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Rivisitazioni – di Barbara Bedoni

Rivisitazioni – di Barbara Bedoni

 
Opera presentata al “Face to Face”, presso Circolo fotografico 4 Ville – Villanova di Modena.

Nel partecipare alla lettura Face To Face organizzata dal circolo di cui faccio parte e che aveva come tema fisso “La non realtà”, mi è venuto in mente che l’arte da sempre si fonda appunto sulla “non realtà” in quanto un’opera non è altro che l’interpretazione che l’autore dà di ciò che lo circonda e quindi è sempre una visione mediata dal suo intimo sentire.

Per tale motivo ho pensato di fotografare dei quadri … o meglio, parti di quadri, ed inserire in essi segni e scritte prese da altre opere creando, a questo punto, una rivisitazione dell’opera originaria amplificandone la caratteristica di totale mancanza di realtà di per sé già insita in essa.

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5 commenti

  1. “Rivisitazioni” di Barabara Bedoni è un’opera animata da un’idea narrativa artistica, per la riflessione condotta sul valore simbolico del corpo femminile attraverso un dispositivo estetico.
    Corpi dorati e bellissimi di donne col volto coperto; già questo basterebbe a rappresentare la mercificazione del corpo femminile, dato che l’identità non serve al messaggio erotico.
    Corpi su corpi; anche questo è un segno di mercificazione in quanto viene annullata l’unicità che il corpo detiene ed esaltata la funzione strumentale del corpo a promuovere il desiderio smisurato.
    Le tracce di scritte sulla superficie del contenitore trasparente danno il senso dell’imballaggio di merci. Il tutto è dorato e addolcito dalle gestualità sinuose che generano il dolce/amaro tipico dell’immagine ossimorica.
    L’autrice, con i suoi frammenti, la sequenza e la contaminazione delle scritte, ha generato da un dipinto iperrealista una nuova opera che rappresenta in modo mirabile la mercificazione del corpo femminile, causa prima del femminicidio. Complimenti a Barbara per il raffinato gusto estetico e l’efficace messaggio.

  2. Capita sovente un’opera che ci fa riflettere.
    Viviamo nella società dell’informazione. Siamo bombardati da milioni di fotografie, messaggi, suoni, luci, forme, linee, colori, che ci ubriacano.
    Sarebbe impossibile trattenere tanti stimoli; decodificarli, comprenderli, riflettere su ciascuno di essi, memorizzarli.
    Pare che intorno a noi viva un mondo che è sempre meno afferrabile, perché troppo veloce, sempre più complesso. Sembra di trovarci sotto la pioggia e di cercare di ripararci sotto …un bicchiere d’acqua.
    Perché di tutto questo surplus informativo, alla fine, resta poco o nulla.
    Luigi Ghirri ci ha insegnato a guardarci intorno con attenzione; ad osservare ogni minimo dettaglio da una diversa prospettiva; ad immaginare, a comporre; perché tutto può essere soggetto fotografico. Fotografare è osservare, comprendere, interpretare fotograficamente, più che fare collezione di figurine per il nostro album del reale.
    Raccolgo l’invito di Ghirri ad osservare con attenzione e quello di Barbara Bedoni a “rivisitare” fotograficamente un soggetto che era già arrivato nel dimenticatoio; che lei ha saputo ritirare fuori e rileggere con la sua creatività fotografica.
    Se la materia del manifesto era un limite vicolante, Barbara ha voluto considerarla materia ancora salvabile e riutilizzabile. La sua è quindi un’opera che si richiama alla Pop Art.

  3. Intrigante l’opera su cui ha lavorato l’autrice. Non voglio entrare nel merito del valore morale dell’opera, ma voglio concentrarmi sull’intervento che Barbara ha effettuato su di essa. Con tagli verticali sembra voler dar respiro a queste anime racchiuse in una finta gabbia dorata che fa trasparire dalle sue pareti di cristallo, una parte assai decadente della nostra reale società. Sperimentando una sorta di W.I.P. (work in progress ), applica scritte attorno ala gabbia prigione, quasi a farla divenire una enorme valigia pronta per essere spedita in un’altra dimensione. E magicamente le scritte diventano adesivi che si applicano ad essa prima di un lungo viaggio. Tutto è pronto forse per regalare un’altra realtà alle anime prigioniere. Una interpretazione troppo fantasiosa? Chissà…
    In ogni caso brava all’autrice che miscelato l’elaborazione, con saggezza grafica aggiungendo indubbia grazia e sensibilità.
    Marco

  4. Non riesco a visualizzare la parte di quadro che si è integrata nell’immagine reale. Non mi pare comunque necessaria questa premessa dell’autrice.
    E’ l’immagine finale quella che conta e direi che questa è intrigrante ed apprezzabile.
    Complimenti!

  5. Un groviglio di corpi femminili schiacciati dentro ad una scatola trasparente , dipinti con il metallo prezioso. Queste immagini rappresentano frammenti di corpi femminili ridotti a spettri come soprammobili la donne verniciate diventano oggetti a forma di donna , e pertanto corpi non reali , che si manifestano ingannevoli nella loro materialità, proprio perché annullano ogni traccia di umanità.
    I volti avvolti dalla tela e la sovrapposizione dei simboli grafici ci rimanda ad una corrente artistica Pop-Surrealistica, un immaginario ricchissimo e fantasioso , figure aggrovigliate, ammassate, ma mai confuse Una fotografia convinta ,un preciso pensiero figurativo . Complimenti a Barbara

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