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Nasi rossi e carovane – di Gaia Patrignani

 
 
 
 
 
 
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Solo un dollaro falso apre le tende di un piccolo vero circo!

Da questo biglietto di ingresso improvvisato in poi quel che ho visto punge l’anima, buca il diaframma e sfida i tempi di un otturatore stanco in una notte buia d’estate.

Il mio progetto narra di uomini circensi, non semplici personaggi teatrali. Artisti che scelgono di vivere di strada e circo itinerante. Uomini che impastano la propria pelle di trucco. Tamburellano il proprio naso di rosso porpora e con righe nere prolungano sorrisi e malinconia. Volti di clown disegnati, comicità incollata da strati di tempera.

Attori danesi che scelgono appositamente di masticarsi parole. Acclamano, gridano, si inventano linguaggi arcaici e compongono con ogni gesto una nuova comicità. Raccontano di storie, animali e personaggi fantastici, grazie a movenze sbadate e urla maleducate di pagliacci fuori controllo.

Girano il mondo con scenografie felliniane racchiuse in carovane di legno e roulotte anni ’50. Una fiera eclettica, un bazaar di stoviglie, valigie, panni stesi, giacche napoleoniche e giocattoli abbandonati. Una famiglia di artisti che racconta di se portando in piazza la propria intera vita. Persone senza mura che decidono di vivere non chiudendo porte, ma aprendo tende a righe per ospitare pezzi di nuovi paesi.

Un compromesso tra vita quotidiana e arte. Un invito ad accogliere gente nuova dentro un’antica epoca. Un piccolo circo che mangia il suo pubblico, lo nasconde dentro di se e lo illumina con soli punti luce. Un contatto diretto, un’opportunità magica per conoscere il teatro senza alcuna austerità.

Scatti in bianco e nero spiegano contrasti di luce che si stagliano su stoffe, volti e manifesti vintage. Un linguaggio monocromatico libero di interpretazione. Un permesso per qualsiasi spettatore di crearsi mentalmente il proprio spettacolo con toni personalizzati.

Questo progetto “Nasi rossi e carovane” è un mio omaggio ai Brunette Bros, ai nomadi e al sorriso!

Gaia Patrignani

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Nasi rossi e carovane

di Gaia Patrignani

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7 commenti

  1. “Nasi rossi e carovane”, di Gaia Patrignani, è un’opera narrativa tematica per l’interpretazione soggettiva della vita circense.
    Anche questa è una giovane fotografa al suo primo portfolio, presentato al “Portfolio dello Sterga” di Sassoferrato.
    Quando si legge le prima opera di un autore si è di fronte alle qualità innate di una persona, per questo quel momento è speciale.
    E’ importante anche assumere un rapporto di lettura adeguato al momento vissuto dal fotografo che deve essere rivolto a porre in evidenza gli aspetti interessanti per dare sicurezze e mostrare le criticità per stimolare il prosieguo del percorso intrapreso.
    Basta leggere la presentazione per rendersi conto del livello profondo d’empatia che l’autrice nutre verso la vita circense.
    Spesso i giovani iniziano i loro percorsi attraversando temi classici che per altre generazioni appaiono usurati. Lo fanno come in questo ripercorrendo linguaggi classici come il bianco nero.
    Da qualche parte bisognerà pur partire, se un’autore sceglie questo modo bisogna rispettarlo e aiutarlo a proseguire la sua passione, sarà lui o lei a fare la prossima scelta.
    La visione fotografica dell’autrice si presenta ben formata nella composizione degli scenari (prima, seconda e ultima immagine) e nella capacità di cogliere l’attimo significante dove la figura esprime la sua forza espressiva. La sequenza riesce a comunicare le atmosfere stranianti del circo inteso come scelta di stile di vita, come è ben descritto nella presentazione.
    Complimenti all’autrice per questo primo buon inizio con l’augurio di rivederla ancora ai tavoli di portfolio con i suoi nuovi progetti.

  2. Molto intrigante la tematica, e concordo con il Direttore sul fatto che da qualche parte si debba pur partire. A mio avviso in questo portfolio ci sono delle foto straordinarie. In particolare la 3 che vedrei benissimo come foto di apertura.
    A tal proposito, mi sento di segnalare una mia sensazione legata alle foto fatte di giorno. Lo stacco rispetto alle foto notturne è molto netto, a mio avviso leggermente troppo. Notte a cui tra l’altro fa cenno il testo introduttivo, in modo molto adeguato.
    Ok la foto di ambientazione iniziale (occhio a non essere troppo didascalici), ok che con le luci notturne magari si sarebbero lette meno le scritte, ma il salto giorno/notte e poi di nuovo giorno sul finire mi disturba.
    Secondo il mio parere potrebbe essere molto più interessante insistere sul filone delle foto 3-5-7-8-10-11-13, in cui le luci della notte creano contrasti molto intensi. Ma ovviamente questo secondo la mia modalità di percezione del lavoro.
    Complimenti

