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BRUNO VIDONI – a cura del Foto Club “Il Guercino” BFI

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BRUNO VIDONI

a cura del Foto Club
“Il Guercino” BFI

In quegli anni cominciò a far parte del Circolo, l’artista centese Bruno Vidoni il quale divenne poi famoso in tutt’Europa grazie alle idee “geniali” che gli ispirarono i falsi di guerra (Vietnam e conflitto civile Irlandese).

Ha continuato, fino alla sua scomparsa, a frequentare saltuariamente la sede del Circolo.

 “Bruno Vidoni, pittore, autore di saggi e di romanzi storici, fotografo, intellettuale centese, amava dire che “la fotografia è sempre un falso”.

E’ un falso non solo perché seleziona un’immagine e la decontestualizza, ma anche perché le dà un senso che è quello che il fotografo vuole che le si dia.

Parafrasando la scritta di quel famoso quadro di Magritte (“Ce n’est pas une pipe”), Vidoni mostrava un ritratto di donna e diceva sorridendo: “non è una donna, è una foto”. La fotografia per lui non era un documento storico o prova di verità, ma racconto del fotografo; il linguaggio delle immagini obbediva ad una serie di leggi retoriche che egli chiamava “metafore”, come l’iperbole, la sineddoche, la metonimia. Come pittore e come fotografo è stato autore di clamorose provocazioni e di feroci polemiche.

( Tratto da articolo di Carlo D’Adamo – Storico dell’Arte)

A Bruno…

“Per realizzare le cose bisogna mettere il carro davanti ai buoi”, questo era il motto che Bruno Vidoni mi ripeteva sempre ogni qualvolta ci prefiggevamo degli obiettivi. Spesso funzionava.

Il ritrovarsi nel suo studio di Via Gennari, alla fine degli anni Settanta e inizio Ottanta, era diventata un’abitudine culturale, non solo per me, ma anche per tanti altri amici che con lui condividevano gli interessi, gli obiettivi e anche gli scherzi; a volte l’affollamento era tanto e variegato che sembrava una “gabbia di matti”: la dolce Marina, ex fidanzate, laureande, laureate, profughi, studiosi, bozze da correggere, ciano d’impaginato, negativi, provini, nudi sensualissimi, estratti, disegni, dagherrotipi, abiti ottocenteschi.

Ma in quella “gabbia di matti” sono nati i progetti più belli sull’arte contemporanea mai realizzati a Cento. Ma che dico a Cento! Le sue trovavano sempre un’appendice nazionale.

Il senso dell’ironia accompagnava ogni suo progetto: da quello famosissimo e che lo rese immortale delle finte foto di guerra, alle icone, ex voto e per grazia ricevuta, la cui ilarità era veramente sconfinata.. Scherzava anche sulla morte, studiava e fotografava il teschio e non ne aveva paura. Finiva un progetto e c’era già la base per continuarne un altro.

Non era mai stanco… Si lavorava con divertimento… Facevamo passi troppo lunghi, eravamo anche più ricchi, non si sa bene il perché…

Bruno scattava sempre un’esagerazione di foto, era inutile sgridarlo e oggi il suo Archivio e stato donato al Comune di Cento da Marina”

 Fausto Gozzi

 
Note Foto Club Il Guercino  (pdf scaricabile sulla storia del FC Il Guercino)

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5 commenti

  1. Entrare nel mondo creativo di Bruno Vidoni ci si rende conto di entrare in uno spazio governato dalla genialità di un talento che nella vita si è sviluppato appieno.
    In genere un artista conduce un’esperienza di libertà espressiva straordinaria che inevitabilmente cambia in lui il senso della realtà, spingendolo verso a un protagonismo culturale nel porsi con i temi e il comune sentire della società sua contemporanea.
    Dalla presentazione, Bruno Vidoni è un artista che ha praticato tanti linguaggi artistici, tra i quali anche la fotografia.
    Ricordo quando uscirono i falsi reportage di guerra, allora non li capii mi sembrò un’opera lontana dal mio sentire. Ciò che mi colpiva come un’espropriazione, era la sua necessità di mettere in crisi la veridicità della fotografia, in quell’epoca dove c’era la profonda convinzione che la fotografia non potesse mentire.
    La sua provocazione era volta a scuotere il rapporto tra realtà e immagine fotografica, dimostrando che essa è sempre una rappresentazione soggettiva della realtà e deve essere letta come tale, non essere scambiata per un frammento di realtà.
    Oggi culturalmente non siamo più in quell’ingenua lettura dell’immagine fotografica e queste immagini, nate dalla profonda conoscenza del media di Bruno Vidoni, oggi nel postmodernismo assumono un nuovo significato che è orientato a comprendere il valore del senso della finzione che in esse è stata posta in atto.
    Grazie al C.F. “IL Guercino” di mostrarci i suoi tesori!

