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STEPHEN SHORE – Le automobili europee, nelle sue fotografie – a cura di Carlo Cavicchio

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Le automobili europee, nelle fotografie Stephen Shore
a cura di Carlo Cavicchio

 
Difficile e presuntuoso pretendere di scrivere qualcosa su Stephen Shore, che è certamente uno dei fotografi più celebrati.
Inoltre un libro antologico molto completo edito da Contrasto, riporta una ricca intervista in italiano e un testo molto interessante di Marta Daho.
La  premessa è doverosa e mi scuso in anticipo per la “leggerezza” del tema trattato.
Vorrei qui approfondire un tema marginale ma, per me, molto interessante: il rapporto di Stephen Shore con le automobili, spesso soggetti o complementi fondamentali nelle sue fotografie.
L’attenzione al mondo delle automobili non è di certo una cosa nuova, William Eggleston, Lee Frieadlander, ma anche Gianni Berengo Gardin o Luigi Ghirri hanno sapientemente inserito l’automobile nelle loro fotografie.
Ma ciò che mi colpisce è che Il fotografo americano sembra molto attento alle automobili che “casualmente” capitano nelle sue inquadrature.
In particolare noto una costante: sono spesso auto europee, alcune delle vere icone a metà anni ‘70 e altre semplicemente curiose, ma spesso prodotte in Europa.
Un modello icona è il furgone VW, che ricorre in varie immagini ma soprattutto è presente nelle due foto di Stephen Shore più conosciute, (qui sotto riportate) e sono state anche scelte per la copertina di due libri fondamentali.
In entrambe le fotografie il furgone VW non è li certamente a caso ma è posizionato in modo che il nostro occhio non possa ignorarlo, anzi in qualche modo è il punto centrale dell’immagine.
Per pura curiosità nelle due foto è rispettata perfettamente anche la regola dei terzi!
 


 
Passando da un iconico furgoncino VW ad altri modelli, mi ha sempre colpito l’immagine qui sotto (anche questa certamente una delle più riprodotte del fotografo americano), mi pare impossibile che l’autore non si sia accorto che ben tre auto particolari erano presenti a quel semaforo, anzi voglio proprio credere che tra gli infiniti istanti che poteva scegliere, il fotografo ha deciso di scattare con consapevolezza quando una vecchia Volvo (vecchia già nel 1974) in una rara versione a due porte era seguita da una Peugeot 504, mentre sull’altra fila in primo piano vediamo una particolare MG.
Trovarle tutte e tre insieme in coda ad un semaforo in California forse è più improbabile di un terno al superenalotto!
 

Beverly Boulevard and La Brea Avenue, Los Angeles, California, 1975
 
Prendo poi in considerazione un’altra immagine celebre (per Shore importantissima dato che avrebbe voluto chiamare il suo primo libro “incroci” o qualcosa di simile) qui ancora sono evidenti delle automobili europee una dietro l’altra con il solito furgoncino azzurro che si intravvede appena, la prima una MG verde seguita da un’Audi 100 blu.
 

 
E che dire di questa Renaurt 16 bianca parcheggiata su questa strada … di certo si fa ben notare.
 

 
Ancora un’altra famosa immagine! Qui abbiamo una Ford Capri made in Germany, la cosiddetta Mustang europea, difficile per me non considerarla il vero soggetto di questa fotografia dai colori splendidi.
 

 
Ciò che mi ha fatto definitivamente convincere che Shore sia un amante delle auto europee è un’immagine scattata quarant’anni dopo, praticamente identica a quelle che tanti fotoamatori scattano nel vedere un’auto particolare (io per primo!) … ancora una vecchia Volvo è il soggetto di questa semplice fotografia ripresa con una classica visione frontale nel 2013 in Arizona.
 

 
Mi fermo qui … mi pare che non siano semplici coincidenze
Del resto William Eggleston l’autore più vicino a Shore negli anni 70 come visione fotografica ha scattato centinaia di fotografie dove l’automobile è parte fondamentale dell’immagine ma in tutte quelle che conosco le auto erano sempre le classiche americane.
E per finire ecco due immagini recenti di Shore scattate nell’Europa dell’est, ancora una volta il fascino delle vecchie europee ha colpito il nostro autore.
 


