Animatore Culturale

Onoterapia Familiare -di Giusi Nicolosi

dai Tavoli di Portfolio

Degli asinelli, un campo, la cura e l’attenzione, l’attesa e lo stupore nel vedere un piccolo asinello scalciare bizzarro nel prato. Ci sono luoghi in cui il tempo rallenta di colpo, in cui il vivere slow e recuperare umanità sembra essere prerogativa di pochi, ma basta un campo e degli asinelli affinché venga riscoperto il legame inscindibile tra animale e uomo, dove l’animale ha un’anima e l’uomo (dal lat. homo e humus) è terra.

Onoterapia Familiare

 

Note biografiche di Giusi Nicolosi

Palermitana, docente di lettere, Laureata in lettere Classiche, appassionata di fotografia. Ha frequentato alcuni workshop, i più interessanti quello con Eolo Perfido, istruttore Leica Akademie, e con il photoreporter Valerio Bispuri.
Ha partecipato agli incontri fotografici presso il Centro Internazionale di Fotografia diretto da Letizia Battaglia e con Lei ha intrapreso un percorso che l’ha portato alla mostra collettiva di “Festino e dintorni”, “Palermo Bellissima” , “Donne” e “Fotografie per Ferlinghetti” presso il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo.
Alcune sue foto sono state selezionate e pubblicate nella Gallery della Leica Fotografie International come Master Shot.
Il genere che predilige è la streetphotography, ma anche il paesaggio come rappresentazione interiore. Ultimamente si sta interessando al ritratto e all’autoritratto.
Nel 2018 fonda e amministra la pagina e il gruppo FB e Instagram “Streetphotographypalermo” e ha allestito e curato la mostra collettiva “Femminile Plurale” presso Arvis Palermo.

www.nicolosi.it – https://www.instagram.com/nicgiusigram/

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3 commenti

  1. Il portfolio di Giusi Nicolosi affronta il tema dell’Onoterapia familiare, che è anche titolo del portfolio.
    Il soggetto dell’opera è immateriale, essendo l’effetto terapeutico causato dall’incontro tra i fanciulli e gli asinelli. Di questo fenomeno, alla rappresentazione fotografica è concessa la visione della realtà concreta degli ambienti, dei riti e delle emozioni che traspaiono nell’espressione dei volti dei ragazzi.
    Ma l’autrice è attratta anche dalla misteriosa natura di questi pacifici, quanto autorevoli, animali che coglie ripresi in branco o singolarmente nella semplice condizione di vita allo stato brado.
    Al lettore sono dati gli elementi per partecipare con empatia a quello che provano i ragazzi nell’accarezzare gli animali che, se da una parte sottostanno alla loro azione, dall’altra trasmettono a chi li tocca la loro alterità chiedendo rispetto e affettuosa cura.
    Quello vissuto dai ragazzi è un’esperienza di conoscenza diretta degli animali che, essendo un vissuto, formerà un bel ricordo di quella emozione scaturita nel toccare il loro muso caldo e peloso che ha fatto scoprire loro una “vita altra”, capace di trasmettere fiducia in se stessi e desiderare l’armonia con la natura.

  2. I moderni stili e ritmi di vita, imposti da una certa idea di sviluppo, hanno portato l’uomo delle società occidentali a un costante, progressivo allontanamento dalla natura, dalla terra, dal ciclo produttivo, dagli animali al cui fianco aveva vissuto per secoli e, spesso, grazie ai quali era riuscito a sopravvivere in un piccolo mondo basato su un’economia di sussistenza. Poche sono le specie animali ammesse nella vita impegnata e produttiva di oggi, nello spazio essenziale di un appartamento: il cane o il gatto i più comuni, un volatile costretto in una gabbietta, più raramente un pesce rosso, una tartaruga d’acqua dolce, un criceto. L’asino è tra gli animali banditi, dimenticati, al punto da diventare raro. Alcune specie sono perfino a rischio di estinzione e, perciò, protette. Eppure, nonostante l’ingiusta nomea che lo accompagna, l’asino è una creatura paziente e tenace, da sempre impiegato nel lavoro quotidiano come animale da soma, in un rapporto di dipendenza molto stretto fino a pochi decenni or sono, fungendo persino da fonte di calore nel freddo di una stalla ove ci si raccoglieva in caso di maltempo. Negli ultimi tempi comincia a essere riscoperto come animale d’affezione, per la produzione del latte d’asina, indicato per le allergie o le intolleranze al latte vaccino, per la raccolta porta a porta dei rifiuti in centri di montagna, dove i mezzi meccanici non hanno accesso, e in strategie di intervento terapeutico basate sul rapporto con gli animali, che si inseriscono nelle pratiche della cosiddetta “pet therapy”.
    Le immagini di Giusy Nicolosi afferiscono a quest’ultimo contesto. L’aggettivazione del titolo circoscrive con chiarezza l’ambito di riferimento, precisando che si tratta di un’attività di famiglia e manifestando il sentimento intimo che sta alla base del racconto. Introduce il portfolio un’inquadratura degli animali in aperta campagna, la più ampia della serie e l’unica che si distingue per il linguaggio espressivo, caratterizzato dal mosso, utilizzato per esaltare l’incedere in fila ordinata. Le restanti immagini ritraggono campi più ristretti, che mirano a mettere in evidenza l’azione o il soggetto del fotogramma.
    Come evidenziato dal direttore Bicocchi, il soggetto del racconto è immateriale, poiché si riferisce al concetto di terapia, astratto nel significante ma concreto nelle azioni e negli effetti.
    Nel rapporto di interazione che si viene a instaurare, nel dare e ricevere una carezza, prendersi cura dell’animale, offrire e accettare il cibo, animali e bambini ricoprono nello stesso tempo il ruolo del soggetto che compie l’azione e di quello che lo riceve, manifestandosi come i co-protagonisti delle fotografie ma anche del percorso terapeutico.

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