  2. Gentile redazione di AgoràCult, sono a ringraziarvi per l’attenzione dedicata all’attività artistica di mio marito Bruno Vidoni. Ci tengo però a sottolineare che non corrisponde al vero che io abbia donato l’archivio di mio marito al Comune di Cento, come riportato in chiusura del testo.
    I materiali sono solo temporaneamente depositati presso l’Archivio Storico Comunale e sono a tutt’oggi di mia proprietà, in quanto non è mai stata formalizzata alcuna donazione. Concludo aggiungendo che proprio di recente ho mosso i passi necessari affinchè i materiali vidoniani lascino la loro attuale collocazione, rientrando così nella mia piena fruibilità, affinchè sia possibile valorizzare al meglio l’attività artistica multiforme di mio marito, che non fu solo fotografo ma pure pittore, incisore, critico d’arte, storico.
    I più cordiali saluti
    Marina Ferriani Vidoni

  3. Leggo con grande piacere su Agorà questo post degli amici del glorioso fotoclub IL GUERCINO di Cento, ancora molto attivo e splendidamente condotto dalla presidente Nicoletta Vitali, sulla figura dell’artista e fotografo Bruno Vidoni. Per il fotoclub Ferrara è stata una gradevole scoperta di cinque anni fa, grazie alla collaborazione con l’Osservatorio sulla Fotografia e il suo direttore Roberto Roda, che in più occasioni ci ha raccontato e mostrato i suoi lavori fotografici più noti. Attualmente il nostro socio Emiliano Rinaldi, seguito da Roberto e in accordo con la famiglia, sta catalogando tutte le sue opere, sono migliaia le fotografie in parte mai stampate ritrovate, si spera di poter mostrare le più significative durante il prossimo Convegno Regionale Fiaf a Ferrara nel prossimo ottobre.

  4. Ho avuto la fortuna di conoscere questo artista (la fotografia era solo uno tanti linguaggi che usava), nel lontano 1996. Nei primi anni della mia frequentazione del Foto Club il “GUERCINO”, Vidoni non era Socio del Circolo – e forse non lo era mai stato formalmente – ma questo poco conta, perché uno come lui non sarebbe mai riuscito a trovare una sua dimensione in un circolo fotografico.
    Tra il ’98 e il ’99, da Vice Presidente del Club, riuscii a fatica ad invitarlo a tenere una serata al Club a parlare della “figura retorica” in fotografia. Una lezione indimenticabile.
    Vidoni era un intellettuale.
    Era di una vivacità sopra la media. Tanto da meritare un posto nella grande enciclopedia sulla storia della fotografia, di Italo Zannier.
    L’operazione dei falsi di Guerra, talmente riuscita da lasciare un segno unico e irripetibile, gli costò l’allontanamento dal mondo della fotografia da parte di Lanfranco Colombo che, non gli perdonò mai il fatto di essersi preso gioco di lui (Colombo credette ai falsi.).
    Solo nel 1999, quando Colombo fu presidente della giuria di ArtePhoto a Cento, riuscimmo a far riconciliare i due uomini, facendoli incontrare proprio in piazza Guercino.
    In quell’occasione, per “farsi perdonare” Vidoni regalò al decano della fotografia italiana, decine di lastre fotografiche antiche, letteralmente scaricate nel baule della sua auto.
    La riconciliazione, finì davanti ad un piatto di tagliatelle e buon vino!
    Nell’Agosto del 2002 (allora ero Presidente del Club), curai personalmente, con l’aiuto di Fausto Gozzi e la grande disponibilità della moglie Marina, la prima mostra antologica dedicata a Bruno Vidoni, presso il Castello della Rocca di Cento ad un anno esatto dalla sua morte, di cui stampammo un piccolo catalogo sotto forma di cartoline.
    Solo per dovere di cronaca, il primo capoverso dell’articolo postato dal Club Guercino, è tratto da “La nostra Storia” https://sites.google.com/site/fotoclubguercino/la-nostra-storia scritto da Paolo Borghi.

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