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Il Surrealismo caposaldo della fotografia creativa – 2° ultima parte, di Massimo Pascutti

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Laboratorio di Fotografia Creativa

Seconda e ultima parte

 
Nella prima parte del Laboratorio, abbiamo visto come il Surrealismo si sia imposto come primo grande movimento artistico creativo del ‘900, in virtù delle sue caratteristiche di totale liberalizzazione e sdoganamento del pensiero, che ha portato gli artisti di tutti i campi a cercare nuove forme di espressione, passanti attraverso la sperimentazione.
E’ quindi abbastanza normale pensare come il progredire delle tecniche di postproduzione, analogiche prima e digitali poi, abbia portato, in modo quasi consequenziale, molti fotografi ad abbracciare questa vera e propria filosofia, che permette di percorrere vie di sperimentazione e di creatività totalmente nuove.
Uno degli esponenti di maggior spicco dei nuovi fotografi surrealisti , è stato senza alcun dubbio l’americano Rodney Smith, che plasmava la realtà a proprio uso e consumo per creare delle situazioni oniriche, delle metafore o delle vere e proprie visioni,influenzate da una attrazione per gli studi sull’inconscio di Freud e iconicamente ispirate dai quadri di Magritte.
 

 

Con l’avvento del digitale e quindi con l’irrompere sul mercato di programmi di postproduzione sempre più perfezionati , molti autori si sono orientati alla realizzazione di opere nelle quali la fantasia riesce ad essere l’elemento portante della rappresentazione. Uno degli autori che si possono citare come esempio di genere , è Erik Johansson, fotografo svedese e maestro del surrealismo iperreale.
Le sue fotografie sono un vero e proprio inno alla creatività; combinano e ricombinano elementi noti per ottenere nuove prospettive , spesso cariche di ironia e totalmente destabilizzanti.
 

Il sogno e la fiaba spesso sono stati oggetto delle tematiche surrealiste, cosa che appare evidente nelle fotografie di Marc Sommer, opere pervase anche da una certa ironia.

La fotografa australiana Jane Long ha creato un progetto basato sulla rielaborazione di vecchie foto in cui i soggetti tipicamente statici e impostati , così come avveniva comunemente nelle immagini del primo ‘900, sono stati inseriti in palcoscenici fantastici e surreali, ridando loro nuova linfa vitale.

La creatività in fotografia è una forma di pensiero che prescinde dalle capacità tecniche di ciascuno di noi, ed è presente in ciascuno di noi, ma va coltivata, allenata e sperimentata.
Il Surrealismo ci ha insegnato quanto la libertà di elaborazione mentale possa portare alla rottura delle regole e delle convenzioni , che , anche se devono essere conosciute e studiate, vanno scavalcate e in ultima analisi lasciate alle spalle. Solo così la nostra crescita fotografica, come ci insegnano i grandi autori, potrà definirsi iniziata.

Massimo Pascutti
Tutor Fotografico FIAF

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4 commenti

  1. Le immagini qui presentate si distinguono per essere generate da un’idea che ha legato in una determinata relazione gli elementi di senso che in esse appaiono.
    Una relazione che è sempre espressione linguistica di figure retoriche tra le quali leggo: la similitudine, l’iperbole il paradosso ma di certo ce ne sono altre.
    Conoscere le figure retoriche è il modo di operare con progettualità e consapevolezza. Mi è capitato di trovarle applicate senza conoscerle sul piano teorico e questo avvalora una riflessione di Susan Sontag: Ho l’impressione che pensare sia una forma di sentimento e sentire sia una forma di pensiero”.
    Sicuramente la consapevolezza avvia un percorso di maturazione artistica ma senza il fuoco interiore che si fa sentire con la necessità creativa non si realizza niente di autenticamente espressivo.
    Complimenti a Massimo Pascutti per aver allargato la riflessione verso altri linguaggi diversi dal fotografico.

  2. Ho seguito le due puntate di Massimo Pascutti sul surrealismo. Mi è difficile ben comprendere questo grande movimento artistico del ‘900, ma riconosco quanto esalti la creatività nella fotografia, che parte da un processo soggettivo, interiore. Rivedere alcune immagini di grandi artisti e sperimentatori come M.Ray, A.Kertész, B.Brand, R. Smith e le interessanti rielaborazioni della J.Long, mi danno l’opportunità di apprezzare e di approfondire questo movimento e l’esprimersi in modo creativo.
    Grazie Massimo Pascutti!

  3. Un interessante e istruttivo approfondimento, grazie al quale si scorge la fondante importanza del consapevole uso del lessico fotografico.
    Un modo per capire quanto è importante conoscere, perché, prima del fare c’è il comprendere;credo che Susan Sontag avesse perfettamente ragione dell’affermare che il pensare appartiene al sentire.
    Grazie Massimo per questo tuo impegno che riconosco nascere da uno studio approfondito e molto ragionato!

  4. Grazie Massimo, ho letto tutto d’un fiato i due articoli ricchi di spunti e stimoli. Ho avuto recentemente la fortuna di vedere dal vivo le fotografie di Kertesz e la sensazione post-meraviglia è lo smarrimento/sorpresa nel realizzare l’anno in cui sono state eseguite.
    Ci vuole una grande predisposizione ‘naturale’ nell’ essere creativi, e quando questa si unisce al talento ed alla passione nascono questi grandi maestri che rimarranno per sempre. Per fortuna l’uomo è capace di far anche qualcosa di bello, ogni tanto.
    Complimenti Massimo.
    Monica Cester

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