

In America, la pittura illustra molto bene i rischi della civiltà: nel suo ciclo di cinque dipinti dal titolo The Course of The Empire, 1833-36, Thomas Cole mette in scena la sua allegoria dell’America: una parabola che conduce dallo stato selvaggio alla civiltà, e dall’apice della civiltà all’estinzione dell’uomo.

 

The Course of the Empire, V, di Thomas Cole, 1833-36

 

La letteratura e la filosofia si mescolano inscindibilmente grazie ai Trascendentalisti e a Henry David Thoreau: la natura diviene oggetto di pratica filosofica e stile di vita, come in Walden o la vita nei boschi, in cui viene narrata l’esperienza personale e diretta  di Thoreau di una vita a contatto totale con la natura incontaminata, rifuggendo dalle logiche mercantili della società. 

 

Henry David Thoreau

 

Quando viene inventata la fotografia, l’America è un Paese ancora giovane ma già molto consapevole della bellezza allo stesso tempo potente e fragile della sua meravigliosa natura. Grazie anche all’opera di promozione di Oliver Wendell Holmes (grande ingegno americano multiforme, inventore tra le altre cose dello “stereoscopio americano”), la fotografia delle bellezze naturali americane si diffonde precocemente, in modo inarrestabile: grazie all’esperienza sensoriale resa intensa dal dettaglio delle stampe ricavate da grandi lastre (mammoth plates) e dalla tridimensionalità plastica della stereografia, le immagini dell’800, stampate e vendute in numeri impressionanti, muovono le corde più profonde creando al contempo attenzione e sensibilità. Allo stesso tempo, la fotografia di paesaggio si tramuta in guida con i testi a corredo aggiunti sul retro delle stampe fotografiche che danno indicazioni sulla fruizione dei luoghi. 

Oliver Wendell Holmes
Lo stereoscopio inventato da Oliver Wendell Holmes

 

Holmes raccomanda al pubblico americano di conoscere la loro America, prima di affrontare viaggi all’estero; e a questo fine promuove lo straordinario lavoro, oggi riscoperto e molto apprezzato, di fotografi pionieri quali Carleton Watkins, fotografo raffinato e di talento che ebbe una vita complessa e avventurosa, e William Henry Jackson, il quale ebbe una carriera lineare e di successo internazionale. A loro si devono le prime fotografie di luoghi inesplorati, affascinanti, pericolosi e impervi che successivamente diventeranno dei classici riproposti da Maestri del calibro di Ansel Adams, il quale, lo ricordiamo, operò per l’intera vita come attivista ambientalista del Sierra Club. C’è un filo che lega l’opera di questi fotografi: tutti e tre hanno dimostrato devozione per la bellezza ancora incontaminata di una natura maestosa ma soggetta a trasformazione e antropizzazione, con tutti i rischi connessi; si sono dimostrati fotografi impegnati; e le fotografie di ciascuno di loro, circolando tra i politici e i rappresentati del Congresso americano, hanno condotto alla promulgazione di leggi istitutive di Parchi nazionali direttamente riconducibili al loro lavoro fotografico: lo Yosemite per Watkins, lo Yellowstone per Jackson e il King’s Canyon per Adams. Il loro impegno ha avuto un riscontro concreto e sorprendente, e ha ispirato l’opera di generazioni successive di fotografi, dando ragione a Lawrence Buell sul potere dell’immagine.

 

Fotografia di William Henry Jackson ©

 

Fotografia di Carleton Watkins ©

 

Fotografia di Ansel Adams ©

 

Lo stesso Sebastião Salgado si colloca nel solco tracciato da questi suoi predecessori, impegnandosi ad agire concretamente in favore dell’ambiente attraverso la fotografia e non solo: piantando due milioni di alberi nella zona della sua fazenda di famiglia in Brasile, ha realmente modificato l’ambiente e il clima di un’area significativa del pianeta.

 

      

 

Torniamo alla questione della costruzione della coscienza ambientale. Silent Spring di Rachel Carson è un libro epocale pubblicato nel 1962; la prima Giornata della Terra risale al 1970; indubbiamente, nel secondo Novecento la coscienza ambientale ha fatto un cammino clamoroso. 

 

     

 

Oggi, in epoca di Grande Accelerazione e Antropocene, sono innumerevoli i fotografi che operano nel campo della Conservation Photography: tra questi, Edward Burtynsky, Yann Arthus-Bertrand, Daniel Beltrá.

 

Fotografia di Daniel Beltrà ©

 

Fotografia di Daniel Beltrà ©

 

Nick Brandt ha invece scelto di incorporare autentica fotografia naturalistica all’interno di lavori potentemente concettuali quali Inherit The Dust.

 

Fotografia tratta da Inherit The Dust, di Nick Brandt, 2014 ©

 

Joel Sartore, a sua volta, è l’autore del titanico progetto The Photo Ark (fotografie di 12.000 specie viventi prima che scompaiano) per il National Geographic, lo storico magazine che alla svolta del secolo, nel 1906, aveva ospitato per la prima volta le straordinarie fotografie naturalistiche notturne di George Shiras III, anch’egli impegnato per l’ambiente.

 

George Shiras III e il suo assistente al lavoro, 1893 ©

 

Fotografia di George Shiras III ©

 

Così Joel Sartore definisce la Conservation Photography: “The typical nature photograph shows a butterfly on a pretty flower. The conservation photograph shows the same thing, but with a bulldozer coming at it in the background. This doesn’t mean there’s no room for beautiful pictures, in fact we need beautiful images. It does mean that the images exist for a reason: to save the Earth while we still can.”

 

Fotografia tratta da The Photo Ark, Joel Sartore ©

 

Fotografia tratta da The Photo Ark, Joel Sartore ©

 

“Salvare la Terra finché ancora possiamo”. A noi ascoltare – oltre che guardare – la fotografia.

 

Claudia Ioan

Direttrice Dipartimento Didattica (DiD) FIAF

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Un commento

  1. Molto interessante, una dimostrazione fantastica di come l’immagine sia sempre stata utilizzata nella comunicazione visiva sin dalle origini dell’Uomo.
    Complimenti all’Autrice.

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