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Legami spezzati: linea alta velocità – di Chiara Natta

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” I territori della velocita”, il lavoro e’ stato realizzato nell’ambito della linea veloce ”Milano-Bologna”, nella provincia di Reggio Emilia, a Rubiera, negli anni dal 2004 al 2009.
Si è indagato sul cambiamento del territorio, sui legami frammentati, spezzati, e sull’impronta inequivocabile sul vissuto delle persone che vivono e lavorano nelle vicinanze della linea veloce.
Sono stati creati “nuovi paesaggi”, a volte legati ad avvenimenti minimi, in cui si scopre e si rivela il senso della confusa materia della vita.
Le persone, incontrate e anche cercate, hanno raccontato le loro storie, i loro spaesamenti, in una situazione in continua evoluzione.
All’interno del lavoro, ho pensato di dare evidenza, fra le altre, alla vicenda di una famiglia che deve abbandonare la casa. La donna, a cui, dopo essermi introdotta furtivamente nel giardino, ” posso fotografare le sue rose?”, mi fa partecipe della storia.
Il forzato abbandono della casa di famiglia, frutto del lavoro di più ‘generazioni, simbolo di eventi legati a recenti fatti storici, si deve fare per motivi di sicurezza  ,per la costruzione ravvicinata dell’eletrodotto per la nuova la nuova linea.
Il risarcimento economico sara’ adeguato, ma i legami affettivi resteranno spezzati, e anche il modesto giardino delle rose, sarà abbandonato.
Ho aggiunto frammenti di storie sempre legate a questi mutamenti del territorio.
Qualcosa si mantiene, ma molto viene cancellato e nasce una nuova situazione.
Chiara Natta
 

Legami spezzati: linea alta velocità

di Chiara Natta

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3 commenti

  1. Il miracolo dell’Alta Velocità non esiste o, forse, esiste solo nelle tasche dei faccendieri che liberamente e scientemente fanno del libero mercato il solo e unico credo.
    Tutti i progetti legati all’alta velocità sono economicamente e socialmente un buco nell’acqua, non apportano ricchezza alle popolazioni colpite e distruggono un territorio che è ormai a brandelli, suddiviso dall’intervento di strade, autostrade e ferrovie inutili.
    Il guadagno in tempo è pressoché nullo, visti i tempi di raggiungimento delle stazioni deputate e tale servizio, in compenso aumentano i costi, legati ai servizi come i parcheggi ed altre cose comunemente legate alle normali ferrovie che, vi ricordo, nell’800 portavano le persone da Torino a Rimini in poche ore!!! Incredibile vero??
    Ho il dente avvelenato con questo scempio legalizzato e figlio di una frangia politica cieca, sorda e avida.
    Mi meraviglia quindi vedere pochi lavori fotografici dedicati, al contrario spesso ci facciamo carico di eventi subiti da popolazioni lontane da noi, come se l’Italia non patisse tragedie e ingiustizie.
    Ho tanta rabbia, forse ve ne sarete accorti! Ma il mio Piemonte sta da anni subendo un campagna denigratoria ingiusta e assolutamente anti democratica!
    Vi invito a leggere questo bellissimo libro:
    Wu Ming 1 – Un Viaggio che non promettiamo breve edito da Einaudi (Stile Libero Big)
    Complimenti quindi a Chiara Natta che con pochissimi scatti è riuscita a condensare un mare di sentimenti, tradimenti, dolore e melanconia. Spero che questo lavoro serva da spinta verso una fotografia che sappia denunciare. O forse denunciare nel nostro paese ci fa paura, meglio vedere il male degli altri? Meno responsabilità? Spero proprio di no!!

  2. Ha ragione Isabella Tholozan nell’affermare che il lavoro di Chiara Natta è coraggioso….coraggioso e disperato; disperazione che è espressa metaforicamente da quei fasci di tondini in ferro che si incrociano quasi a simboleggiare una croce, unico appiglio sullo sfondo di un paesaggio disperante.
    Le altre immagini, lucide e scarne, non fanno che accrescere il senso di desolazione che ci avvolge.
    Vorremmo, nonostante tutto, vedere più spesso questo tipo di lavori.
    Complimenti Chiara!

  3. Come i treni a vapore come i treni a vapore
    Il dolore passerà, cantava Ivano Fossati
    I treni a vapore sono stra fotografati e amati quasi come il martin pescatore dai fotoamatori, ma odiati dai nativi d’Amarica.
    Il tranino rosso del Bernina, immortalato da tanti fotografi mentre curva a destra o sinistra non ricordo, porta i villeggianti sulle piste da sci oppure a fare shopping a St. Moritz. Cosa ben diversa di quelli a disposizione di milioni di pendolari, in perenne ritardo, puzzolenti e non climatizzati. Poco fotografati anche se socialmente da documentare e denunciare.
    La stazione dell’alta velocità Mediopadana, opera dell’archistar Calatrava, è molto bella è più fotografata del gruccione variopinto o dell’airone cenerino. Come tutti i binari, strade, canali, unisce mondi lontani e separa luoghi vicini.
    La fotografia analogica inquinava, quella digitale emette radiazioni, queste che sto guardando piccole emozioni. Forse perché le trovo un poco piatte come il percorso dell’alta velocità dalle mie parti, dove sono stati usati i binari esistenti e quindi poco invadenti.
    Il dolore fotografico non passerà e farà vincere premi a chi lo sà.

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