Memories – di Marilisa Cosello

 

“Memories are killing. So you must not think of certain things, of those that are dear to you, or rather you must think of them, for if you don’t there is the danger of finding them, in your mind, little by little”
Samuel Beckett

 

Non ricordo molto. La maggior parte dei miei ricordi li ho rubati a mio fratello e mia sorella, mentre li ascoltavo raccontare momenti ed eventi della nostra infanzia.  Ma chi sono io senza i miei ricordi?

Le foto di famiglia sono in un cassetto in cucina. Ne ho fotografato alcune, fotocopiato altre, e le ho dipinte, rovinate, graffiate, le ho decostruite. Poi ho scattato una foto di questi nuovi ricordi.

Assomigliano molto più ai miei ricordi. Qualcosa che non so descrivere, fantasmi che vanno e vengono.

Questi sono i miei nuovi ricordi, io li ho fatti. Perché anch’io merito la mia piccola cronaca, i miei ricordi, le mie ragioni.

Il progetto è anche un interrogativo sulla fotografia. Le foto sono legate all’idea della morte. Preserviamo un momento, ma non appena la foto è scattata, il momento è finito, morto. Quindi più ricordiamo i ricordi, più li conserviamo, tanto più sottolineiamo la morte di quel momento.

I ritratti ingranditi si ispirano alle foto post mortem, dove le persone sono cristallizate e decontestualizzate. Si inseriscono nella realtà soggettiva della narrazione della memoria.

Questo album di famiglia distorto, questi ricordi decostruiti, si interrogano su  cosa ricordiamo, perché ricordiamo, e di cosa sono fatti i ricordi Essi hanno un significato più profondo, una vaghezza ed una capacità di essere diversi da ciò che mostrano e presentano. E questo è il materiale con cui modelliamo i nostri ricordi e la nostra memoria.

Marilisa Cosello

Memories – di Marilisa Cosello

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