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Shaped Canvas – di Franca Catellani

Shaped Canvas – di Franca Catellani

La fotografia come espressione di una idea-visiva .

Non sono sempre sicura della buona riuscita di un’idea, all’inizio c’è entusiasmo, coinvolgimento emotivo, desiderio di dare forma al pensiero, ma alla fine rimane sempre un’ incognita, una insoddisfazione; questo potrebbe essere un bene per continuare la ricerca e la sperimentazione.

Shaped Canvas ovvero tela che si anima.

Il corpo velato è misterioso e affascinante, porta in se un’ armonia nascosta, si esaltano sensualità e bellezza delle forme femminili , la tela diventa un filtro, sorprendente scoprire questa osmosi tra velo e corpo, dove finisce la tela? dove comincia la pelle ? C’è come un divieto che trattiene al di qua della soglia.

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7 commenti

  1. “Shaped Canvas” di Franca Cattellani è un’opera animata da un’idea narrativa artistica che accende, con un dispositivo visivo, la riflessione soggettiva sulla bellezza femminile. Se il telo avvolge il corpo, la luce interpreta trasformando i rilievi in forma. L’autrice modula il valore simbolico con la composizione e genera una trama con le pieghe e il mosso che alimentano il senso del mistero dell’alterità e della seduzione.

  2. Mi ha colpito in modo particolare il lavoro di Franca Catellani….emerge in modo prorompente, nonostante o forse proprio per il gioco dei veli, una forte sensualità da queste immagini. Il panneggio dei tessuti richiama alla mente la purezza e la perfezione delle statue greche, ma le forme intraviste sotto hanno un chiaro richiamo erotico, nonchè una connotazione fortemente misteriosa e in alcune foto, anche vagamente inquietante. Franca dimostra di avere un gusto e una sensibilità rari. Complimenti.

  3. Trovo in questo lavoro una riuscita ricerca fotografica,anche se in parte influenzata dagli studi artistici dell’autrice che se ad una prima lettura sembra rimandare la mente ad un idea scultorea, analizzandola a fondo invece a me pare che Franca abbia indugiato in un modo nuovo e creativo sulle forme femminili che si rivelano oltre il telo riuscendo perfettamente a rendere la forza dirompente che sembra,in alcuni scatti, quasi lacerare il tessuto nel disperato tentativo come uscire da una prigionia o meglio come in una metamorfosi.Complimenti per questo lavoro ricco di phatos

  4. Molto interessante la ricerca dell’amica Franca, al punto che mi incuriosisce e mi pone delle domande: chi vuole uscire da sotto la tela, una donna o un’anima, desideri repressi o sentimenti celati?
    Apparentemente semplice nella sua eleganza formale ma graficamente coinvolgente.

  5. La fotografia mente sempre anche quando ci sembra piu’ reale del reale . Per rispondere all’amica Maria Nives , questa è una performance , mi sono ispirata alle tele estroflesse di Castellani, opere che mi affascinano per la capacità espressiva e l’idea concettuale dello spazialismo, gli oggetti racchiusi sotto la tela sottolineati dalla luce e ombre creano piani scultorei. Ho preso una tela elasticizzata e inchiodata agli alberi del boschetto vicino a casa,e ho chiesto alle mie amiche di sentirsi libere dietro al telo, di impersonare, di giocare, di estroflettere la tela con tutto il corpo con gli arti ecc ecc un coinvolgimento totale corpi e tela. Il mio intento era oltrepassare la bidimensionalità della fotografia, creare a mia volta dell’immagini che assomigliassero piu’ a sculture che a corpi umani(arte “suprema””è la scultura )
    Solo nell’editing mi sono accorta che quello che era uscito mi piaceva molto di piu’ di quello che si presentava in anteprima all’obiettivo, inconsciamente andavo cercando immagini diverse, mi sentivo attratta come sempre dai volumi dalla plasticità (secondo ovviamente il mio modesto parere) rendevano grazia e perfezione una luce illuminante su corpi levigati ,la tela non nascondeva ma rivelava una bellezza ideale. Qui entra in gioco la funzione della fotografia, l’atto del fotografare con essa ho fissato quel momento.
    Letterariamente e filosoficamente anche la scelta del velo sui corpi aprirebbe un dibattito infinito, ma qui restiamo per parlare di fotografia,( e forse la mia non è nemmeno fotografia chissà )Ringrazio il Direttore per aver messo a confronto la mia opera. saluti franca

