Memorie – Lab. Di Cult 216 – Voghiera (FE)

Racconti ed immagini dal Laboratorio 216
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Il progetto “Memorie” è stato per noi la seconda esperienza laboratoriale registrando una adesione quasi raddoppiata rispetto alla nostra precedente partecipazione. Il tema proposto ci ha permesso di condividere le nostre “Memorie” personali che, nel corso del laboratorio, si sono trasformate in “Memorie” collettive. In esse ciascuno di noi ha potuto riconoscere qualcosa di sè nel lavoro degli altri, scoprendo una emozionante connessione comune. Queste “Memorie” condivise sono diventate un ulteriore elemento di coesione all’interno del nostro Circolo e sicuramente daranno vita a nuove energie e collaborazioni nei progetti futuri.
Germano Nardini
Selezione Opere Autori:
MEMORIA URBANA – DANIELE BELLETTATI
“La memoria urbana si dissolve, a tratti, nel presente che disconosce il passato e fatica a immaginare il futuro. L’orizzonte del possibile si frammenta: ciò che è stato viene rimosso, ciò che è appare instabile, ciò che sarà resta indefinito, sospeso tra visioni spezzate e promesse non mantenute.”
IMPRONTE DI VITA – PAOLA CAVALLARI
La memoria prende forma attraverso il corpo Un ventre che custodisce Simbolo della vita che nasce Due braccia che accolgono, simbolo della vita che si trasforma Un volto che ama, simbolo della Vita che continua.
LA MEMORIA SOSPESA – GERMANO NARDINI
La memoria sospesa è un progetto fotografico che esplora gli spazi del circolo Arci del mio paese ormai chiuso da anni. Questo luogo, un tempo pulsante di vita e di attività, ora giace immobile, come se il tempo si fosse fermato. Una eterna attesa di ritrovare storie ed emozioni capaci di costruire nuove “Memorie”.
ANDREA SCURRIA – MEMORIE …
“Il tempo divora gli esseri tutti, ed anche se stesso; ma colui che divora il tempo avrà la meglio sul divoratore degli esseri.” ( Mūla Pariyāya Jātaka, 245) “Memorie: ciò che è stato, ciò che resta, ciò che resterà.” inteso come il tempo che scorre Nell’Enciclopedia Treccani troviamo la seguente definizione del concetto di tempo: “L’intuizione e la rappresentazione della modalità secondo la quale i singoli eventi si susseguono e sono in rapporto l’uno con l’altro (per cui essi avvengono prima, dopo, o durante altri eventi), vista volta a volta come fattore che trascina ineluttabilmente l’evoluzione delle cose (lo scorrere del tempo) o come scansione ciclica e periodica dell’eternità, a seconda che vengano enfatizzate l’irreversibilità e caducità delle vicende umane, o l’eterna ricorrenza degli eventi astronomici; tale intuizione fondamentale è peraltro condizionata da fattori ambientali (i cicli biologici, il succedersi del giorno e della notte, il ciclo delle stagioni, ecc.) e psicologici (i vari stati della coscienza e della percezione, la memoria) e diversificata storicamente da cultura a cultura.” Trasferendoci su un piano più squisitamente filosofico, secondo la prospettiva buddhista, si possono distinguere due differenti aspetti del tempo, uno esterno (o oggettivo), relativo al naturale ciclico susseguirsi degli eventi, ed uno interno (o soggettivo), legato alla percezione degli eventi stessi da parte del singolo individuo. Secondo la visione buddhista, tutti i fenomeni sono caratterizzati dalla medesima natura: genesi, evoluzione nel perdurare e dissoluzione. La percezione soggettiva discrimina il susseguirsi degli eventi in tre categorie fondamentali: passato, presente e futuro. Analogamente, tutte le esperienze fisiche o mentali sono soggette a tre caratteristiche, ovvero: sorgere, cambiare mentre si permane e svanire; ciò significa che una cosa sorge e svanisce e, fra il suo sorgere e il suo svanire, persiste come il medesimo fenomeno mentre avviene un cambiamento a livello subordinato o particolare. È in sintesi il concetto di impermanenza, uno dei cardini del pensiero buddhista: l’impermanenza di tutte le cose, di tutti i fenomeni mentali e fisici. Tutto è soggetto a cambiamento, a dissoluzione. Non accettarlo, resistere a quel cambiamento, opporre resistenza, combattere contro l’accadere delle cose, genera sofferenza. E uno dei modi per liberarci dalla sofferenza, nel pensiero orientale, è accettarla per quello che è: prima non c’era, poi arriva, poi in qualche modo cessa. Perché anche la sofferenza, come ogni pensiero, come ogni bellezza, come ogni giovinezza, come ogni esistenza, come ogni forma animale o vegetale è impermanente.
“Lascia cadere il passato. Lascia cadere il futuro. Dimora nel presente. Con cuore libero raggiungi l’altra sponda, al di là della sofferenza”. (Dhammapada versetto 348)
COORDINATORE LABORATORIO 216 : GERMANO NARDINI






























