Dall’idea alla sceneggiatura nell’audiovisivo fotografico


di Emilio Menin

Il mio intervento vuole essere semplicemente una sorta d’introduzione ai temi che verranno trattati nelle relazioni successive ed una puntualizzazione di alcuni aspetti pratici che gli Autori di audiovisivi fotografici non possono dimenticare. L’analisi attenta di un audiovisivo potrà facilmente far comprendere se nella costruzione dello stesso sia stata prestata una corretta attenzione di livello professionale e non una semplice improvvisazione dettata solamente da personali sensazioni e impressioni.

La definizione audiovisivo fotografico ha preso il posto di quella di diaporama che viene ancora utilizzata soprattutto nei Paesi dove questo mezzo di comunicazione, che unisce l’immagine fotografica ed il suono, ha iniziato a farsi conoscere a partire dal lontano 1958.

Il significato ed i contenuti non sono però cambiati e trovo che la definizione data a suo tempo dalla Federazione Internazionale FIAP sia tutt’ora valida ed esaustiva pur con le dovute modifiche di alcuni termini che sono stati sostituiti da altri in funzione del passaggio dalla tecnica analogica a quella digitale: se infatti sostituiamo le parole diapositive con immagini e banda magnetica con supporto digitale la suddetta definizione mantiene il suo significato.

Il Diaporama è un mezzo di comunicazione audio-visivo realizzato con una proiezione di diapositive sonorizzate; la proiezione è effettuata con dissolvenze incrociate , con durata a discrezione dell’Autore, con passaggi lenti o rapidi, che permettono di realizzare diversi effetti( dissolvenza semplice, apparizione, sovraimpressione, scintillio, flash, creazione di una terza immagine, ecc.) e di dare un ritmo variabile alla proiezione. La sequenza delle immagini è sincronizzata su banda magnetica che riporta il commento sonoro composto da musiche,parlato,rumori ed effetti diversi. Il connubio suono/immagine non è però sufficiente da solo per creare un vero Diaporama: occorre in più realizzare un insieme coerente comportante un filo conduttore logico ed un apporto intellettuale dell’Autore “

Il passaggio da questa enunciazione alla realizzazione pratica può non essere così facile ed immediata ; la prima difficoltà nasce dal fatto che il Diaporama utilizza diversi tipi di linguaggio identificabili nelle sue componenti principali: il linguaggio sonoro,quello visivo e quello scritto o parlato. Ciascuno di essi conserva e sfrutta i propri molteplici significati, le proprie caratteristiche, i propri stereotipi ed inoltre sono mescolati tra loro con un lavoro di regia che deve sapientemente usarli per creare una storia che sia l’espressione dell’idea di base che ha spinto l’Autore a produrre quell’audiovisivo.

La seconda difficoltà è nascosta nella differenza d’interpretazione che può essere data dall’Autore e dagli spettatori od anche tra gli spettatori stessi.

Una terza difficoltà è il livello culturale, culture diverse portano ad interpretazioni diverse,conoscenze più o meno profonde nel campo musicale o di lettura dell’immagine e del suo linguaggio : tutto rende più complesso quello dell’audiovisivo.

Questi argomenti verranno trattati dettagliatamente dagli altri relatori ma vediamo ora come si potrebbe schematizzare nelle diverse fasi la preparazione di un Diaporama.

1 – Fase progettuale
· Idea
· Esecuzione delle immagini
· Scelta preliminare della colonna sonora

2 – Fase esecutiva
· Stesura dello story board definitivo ( regia )
· Scelte critica delle immagini e loro predisposizione alla proiezione
· Preparazione della colonna sonora

3 – Fase finale
· Preparazione preliminare del programma
· Ritocchi alla sincronizzazione immagini/suoni
· Visione programma completo
· Masterizzazione

Primo passo è dunque l’idea di base : qui non ci sono regole e solo la fantasia dell’Autore può decidere l’argomento da trattare. Documenti di viaggio, canzoni, poesie, illustrazione di brani musicali, interpretazioni personali di un fatto reale, una storia inventata, indagini psicologiche o interpretazioni di argomenti attuali, e chi più ne ha più ne metta.

Trovata l’idea è sempre una buona cosa scrivere una breve traccia di ciò che si vuole rappresentare magari con dei riferimenti circa le immagini da ricercare e la colonna sonora: non è ancora lo story board ma solo uno schema che può aiutare nello svolgimento del lavoro. Trovo molto utile questo metodo: io chiamo queste note “ i sogni nel cassetto “ nel senso che a volte si annotano delle idee anche molto preliminari e si lasciano decantare riprendendole poi a distanza di tempo per realizzarle o …per lasciarle nel cassetto.

La successiva fase pratica si sviluppa quindi nella ripresa delle immagini o nella loro scelta tra quelle presenti nei nostri archivi cercando, in questo caso, di adeguarle a quelle riprese direttamente facendo buon uso dei programmi di post produzione. Anche nell’attuale epoca digitale si pone spesso il problema dell’uso di immagini orizzontali e verticali: la loro convivenza in un audiovisivo è molto difficile e raramente si riesce a trovare una soluzione veramente accettabile, meglio evitarla.

La scelta della colonna sonora deve essere fatta, almeno in via preliminare, unitamente a quella delle immagini conseguentemente all’idea che ha generato la realizzazione dell’audiovisivo: ciò non significa avere già deciso in questa fase progettuale tutti i dettagli ma almeno avere le idee chiare.

