Saggistica

La Scuola di Düsseldorf – Terza parte: Andreas Gursky

a cura di Maurizio Cintioli

Nato in Germania nel 1955, Andreas Gursky è stato allievo dei coniugi Becher  tra il 1980 e il 1987. Oggi è considerato uno dei fotografi più influenti del panorama della fotografia contemporanea, noto per le sue straordinarie immagini che catturano la complessità e la grandiosità del mondo moderno. Con una maestria tecnica impeccabile e un’attenta osservazione del nostro ambiente, Gursky ha rivoluzionato il modo in cui vediamo e comprendiamo la fotografia. Attraverso le sue immagini, trasforma paesaggi urbani e industriali in opere d’arte suggestive, affrontando temi come la globalizzazione, il consumismo e il potere dell’immagine nella società contemporanea.

 

 

L’impassibilità e l’oggettività del suo sguardo fotografico si palesano nell’allontanamento dal soggetto delle sue opere. Gursky osserva con distacco psicologico e fisico il mondo che lo circonda e gli spazi creati dall’uomo per le sue attività lavorative e ricreative. Porti, grandi magazzini, mercati finanziari, alberghi e stadi vengono analizzati nei minimi dettagli in stampe di grandi dimensioni. Luoghi lontani sui quali, sembra suggerire l’autore, non è possibile intervenire. L’unica possibilità è quella di assistere e vedere in lontananza lo svolgersi della vita.
Le sue foto, spesso frutto di manipolazioni digitali, presentano una profondità di campo straordinaria, che permette di catturare scene affollate e complesse con una nitidezza impressionante.
Opere che non sono riunite in serie, ma che vivono della loro singolarità.

Una mappatura della vita contemporanea governata da una forza che non è possibile vedere da una posizione in mezzo alla folla”, come fatto notare da Charlotte Cotton nel suo libro “La fotografia come arte contemporanea”, che pone l’accento sulla sensazione di onniscienza che le immagini di Gursky riescono a suscitare.
Prendendo in prestito la terminologia utilizzata dalla narratologia, possiamo affermare che il fotografo tedesco appare come un vero e proprio narratore onnisciente, capace di elevarsi al di sopra delle parti e adottare un punto di vista neutro. Una focalizzazione zero dell’immagine.

 

 

L’opera di Gursky ha avuto un impatto significativo sulla fotografia contemporanea. La sua attenzione ai dettagli e alla composizione ha ispirato numerosi artisti e fotografi. La sua abilità nel catturare la grandiosità e la complessità del mondo moderno ha influenzato anche altre discipline artistiche, come la pittura e il cinema. Analizzare l’ascesa di questo fotografo è illuminante per capire le logiche di un mercato, quello dell’arte contemporanea, che può sembrare governato esclusivamente dall’irrazionalità.

Il cammino artistico di Gursky inizia nei primi anni novanta con diverse mostre in Germania e Svizzera, una partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1990, quindi a Londra nel 1995 e nel 1996 alla Biennale di Sydney. A quel tempo, la quotazione delle sue opere si aggirava tra i 2 e i 3 mila dollari, un’inezia rispetto alla sua quotazione di oggi.
La sua carriera decolla veramente nel 1998, anno in cui vince un premio di fotografia della Private Citibank, nonché anno della sua prima mostra negli Stati Uniti e di una retrospettiva al Museo dell’Accademia di Düsseldorf. In quello stesso anno una sua opera di grande formato supera per la prima volta la soglia dei 10 mila euro. Riproposta successivamente all’asta, la stessa opera è stata venduta per l’equivalente di 44.600 euro. Nel duemila, anche grazie alla notizia che il MoMA di New York sta preparando una mostra monografica, un’opera di Gursky sfiora i 300 mila euro all’asta, un livello di prezzo che raddoppierà abbondantemente l’anno della sua consacrazione da parte del museo newyorkese. Nel novembre 2001, la casa d’aste Christie’s vende un’opera, già esposta al MoMA intitolata “Paris, Montparnasse”, partendo da una stima pari a 340 mila euro per arrivare ad un prezzo finale di aggiudicazione di 680.400 euro. Le quotazioni raggiunte dalle opere di Gursky divengono di fatto un indicatore della tendenza del mercato della fotografia.

 

 

Nel 2010 entra a far parte di una ristretta schiera di artisti rappresentati dal noto gallerista Larry Gagosian, una delle figure più influenti nel mercato dell’arte attuale.
Il 2011 è forse l’anno decisivo per la consacrazione della fotografia nel sistema dell’arte contemporanea. “Rhein II”, un monumentale, quanto anonimo, paesaggio realizzato da Andreas Gursky, viene venduto per la cifra sbalorditiva di 4.338.500 dollari.

Se si vogliono comprendere i motivi per i quali “Rhein II” ha raggiunto una tale quotazione, non si può non partire dal cammino artistico di Gursky e dalla sua consacrazione da parte di istituzioni prestigiose come il MoMA. Il valore artistico ed economico paiono andare di pari passo e le quotazioni aumentare nel corso degli anni, spinte dalle esposizioni in musei e gallerie di tutto il mondo, che in qualche modo certificano il valore dell’artista. Sembrerebbe, come sostenuto dal filosofo Arthur C. Danto che “ciò che fa diventare un oggetto un’opera d’arte è esterno all’oggetto stesso”.

 

 

 

In altre parole l’opera d’arte contemporanea è tale se viene riconosciuta e accolta in un ambito artistico: museo, galleria, critici del settore, curatori, riviste specializzate. Sono queste istituzioni che di fatto certificano l’artisticità di un’opera.
Diviene allora del tutto sterile interrogarci sulla qualità estetica di “Rhein II”, poco importante porci domande sulla sua anonimità fotografica. Non sono queste le caratteristiche da considerare per giudicare quest’opera fotografica. Dovremmo invece interrogarci sul fatto che gli altri esemplari della stessa edizione sono esposti al MoMA, alla Pinakothekder Moderne di Monaco, alla Tate Modern di Londra e alla Glenstone Collection di Potomac. Sono loro in questo caso a “certificare” il valore del lavoro di Gursky.

Fino al 7 gennaio 2024 è possibile vedere alcune delle sue opere a Bologna alla Fondazione MAST. La mostra “Visual Spaces of Today”, comprende più di 40 immagini dell’artista e abbraccia un arco di tempo che va dai primi lavori (Dolomiten, Seilbahn I, 1987) alle fotografie più recenti (V&R II e V&R III, 2022).
Un’occasione da non perdere per meglio conoscere l’opera e lo sguardo di Andreas Gursky che, con la sua personale visione, ha contribuito in modo fondamentale a far entrare, a pieno titolo, la fotografia nel mondo dell’arte contemporanea.

Maurizio Cintioli

 

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button