Comunicazioni del Dipartimento

Piera Bianco – Talent Scout

 

TALENT SCOUT

Agorà Di Cult sarà il percorso di visibilità dei 4 Autori della Sezione Senior e 3 Autori della Sezione Giovani “Segnalati” dalla Commissione selezionatrice del Progetto FIAF “Talent Scout” 2022.

Le finalità di questo Progetto sono quelle di dare ai Presidenti di Circolo Affiliato FIAF l’occasione di far conoscere il lavoro di quei soci che, pur distinguendosi per capacità e passione, non hanno mai provato a confrontarsi con la platea nazionale della fotografia italiana. Ogni Presidente ha avuto la possibilità di proporre un socio della categoria GIOVANI (di età inferiore a 30 anni) e un socio della categoria SENIOR (di età superiore a 30 anni).

Piera Bianco, Socio (Senior) del Fotoclub IL GUERCINO, Cento (FE)

Autore segnalato al progetto Talent Scout della FIAF.

Mi chiamo Piera Bianco sono nata a Cento nel 1973 e ho fatto studi in ambito economico – finanziario. Nutro la passione per la fotografia fin da bambina ma solo da alcuni anni, mi sono ritagliata il tempo di imparare a fotografare con più consapevolezza.

Dopo la partecipazione nel 2015 al corso base, ho iniziato a frequentare il Circolo Fotografico Fotoclub Il Guercino di Cento di cui sono membro dal 2015 e Segretario dal 2017. Grazie al Circolo ho trovato un gruppo di amici che condividono la mia stessa passione, ho conosciuto altri fotografi dei circoli vicini con i quali è molto importante confrontarsi e relazionarsi.

La mia esperienza e ricerca nel mondo della fotografia mi ha portato fin da subito in una direzione che è quella delle emozioni. Dopo che ho appreso le nozioni tecniche mi son resa conto che quello di cui ho bisogno è la capacità di percepire e catturare le emozioni, la capacità di ascoltare e osservare per poi cercare di trasmettere attraverso i miei scatti.  E questo modo di approcciarmi alla fotografia lo ritrovo in tutti i generi che ho sperimentato dallo sport al ritratto, dalla street al paesaggio.

Viene definita anche fotografia emozionale quella che dovrebbe catturare e raccontare le emozioni dei soggetti ritratti.

Così che, nel mio percorso, dal ritratto, sono passata all’autoritratto, usandolo come strumento d’indagine interiore tanto da diventare un momento di ricerca, di comprensione, di esternazione di una sensazione.

Credo che guardare un autoritratto sia come osservare una piccola parte di anima, quella che l’autore ha deciso di mostrare; è per questo che non è semplice denudarsi davanti al mondo, scoprire le proprie debolezze e lasciare percepire agli altri i propri più intimi pensieri, ma è estremamente liberatorio. La fotografia mi permette di trasformare i miei timori, le sensazioni in immagine, mi svuota la testa e mi rende leggera. Trovarsi davanti all’obbiettivo da soli può essere terrificante, aumenta la vulnerabilità ma permette un’autoanalisi delle emozioni più profonde.

In questa raccolta fotografica ho deciso di presentare proprio il tema dell’autoritratto al quale mi sento in questo momento molto vicina.

Le Opere

 

Trittici:

 

Biancovestito

 

Chi sono io

 

Cibo

 

Inquietudine

 

Senza primavera

 

Un fiore

 

Portfolio: Speranza

speranza è una piccola rosa sbocciata tra i sassi, ma illuminata da un sole radoioso.
speranza è l’attesa di qualcosa che si augura che avvenga o sia fatta per il proprio bene.
speranza è solitudine, speranza è gioia di vivere, speranza è amore, è futuro, è bene, è sofferenza, è dolore, è Dio.
speranza è un’illusione che ci permette di vivere secondo le nostre più sincere emozioni, è un’illusione che ci crea il cuore e che ci aiuta a tranquillizzare l’animo dai suoi mille dubbi contrastanti, chiamati sentimenti.

Ammiro le persone col sorriso sulle labbra, piene di vita e di speranza, consapevoli di non aver sperato invano.

 

 

 

Portfolio: Alla ricerca del legame perduto

“Ciò che in noi è ferito chiede asilo alle più minute cose della terra”
c
itazione dal libro “La presenza pura” di C. Bobin

La mia presenza nell’ambiente (con le sue radici nell’acqua, nell’aria, nella terra e nel fuoco) vuole essere una figura umile, silenziosa, minuta. Una pura presenza che non vuole disturbare ma cerca un legame, un rifugio, una consolazione o delle risposte a propri quesiti e magari trova quello che cerca.

 