La fase esecutiva inizierà con la stesura di uno story board che fisserà la sequenza delle immagini ed il contemporaneo svolgersi della colonna sonora. A livello professionale per story board s’intende la preparazione di una serie di piccole cartoline, ciascuna corrispondente a singole immagini o brevi sequenze che, opportunamente ordinate su un pannello possano dare con immediatezza visiva il succedersi delle varie componenti del racconto visivo e sonoro da realizzare. Da questa successione di eventi si ricavano le direttive da dare agli esecutori delle riprese fotografiche, delle scelte musicali e quant’altro necessario. A livello amatoriale non occorre arrivare a queste complicazioni e sofisticazioni , il concetto non è però molto diverso, almeno come criterio di lavoro; preferirei forse adottare la definizione cinematografica di “scaletta” ma comunque,indipendentemente da come si vuole definire questa procedura, è di grande aiuto preparare in forma scritta e dettagliata la successione di tutte le componenti dell’audiovisivo che stiamo preparando.( Un esempio di story-board potrebbe essere quello di un “libretto di proiezione” che è la fase più avanzata dello story-board, è cioè quel tipo di documento dettagliato che accompagnava le proiezioni analogiche e che conteneva tutte le istruzioni comprese quelle del tipo di dissolvenza ed i comandi per i proiettori; questo libretto contiene quindi il risultato della fase finale ed è la proiezione in forma scritta e descrittiva).

La scelta critica delle immagini deve essere impietosa e sarebbe spesso preferibile che l’Autore si facesse aiutare da un amico (con la speranza di non perderne l’amicizia!!!!) che non essendo coinvolto direttamente contribuirebbe nella selezione scartando immagini che l’Autore non avrebbe il coraggio di sacrificare.

I criteri ed i metodi di preparazione delle immagini che venivano seguiti nell’era analogica sono completamente superati dai programmi di post-produzione che consentono interventi più rapidi ed efficaci che, pur non discostandosi dai vecchi metodi, ne semplificano le procedure.

La preparazione della colonna sonora è sicuramente l’ operazione più delicata per un fotoamatore che spesso non ha dimestichezza con le procedure da seguire e, molte volte, non ha una sufficiente preparazione e conoscenza musicale.

Dal punto di vista pratico i diversi software esistenti semplificano grandemente la preparazione della colonna sonora consentendo l’inserimento di testi parlati, di rumori ed effetti sonori e di miscelazione con i brani musicali: tutte operazioni che con i vari mixer e registratori costituivano una notevole difficoltà tecnica e richiedevano una buona dimestichezza con le apparecchiature a disposizione.

La difficoltà principale però è quella di saper creare ed utilizzare la colonna sonora in modo coerente e funzionale al racconto che stiamo realizzando; la scelta dei brani musicali è sempre un problema difficile quando si vuole uscire dai facili schemi di una canzone o di un semplice brano musicale .

Anche il tema della scelta dei brani musicali verrà trattato dettagliatamente in seguito ma ritengo utile citare un esempio circa l’importanza della costruzione visiva all’interno di una sequenza al fine di conferire una “drammaturgia” che,unita a quella della colonna sonora, costruiscano il racconto audiovisivo.

Abbiamo preso in prestito da Srdjan Plavsa (noto autore di Diaporama) un esempio molto caratteristico circa l’importanza della progressione drammaturgica all’interno di una sequenza visiva. Usiamo tre immagini :

  • T – Vista d’assieme Una donna è inginocchiata davanti ad una tomba, una bambina è seduta presso la tomba vicina con in braccio una bambola
  • F – primo piano La donna è inginocchiata davanti alla tomba
  • E – primo piano Una bambina è seduta vicino alla tomba e gioca con la bambola

E’ possibile ordinare queste tre immagini in sei modi diversi ciascuno dei quali potrà assumere significati diversi :

1 – T F E : la prima immagine permette già di comprendere la situazione nella sua globalità e quelle successive non aggiungono niente, non è più un seguito narrativo ma una semplice narrazione

2 – T E F : in questo ordine si provoca un abbassamento emotivo dell’attenzione perché la bambina assume un posto più importante di quello della madre

3 – F T E: La vista d’assieme al secondo posto annulla l’effetto emotivo dell’immagine della bambina

4 – F E T : l’immagine della madre,poi quella della bambina seguita dalla vista d’assieme che non solamente spiega la situazione,ma anche conferisce un’atmosfera melanconica è l’ordine ideale

5 – E T F : si ha l’impressione che questa sequenza sia incompleta: l’immagine della madre ha un impatto inferiore alle altre due e da ciò ne deriva una diminuzione dell’intensità emotiva

6 – E F T : una sequenza efficace come F E T ma con un effetto più aggressivo

Da quanto detto si può ricavare che le analogie visive non sono sufficienti per caratterizzare una sequenza efficace: occorre che ogni immagine abbia in se stessa un contenuto interessante che ne giustifichi la presenza sullo schermo e che ci sia una progressione nella presentazione od almeno un ordine ben definito in modo tale che l’insieme abbia un significato preciso.

Non è necessario seguire questo schema durante tutta la proiezione ma è utile lavorare sulle singole sequenze d’immagini alternandole con pause meno impegnative anche per non affaticare troppo l’attenzione dello spettatore.

A proposito della musica ci sono molti aspetti da analizzare come il potere evocativo dei singoli strumenti, il significato delle diverse note,l’uso di brani musicali più o meno noti ecc. ecc. ma questa analisi verrà fatta dall’intervento che seguirà.

Molte sono le altre considerazioni che si possono fare e non basterebbe una intera giornata per esaminarle almeno superficialmente ma una è quella più importante che deve sempre guidare l’Autore : il diaporama ideale è quello che suddivide le informazioni tra canale sonoro e visivo rendendole completamente solidali ed indissolubili.

A questo LINK, potete scaricare il post in formato .pdf

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