Questo portfolio l’autrice l’ha realizzato partecipando al LAB Di Cult 143 FIAF che ha affrontato il tema dato “CONFINI”. Penso che questa opera, come gran parte delle opere realizzate per questo progetto tematico, ben difficilmente sarebbe stata creata senza il percorso mentale condiviso nell’esperienza Laboratoriale.
Dico creata, e non realizzata, perché la realizzazione (nel dar il senso del fare) non tiene conto del percorso che porta alla necessità di esprimere l’idea maturata dalla fotografa, lentamente nelle serate di incontro laboratoriali.
Per i fotografi del suo laboratorio questo sguardo così diretto con l’alterità del corpo dell’Altro, è stata una scelta naturale nell’ambito del tema CONFINI, mentre per chi si approccia dall’esterno probabilmente si rende necessario maturare un approccio all’opera che permetta di comprendere la profondità del sentito dell’autrice.
Un sentito che ben è manifesto dalle poche parole della sinossi, un minimalismo che vorrebbe creare silenzio attorno alle immagini… perché esse possano comunicare i propri messaggi sensoriali che ci portano alla scoperta del nostro confine identitaria.
Questo portfolio l’autrice l’ha realizzato partecipando al LAB Di Cult 143 FIAF che ha affrontato il tema dato “CONFINI”. Penso che questa opera, come gran parte delle opere realizzate per questo progetto tematico, ben difficilmente sarebbe stata creata senza il percorso mentale condiviso nell’esperienza Laboratoriale.
Dico creata, e non realizzata, perché la realizzazione (nel dar il senso del fare) non tiene conto del percorso che porta alla necessità di esprimere l’idea maturata dalla fotografa, lentamente nelle serate di incontro laboratoriali.
Per i fotografi del suo laboratorio questo sguardo così diretto con l’alterità del corpo dell’Altro, è stata una scelta naturale nell’ambito del tema CONFINI, mentre per chi si approccia dall’esterno probabilmente si rende necessario maturare un approccio all’opera che permetta di comprendere la profondità del sentito dell’autrice.
Un sentito che ben è manifesto dalle poche parole della sinossi, un minimalismo che vorrebbe creare silenzio attorno alle immagini… perché esse possano comunicare i propri messaggi sensoriali che ci portano alla scoperta del nostro confine identitaria.