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“FRAMES”: Comunicare x Condividere – di Walter Turcato

Il PhotoHappening è un’attività ideata dal Dipartimento Cultura FIAF che dal 2010 è stata praticata solo a Sestri Levante con l’organizzazione magistrale di CARPE DIEM. E’ un’attività che, come dice il nome, chiama a raccolta tanti appassionati e giunta alla 4° edizione ha compiuto un salto evolutivo diversificandosi in due modalità:
PhotoHappening – Set, è la formula con le location fotografiche che ha caratterizzato le prime 3 edizioni.
PhotoHappening – Simposio, è la nuova formula basata sulla presentazione pubblica di opere e riflessioni fotografiche, in grande maggioranza inedite.

La modalità Simposio nasce principalmente dalla necessità del Dipartimento Cultura FIAF di offrire ai propri iscritti l’opportunità di presentare i propri lavori o esporre gli studi in corso…

(dalla presentazione di Silvano Bicocchi Direttore del Dipartimento Cultura FIAF, su Agorà DiCult)

 

 

In questo ambito, uno spazio importante sarà dedicato anche al settore audiovisivi!

Infatti sabato 5 aprile alle ore 21 presso l’Auditorium della struttura che ospita gli incontri (Opera Madonnina del Grappa) Walter Turcato proporrà: “FRAMES – Comunicare x Condividere”, una riflessione dedicata al linguaggio audiovisivo e alle sue potenzialità espressive, che prenderà spunto e origine dall’esperienza personale dell’autore, attraverso l’analisi di un suo lavoro, per poi allargarsi – con esempi e presentazioni multimediali – ad altre proposte, tramite un percorso guidato che cercherà di proporre soprattutto il valore della creatività espressiva di questo mezzo, con alcuni accenni di didattica operativa.
Al termine della presentazione, Gigi Montali proporrà una selezione di lavori audiovisivi tratti dalla sua produzione e da quella di alcuni autori DiAF.
Nel pomeriggio (circa ore 16)  W. Turcato, proporrà anche una riflessione dal titolo “MyPhoneography”, versione personalizzata della “iPhoneography”, la disciplina che si occupa delle riprese foto/video con smartphone, che ha ormai raggiunto un peso fondamentale nella comunicazione e condivisione di messaggi, emozioni o anche semplici informazioni. La possibile interazione di questo mezzo con le programmazioni audiovisive del DiAF è evidente e risolutrice di numerose problematiche operative e creative.

Programma completo della manifestazione: www.associazionecarpediem.org/photo_happening/simposio.html

Altre info: www.associazionecarpediem.org/photo_happening.html

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Proprio su questa tematica, nell’ultimo numero del Notiziario DiAF distribuito nei giorni scorsi,  W. Turcato ha redatto il testo che – a completezza di informazione e diffusione – riproponiamo qui di seguito.

 

 

Stanno lasciando casa e l’Africa per parecchi anni o forse per sempre.
Sulla spiaggia della città di Gibuti, sono in attesa di salpare a bordo di qualche carretta che tenterà la traversata.
Così, questi migranti africani nella notte alzano i loro cellulari nel tentativo di catturare un segnale economico dalla vicina Somalia per un’ultima telefonata ai parenti.
L’immagine, intitolata «segnale» dal fotografo americano John Stanmeyer della VII Photo Agency, ha vinto il World Press Photo of the Year 2013 nel 57° concorso World Press Photo.

…Potremmo non conoscere tutta la storia che sta alle spalle di questa immagine, ma ugualmente comprenderne la carica emotiva e i molteplici significati che potrebbero giustificarla, comunicandoci un messaggio di attesa, di qualcuno, di qualcosa, che possa mutare la piccola luce dei dispositivi in mano alle persone, in una luce grande (anche se lontana) come quella della luna.

Quasi un “frame” di una sequenza di immagini che ci ricorda una narrazione già vista, ma della quale speriamo sempre in un finale migliore.

E proprio alcune riflessioni sulla definizione di “frame” mi hanno interessato ultimamente, per l’attualità della loro proposta/applicazione nella pratica fotografica oltre che cinematografica, e per i risvolti – a tratti anche imprevedibili – che potrebbero avere se applicati nella programmazione dei nostri AV.

