MEMORIE _ Elaborazione del Concept_01 – a cura di Monica Benassi
LAB Di Cult FIAF - MEMORIE
Dialogando con il tempo fra memorie passate, presenti e future.
“La memoria: lo spazio in cui le cose accadono per la seconda volta.” (Paul Auster)
Prendendo spunto da uno dei suggerimenti dati dal nostro direttore Massimo Mazzoli, prende vita questa riflessione sul nuovo tema del dipartimento cultura: Memorie ciò che è stato, ciò che resta, ciò che resterà.
Nel 2016 muore mio padre. Improvvisamente, inaspettatamente.
È cosi fulminea, la morte, che non mi lascia nemmeno il tempo di un ultimo saluto.
Inizia cosi la mia incessante ricerca nei confini della memoria. Da quel 12 ottobre 2016, tutto ciò che uscirà dalle mie ricerche personali si muoverà in un limbo spazio-temporale dove ritrovo persone e luoghi della storia e storie da raccontare.
In “Rosso come il Po” è il luogo a trasportarmi dentro alla memoria familiare. Ho lavorato interamente in fotografia analogica, con bagni di tè rosso come post produzione; ripercorro, contro corrente, il tratto di fiume nel quale lavorava mio padre (capo cantiere navale), arrivando fino a Brescello, luogo della mia nascita.
Utilizzo una vecchia Kodak Istamatic, la stessa macchina che ha immortalato la mia infanzia. L’invecchiamento al tè rosso mi riporta sulla stessa linea temporale delle foto, ormai rosse, scattate sul finire degli anni ’70 dai miei familiari.
Lettere dal fronte, fatto poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, mi ha permesso di ritrovare mio nonno, lavoratore e soldato durante gli anni della conquista Africana da parte dell’Italia, morto nel 1966.
In quella notte di febbraio del 2022, leggendo le didascalie e le lettere che scriveva dietro alle fotografie dell’Africa da lui stesso scattate, ho incontrato mio nonno. Un nonno soldato, ma anche fotografo e appassionato di fotografia, che mi ha lasciato in eredità più di quanto pensassi.
Conosciuto attraverso i confini della memoria.
Nel retro di una delle prime polaroid, scattata nel 1953, scriveva con stupore che dopo 30 secondi gli avevano consegnato nelle sue mani la foto già sviluppata.
Oggi, nel 2024, lavoro per me, quasi sempre in polaroid, e quello stupore che mi ha tramandato lo provo ogni volta che infilo una cartuccia nella macchina e la vedo trasformarsi in fotografia.
Il passato parla spesso la lingua del futuro, basta solo saperla leggere e vedere. Nelle memorie, parliamo con chi non c’è più, una voce silenziosa che è bellissima da ascoltare.
Monica Benassi