  6. Trattasi di una insignificante e da tutti ignorata tela che si guadagna, grazie agli scatti di Franca, una dignità da oggetto d’arte sopraffino.
    Questo è quanto può accadere quando una mente brillante, guidata da occhi aquilini, decide, servendosi dello strumento artistico (pennello, scalpello, bomboletta spray…reflex), di eliminare dalla scena reale i fronzoli quotidiani più superficiali, come forme o oggetti perfettamente definiti e di immediata riconoscibilità, ma che oltre questo contenuto materico e visivo hanno poco altro da esprimere, e di indagare gli aspetti più profondi ed espressivi, quelli che anche al buio, al solo pensarci, riescono a scatenare tempeste passionali che lasciano il segno anche nell’intelletto.
    Sin dalla prima immagine prende vita nel rettangolino fotografico un valzer in cui, mano nella mano, luci e ombre ondeggiano e volteggiano, diretti verso l’infinito, che qui è rappresentato dall’angolino in alto a sinistra al quale tendono le pieghe del tessuto. La foto ha una tale profondità e passaggi di luminosità così reali da far sembrare la tela un marmo lavorato secoli prima. La seconda foto però è per me in contrasto con la dolcezza e delicatezza delle altre: ho qui un gomito o comunque un elemento spigoloso che si pone un pò di traverso e che mi infastidisce.
    La poesia riprende subito con la foto successiva: intravedo un braccio teso in un momento di relax, la bellezza della mano aperta quasi a raccogliere un luminoso grappolo di luce, carezzata dalle ombre profonde su cui il braccio stesso poggia dolcemente!
    Sotto un velo piatto e immobile si stagliano nel quarto fotogramma le nocche di una mano, e non serve altro per comunicare un senso di energia, di movimento verso l’esterno di un’anima che vuole la sua forma, in questo caso quella femminile!
    La foto 5, la più espressiva di tutte, riprende quel movimento, quella energia da dentro stavolta, la foto diventa essa stessa l’Io dell’anima femminile che sta cercando una dimensione, e lo fa toccando, o meglio accarezzando, con gli arti, le barriere spazio-emozionali che la trattengono. “Sturm und drang” sono le parole che descrivevano la sensazione romantica, per me si addicono alla sensazione che mi danno queste foto: esse riescono a scatenare tempeste emozionali restando tuttavia pacate immagini di pacati e dolci momenti!
    Basta un seno illuminato da una lama di luce per riempire la foto di sensualità (contenuto materiale) e di un forte senso di maternità (contenuto spirituale)! Un ritorno alle origini, alla prima fonte di alimentazione (contenuto materiale) e alla prima entità protettiva (contenuto spirituale)! O se preferiamo possiamo anche invertire spirituale con materiale, dipende solo da noi stessi!
    Ormai la libertà è raggiunta, la tela ha preso le sue forme, il corpo femminile è netto e tuttavia sempre nascosto! Sembra giocare dietro le maglie di un tessuto ormai privo di ombre, quasi avesse raggiunto la felicità dopo la tristezza, l’identità dopo l’impersonalità.
    A suggellare l’identità dell’anima ecco che arriva un volto quanto mai sensuale di donna, libera e finalmente in pace con se stessa! Il tutto finisce con una immagine ispiratrice di quiete e riflessione! Il volto di donna ora è più una mente di donna! A cosa penserà mai?
    Alla gioventù? Alla maternità? Al tempo passato? Alla maturità? Alla vecchiaia? Alla morte?
    All’oblio?
    Quel volto, quella mente, non sono niente altro che la vita in tutte le sue sfaccettature!
    Brava Franca! Bellissime foto!

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