 
Carlo Cavicchio
Tutor Fotografico FIAF
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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4 commenti

  1. Interessante questa attenzione alle auto, generalmente di vecchia produzione, in un paese che ne ha sempre fatto un grande uso anche a causa delle distanze e degli spazi.
    Bel lavoro!

  2. Foto con uno stile privo di enfasi e con una luce straordinaria. Shore punta l’attenzione alle belle auto d’epoca nelle ampie strade per sottolineare come siano elementi tipici, di quel tempo, del paesaggio degli Stati Uniti. Con tale autore oltre alle auto anche i pali, i fili della luce, le pubblicità, un semplice semaforo o altri oggetti della vita quotidiana diventano protagonisti grazie anche ad una scelta evidente di evitare la presenza umana.
    Una bel lavoro che lascia una piacevole sensazione.

  3. “…La prima volta è un caso, la seconda è un sospetto, la terza è una prova!”
    E’ innegabile questa nuova connotazione proposta efficacemente da Carlo Cavicchio su un maestro indiscusso della fotografia contemporanea.
    Osservando le automobili così perfettamente inserite all’interno di ogni immagine: come soggetto o elemento compositivo, per tonalita contrapposta o complementare di colore, provo ad aggiungere qualche considerazione con un gioco di metafore.
    Le automobili sono un elemento rappresentativo del nostro tempo e ancora (purtroppo) tra i segni distintivi del nostro status. La società della comunicazione fa viaggiare idee e parole con la tecnologia e le persone (da sole) in automobile.
    Le automobili in queste fotografie sostituiscono il segno della nostra stessa presenza, allineata nella prima immagine, sola e muta nella seconda, frenetica e caotica nella terza (grazie anche all’inserimento dei tanti elementi), ordinata nella quarta, di contemplazione nella quinta immagine e di attesa nella sesta. La statica sospensione della Volvo ocra della fotografia del 2013, l’ “arruffata e indaffarata presenza campestre” nella penultima immagine e poi l’ultima, in cui dietro un’ auto del passato un’antenna parabolica ci proietta nel futuro.
    Ovviamente questo è un gioco, ma è bello sottolineare quanto la fotografia si presti a tanti livelli di lettura; grazie e complimenti di nuovo a Carlo per l’acuta e profonda indagine di selezione andando a notare il particolare delle auto europee.

  4. Non so se quanto nota Carlo sia una vera intenzione dell’autore, ma senza dubbio mi sembra plausibile.
    Del resto, Shore scelse l’uso della fotocamera di grande formato per aver tempo di notare le relazioni fra oggetti e creare la composizione più idonea per il suo racconto. In questo senso egli avrebbe potuto scegliere le inquadrature anche in base alla marca e al tipo dell’automobile.
    Inoltre, dalle sue fotografie si evince come l’auto assuma una connotazione positiva, una presenza amica di un paesaggio spesso impersonale: ora diventando un piacevole punto focale dove lo sguardo può posarsi (il furgone VW in mezzo ai palazzi), oppure dove le auto occupano tutta la piazza e sembrano essere messe in ordine come perle di una collana immaginaria (foto della piazza con il cartello “Tires”), o ancora dove le loro livree colorate e multiformi ravvivano un paesaggio uggioso e inabitato (fotografia della fila di auto parcheggiate su una strada bagnata), fino ad arrivare all’auto che vive in simbiosi con il suo proprietario (auto parcheggiata in una strada di campagna).
    Forse c’è da chiedersi se questa sua supposta attenzione verso le auto europee sia più per un interesse alla provenienza in sé, o se sia invece dovuta al fatto che le auto europee offrono linee più insolite di quelle americane e quindi creano inaspettate interazioni all’interno della singola fotografia, aumentando ancor di più quel senso di “Uncommon Places”.

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