– Se scomponiamo un video, otteniamo 25 (24, 30…) “frames” al secondo: ovvero 25 (24, 30…) fotografie in un secondo. Come in scatti a rapida cadenza (una volta, si utilizzava un “motore” che montato sotto la fotocamera consentiva un trascinamento veloce e controllato della pellicola…).
Rimontando questi frames in una sequenza priva di alcuni di essi, secondo una tempistica variata e funzionale alla nostra regia, potremo ottenere una comunicazione dalla dinamica molto più interessante e coinvolgente…

– Sempre due “frames” (destro e sinistro) fusi tra loro, sono all’origine della fotografia 3D: al di là della specifica tecnica utilizzata, il fine di questa operazione è da ricercarsi in una diversa resa della realtà, più “reale” ed emozionante.

– Anche uno dei principali “filoni fotografici” di questi ultimi anni si basa sull’utilizzo di “frames”: la tecnica HDR infatti consente – registrando appunto diversi frames della stessa scena, a diverse esposizioni poi riassemblate in un’unica immagine – di ottenere un range tonale maggiore rispetto a quanto sia possibile ottenere con un unico scatto, comunicando quindi più informazioni con effetti a volte stupefacenti che meravigliano e polarizzano l’attenzione.
La stessa tecnica si sta poi applicando anche per assemblare diversi frames della stessa scena ma con diverse aree di messa a fuoco… Si può anche in questo caso intuire la potenzialità espressiva di questa pratica.

– Cosa dire poi dei “Timelapse”? Degli “Stop motion”? Tante immagini “fisse” poi montate in rapida sequenza ad ottenere un “video” (v. quanto detto al primo punto…), trasformandosi di fatto in “frames” che possono aggiungere un tocco di “spettacolarizzazione” alle nostre programmazioni.

– Altra tecnica che ha fatto il suo esordio più visibile nelle ultime Olimpiadi di Londra 2012 è quella del “Cinemagraph”, immagini con elementi fissi (fotografie – frames…) o in parziale movimento che mascherano elementi sottostanti in movimento secondo direzioni e tempi diversi… Un po’ fotografia, un po’ video, sicuramente evocativa e di effetto.

– Soprattutto nelle pubblicazioni editoriali digitali possiamo trovare sempre più frequentemente immagini “attive”: quelle immagini che ad un primo approccio sembrano comuni fotografie illustrative che però dopo qualche secondo “mutano” il loro aspetto, evolvendo con una lieve movimentazione (ottenuta automaticamente o dopo un tocco sul display) che le rende “vive”, interattive e stimolanti per la nostra visione… Bastano un po’ di “frames” ed una sapiente regia compositiva.

– Tra le molte App oggi disponibili (anche gratuitamente) una che si chiama Vine, consente di creare piccoli video che possono essere regolati in velocità semplicemente toccando con il dito lo schermo dell’iPhone durante la ripresa: in pratica, il video parte, in fase di ripresa, ma vengono registrati solo i “frames” quando si agisce sul “Touch”; in questo modo si possono ottenere delle sequenze di immagini originali che possono ben integrarsi alla drammaturgia dei nostri lavori.

Alla fine di queste considerazioni, un piacevole “ricordo” di quelli che potrebbero essere stati tra i primi “frames” utilizzati per una diversa applicazione: le famose “figurine dei formaggini”, in cui la stampa lenticolare sovrapponeva due immagini che – opportunamente angolate – riproponevano un dinamico effetto di movimento.

Non solo mode del momento: ma l’esigenza di un’espressione che sempre più rispecchi e proponga il proprio sentito attraverso un utilizzo attento ed appropriato delle tecniche a nostra disposizione, che forse mai come ora si prestano ad innovazioni e mutazioni continue, con possibilità una volta inconcepibili.

…a patto che all’origine di tutto ci sia quel desiderio di “comunicare per condividere”, come ben rappresentato anche nella fotografia del Word Press Photo.

W. Turcato

 

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