  3. Gaia Patrignani con una bella e struggente presentazione, ci introduce nel mondo del circo, di un piccolissimo circo in cui gli artisti sono impegnati in una dura lotta per poter far sopravvivere la loro arte.
    Molto interessante questa scelta del bianco e nero molto contrastato, molto “felliniano”….io forse avrei dato anche spazio al pubblico che assiste agli spettacoli, visto che l’autrice, nella sua presentazione, lo cita; leggermente meno efficaci delle altre le immagini n°4 e n° 5, in quanto più disordinate dal punto di vista compositivo. I miei più vivi e sinceri complimenti a Gaia che denota un grande gusto e una grande capacità narrativa.

  4. Quando si evoca il circo ci sono riferimenti visivi presi come riferimento, forse il più citato è il cinema di Federici Fellini per il suo film I CLOWNS opera a colori del 70 ma trasmessa in TV anche in bianco e nero. Altrettanto suggestivo per musica e testo è LA DONNA CANNONE di Francesco De Gregori. Un mondo che si è trasformato con l’arrivo del Cirque du Soleil, ha circa 5000 dipendenti, che animano 8 spettacoli in tournée con tendoni in tutto il mondo, e altri 10 spettacoli stabili, ognuno con differenti tematiche a Montreal, a Las Vegas (7 spettacoli), a New York, a Orlando e a Playa Del Carmen. Amiamo fotografare riguardando al passato, il circo nel nostro immaginario deve rimanere questo come mostrato sul blog, dove trasuda la fatica quotidiana del sopravvivere tra gli stenti, i clown tristi, i personaggi strani alla Arbus, il bianco e nero con poche tonalità grigie. Il Cirque du Soleil tra cinquant’anni diventerà, con i suoi colori e la sua perfezione da spettacolo tv di sky, sicuramente il riferimento per rappresentare quel mondo ai fotoamatori di quel tempo remoto.

  5. Proprio perché opera prima, credo che quest’opera abbia un grande merito.
    Leggendo i vari commenti mi è venuta spontanea una domanda: cosa vediamo nel circo di così ammaliante?
    In parte mi ha risposto Maurizio, richiamando l’algida proposta iper tecnologica del “Circe du Soleil”, poi ho letto i commenti sulle singole foto e di come, ognuno, i abbia visto un particolare determinante.
    Ecco, forse la capacità del l’autrice è stata proprio questa, riuscire a fare in modo che ognuno di noi vi si calasse all’interno, richiamando ricordi e sensazioni passate, che hanno il sapore e la malinconia dei piccoli circhi di periferia, tanto poetici quanto improbabili e che oggi, con coraggio, ci vengono riproposti dai giovani artisti di strada.
    La fotografia ha anche questo merito, consolare con piccole carezze che riaffiorano dal nostro passato e che fanno sognare anche senza gli effetti speciali.
    Un brava all’autrice è un piccolo appunto, non ho visto i nasi rossi!
    Isabella Tholozan

  6. Se si parla di Circo ,anche a me viene in mente Fellini e i suoi capolavori , la fantasia, ma anche i Clown, personaggi malinconici nonostante lo sforzo di fare ridere ,inoltre per associazione di idee mi viene in mente anche il dipinto a olio di Georges Seurat ; dove attua i principi di forma applicata alla psicologia sfruttando il rapporto tra segno e linea del quadro con i sentimenti e lo stato emotivo di chi lo osserva .
    L’ opera di Gaia Patrignani a mio parere è molto buona , un buon bianco e nero , un ritratto psicologico di alcuni dei volti esprimono gioia o malinconia . La ripresa dello spazio- ambiente mi rimanda un sentimento di spaesamento ,la collocazione degli artisti sul margine bordo immagine,alcuni distanti dal punto di vista visivo se sommati al b/n, creano astrazione, come un mondo sospeso e sognante.Complimenti all’autrice, se questa è la prima opera eseguita, sono convintissima che diventerà davvero brava.

  7. Buongiorno,
    Da tanto tempo che non sono venuta scoprire le foto di Agora di Cult. Ed oggi che torno, vedo questo portfolio che trovo veramente interessante. Mi colpisce questo bianco e nero molto contrastato (quindi drammatico) e non posso avere altro che un sentimento di vedere i “tristi clown”, dove dietro i sorrisi sappiamo benissimo che sullo sfondo il ridere è sforzato.
    Ci sono delle immagini molto forti che avrebbe meritato secondo me, di apparire prima, o semplicemente al posto di altre meno forte. Per esempio, mi sembra che la prima e la seconda foto sono troppo “classiche” e che servono solo di introduzione (forse perché sono di giorno ?), ma una introduzione troppo “dolce”.
    Vivissimi complimenti per questo primo portfolio, l’autrice è veramente riuscita a darmi emozioni !!! Grazie per questo 🙂

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