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4 commenti

  1. Non ci sono foto singole tra i lavori presentati da Piera Bianco, vediamo diverse opere composte da più immagini contraddistinte da un titolo.
    Questo primo aspetto è molto significativo nel suggerire l’approccio con le sue opere che nascono da un sentimento che poi diventa pensiero durante il processo creativo che porta Piera a definire prima dello scatto i contenuti e la composizione di ogni singola immagine.
    Interessante notare quanto sia per lei efficace il trittico (tre immagini), infatti mentre il dittico (due foto) tende a suggerire alla mente del lettore una sola immagine composta dal senso delle due, il trittico pone in essere una narrazione che presuppone una distinzione di un’immagine dall’altra ed ecco che si accende un ritmo nel quale si aggregano i diversi aspetti che compiono la trattazione tematica.
    Anche il primo portfolio “Speranza” è costruito con un multiplo del trittico (6 immagini), evidentemente l’autrice trova in questa metrica un’armonia. “Speranza” è un’opera profonda per la coerenza del concept strutturalmente concettuale, formato da immagini (a dittico) dove in basso presenta il volto in diverse espressioni gestuali e nella parte superiore mostra il riflesso nella realtà di quello stato d’animo. La coerenza del profilo cromatico conferisce un’estetica che fa sentire l'”idea centrale” che dall’interiore proietta la persona verso il rapporto col reale.
    Il portfolio “Alla ricerca del legame perduto” presenta uno stacco importante dalle altre opere. Ciò è comprensibile perché nasce dal tema dato “Ambiente Clima Futuro”, questa intrusione ha rotto quella intimità che Piera Bianco ha pienamente sviluppato nelle altre opere dal tema introspettivo che lei ha scelto spontaneamente. Comunque anche in questo diverso esercizio espressivo mantiene una forte presenza personale nel determinare il senso.
    Talent Scout si rivela un’attività preziosa per conoscere autori che nascono nei Circoli Fotografici, attraverso un complesso di opere esaustivo. In questo caso ha permesso a Piera Bianco di condividere la sua poetica e il suo talento. Noi ora che la conosciamo aspettiamo tante altre belle rivelazioni, complimenti!

  2. Dai lavori di Piera Bianco traspaiono l’intenzionalità del fotografare per temi e il tentativo ricercato di allineare il significante al significato. L’Autrice insegue una fotografia non semplicemente descrittiva, ma portatrice di significati e valori che trascendono il piano puramente denotativo, letterale per così dire; una fotografia simbolica, concettuale, allusiva, cui affidare il compito di mediare un messaggio. La scelta di raggruppare gli scatti in trittici dà forma a una vera e propria narrazione, dove ciascun fotogramma ha un significato proprio ed assume ulteriore forza e specificità espressiva nel rapporto dialogico con gli altri. Una narrazione che per Piera è anzitutto rivelazione del sé, proiezione esteriore dell’universo dei propri valori, condivisione di un moto dell’animo, e presuppone un radicale cambiamento di prospettiva, in cui l’obiettivo risulta rivolto verso se stessa e la propria immagine, il proprio corpo, sperimentando l’autoritratto sia come modalità espressiva dell’idea progettuale, sia come strumento di introspezione.
    Il linguaggio dei lavori presentati, coerente nei singoli portfolio, si caratterizza ora per l’utilizzo del bianco e nero, ora del colore, talvolta declinato in tonalità tenui e luci soffuse, diffuse, rese ancor più evanescenti da un mosso creativo ben dosato. I lavori di Piera si inseriscono nel filone lungo e ampiamente esplorato di una ricerca sul sé corporeo che ha spinto a chiedersi se esista uno specifico modo del guardare al femminile.
    Ancora il colore e il sé nello spazio sono elementi ricorrenti del portfolio “Alla ricerca del legame perduto”, dove sono ancora presenti i tagli stretti e i primi piani dei trittici, ma prevalgono inquadrature più larghe in cui si evidenzia in contatto tra l’elemento umano e l’ambiente naturale, nel tentativo di ripristinare una connessione con gli elementi e la nuda terra, che altro genere di connessioni e di stili di vita hanno compromesso.

  3. Mi complimento con Giuseppe Viviano per i commenti che ha scritto durante queste feste di fine anno. Giuseppe, dalla Sicilia, ha iniziato nel Maggio del 2022 il suo percorso per la figura di Tutor Fotografico ma se notate il suo Profilo -https://fiaf.net/agoradicult/2022/05/12/giuseppe-viviano/ – è dal 1995 che ha iniziato a coltivare la passione fotografica in modo serio e continuativo, raggiungendo un ottimo livello di analisi della fotografia, come dimostrano i commenti che ha scritto spontaneamente.

    Lo ringrazio per l’impegno e la considerazione che ha espresso verso Agorà Di Cult nell’affidargli le sue dense riflessioni.
    Il suo linguaggio è colto e divulgativo, due qualità necessarie per essere culturalmente aperti e inclusivi degli altri. Dal 2012 su Agorà Di Cult hanno scritto tante figure che qui hanno iniziato a manifestarsi, per crescere nelle proprie capacità e poi seguire altri Dipartimenti FIAF, l’avvento dei social ha assorbito l’interesse e la presenza a spese dei commenti sul nostro blog.
    Questi commenti di Giuseppe Viviano ci riportano in quella rigogliosa passata stagione e mostrano che sulla fotografia si può parlare, ben più che con delle esclamazioni che comunque ci fanno piacere sui post dei sociali Agorà Di Cult.

    Penso che la profondità del sentire espressa dalla parola, ha bisogno di un po’ di silenzio (visivo), di concentrazione appassionata su un autore o su un’opera goduta per esteso, ha però bisogno anche di lettori che incoraggino chi ci prova a formulare il senso grazie all’analisi del lnguaggio. Grazie Giuseppe per questi commenti che ci risvegliano!

    1. Caro Direttore, grazie per il tuo pensiero e soprattutto per avermi accolto in Agorà di Cult. Oltre a fare fotografia, mi piace guardare le fotografie altrui, leggere e interrogarmi su di esse. Condivido in modo particolare il passaggio in cui affermi che intorno alla “fotografia si può parlare”: solo parlandone, comunicando e scambiando punti di vista, si può crescere e allargare il proprio modo di vedere.
      Ancora grazie!

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