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"Tangenziali – due viandanti ai bordi della città" – Elaborazione del Concept_05 – a cura del Lab Di Cult 101 FIAF “Ambiente Clima Futuro”

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Sin dal 2015 Giuseppe Vitale e Paolo Del Vecchio proposero ai soci del CFM, iscritti al nascente “laboratorio fotografico”, di leggere alcuni libri e vedere alcuni film, al fine di migliorare le nostre capacità di analisi fotografica riguardo la città di Milano.
 
Tra i film ricordo:
– Miracolo a Milano
– Romanzo popolare
– Rocco e i suoi fratelli
– La vita agra
– Milano calibro 9
 
Tra i libri:
– John Foot “MILANO DOPO IL MIRACOLO”, Feltrinelli.
– Aldo Bonomi “MILANO AI TEMPI DELLE MOLTITUDINI”, Bruno Mondadori.
– Gianni Biondillo e Michele Monina  “Tangenziali – due viandanti ai bordi della città”, Guanda.
– Franco Lacella “CONTRO L’URBANISTICA”, Einaudi.
– Salvatore Carrubba “IL CUORE IN MANO Viaggio in una Milano che cambia (ma non lo sa)”, Longanesi.
 
Tra tutto il materiale proposto il libro “Tangenziali – due viandanti ai bordi della città” è proprio imperdibile e, nonostante sia stato pubblicato dieci anni fa, la lettura rimane molto attuale.
 

 
 
Presa coscienza che esistono molti modi per conoscere una città, e molti modi per raccontarla, Gianni Biondillo e Michele Monina, decidono di mettere da parte lo spirito del flaneur e di intraprendere un viaggio programmatico da fare insieme: un giro intorno alla città seguendo il margine della tangenziale di Milano, i due scrittori cercano così di tracciarne una mappa a partire dai suoi contorni. I viandanti della tangenziale mette in scena luoghi, personaggi, aneddoti, storie, traiettorie sghembe, percorsi d’acqua, cantieri in corso, polaroid di periferie, suggestioni psicogeografiche, appunti di fisiognomica cittadina, materiali vari raccolti durante i lunghi tragitti, fatti rigorosamente a piedi. Più volte lo abbiamo definito come un libro fotografico senza fotografie, per le capacità dei due autori di descrivere con chiarezza ciò che incontrano nel loro pellegrinaggio intorno alla città. L’efficacia del linguaggio utilizzato in qualche modo mi fa pensare ai grandi autori veristi di fine ottocento non a caso anche fotoamatori appassionati, come Verga e Pirandello o il monumentale Emile Zola. Il profilo professionale di Biondillo (architetto) predispone ad una visione fotografica, in più c’è da dire che il tentativo dell’autore di sfatare luoghi comuni lo costringe a chiudere su dettagli altrimenti invisibili. E non credo che a questa visione fotografica sia estranea la sua vocazione di scrittore di gialli. Ma come ripetono spesso Biondillo e Monina nel loro girovagare, manca una macchina fotografica e la capacità di scattare, su questo punto “giocano” e probabilmente mentono a noi lettori, infatti una volta la fotocamera ha le batterie scariche … un’altra volta l’hanno dimenticata a casa … etc. Per cui l’apparato iconografico del libro è scarsissimo per qualità e per quantità. Ma leggendo il libro difficilmente si può trattenere la voglia di infilare un paio di scarpe adatte e di tornare nei luoghi descritti per fotografare e “illustrare” il libro.
Ecco dunque che a distanza di cinque anni Giuseppe Vitale ha di nuovo consigliato la lettura di “Tangenziali” al Laboratorio 101. La proposta di Giuseppe Vitale, nel suo senso più profondo, è quella di prendere spunto da questo testo per la metodologia adottata, ma potemmo accontentarci di illustrare le parti di “Tangenziali” con le immagini degli autori del Lab di Cult 101 che vorranno partecipare a questo progetto. Ognuno con il suo stile e la sua poetica, non solo topografi quindi ma c’è spazio per ogni tipo di interesse fotografico. Non sarà certo l’unico tema svolto dai partecipanti, ma questo si presta molto bene ad essere organizzato come progetto collettivo. Illustrare (termine usato non a caso) come hanno fatto i nostri maestri, uno su tutti Cesare Colombo, che hanno percorso l’Italia in lungo e in largo su commissione del Touring per realizzare una serie di volumi ancora attuali. Vorremmo quindi che quei capitoli di “Tangenziali” così densi di informazioni, stimolassero le nostre capacità di fotografi e ognuno di noi possa dare un contributo a rendere il libro ancor più interessante.
Per finire riporto un passaggio di Gianni Biondillo:
“A dir la verità anche altri amici fotografi, saputo dell’iniziativa, si sono leccati i baffi come gattoni affamati. Colpa mia che non ho avuto l’accortezza di avvertirli in tempo. Ora subisco le loro continue fusa, le loro richieste di ripetere l’esperienza. Chi lo sa, mi dico. Dieci tappe. Potremmo chiamare dieci fotografi, vedere cosa vedono loro che noi non vediamo. Dieci racconti fotografici differenti”
Qui di seguito una serie di immagini, a puro titolo esemplificativo e se viene bene … lo diremo anche agli autori!
 
Carlo Cavicchio
Tutor Fotografico FIAF
01/12/2020
 

 
 
 

Campagna di tesseramento alla FIAF 2021

 

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4 commenti

  1. La psicogeografia, metodologia adottata dal Biondillo, e presa forse a prestito da Guy Debord nella sua Théorie de la dérive, è una pratica per me salutare. Significa decidere l’itinerario e che cosa fotografare in base a quello che osservo di volta in volta quando sono sul posto. Fotografo quello che attira la mia attenzione, non limitata da percorsi prestabiliti e dal tempo che sta per scadere. Con un atteggiamento curioso, senza pregiudizi nei confronti del banale, e con tutti i sensi all’erta. Una specie di mindfulness da tempo ritrovato. Interessante in proposito anche http://www.psicogeografia.com

  2. Mi piace questa idea… trovare il bello in quello che può sembrare brutto, un progetto interessante che si adatta non solo a Milano, vien voglia di uscire e, come dice Barabara Gerosa, guardare la tangeziale vicino casa con uno sguardo nuovo, curioso, senza pregiudizi…..

    1. Hai ragione Maria Cristina Germani, si può fare psicogeografia in solitaria, ma in due o più è ancora più interessante, quando vuoi..

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