LA FOTOGRAFIA DI ARCHITETTURA, di Massimiliano Tuveri
Tecnica e fotografia - Terza e ultima parte
Modificare le fotografie di architettura.
Lo sviluppo del negativo digitale, la post-produzione delle immagini risultanti e l’eventuale fotoritocco delle stesse, sono divenute, in modo particolare negli ultimi anni dove la fotografia di architettura si è svincolata dal classico approccio formale e – opinione personale – anche fin troppo troppo rigido, delle importanti fasi per la riuscita del nostro lavoro fotografico.
Il primo passo, assolutamente da non sottovalutare, è il caricamento dei file RAW, frutto dei nostri scatti, sul supporto digitale (di solito è consigliabile un disco rigido esterno) che fungerà da archivio per i nostri lavori fotografici.
La denominazione delle cartelle e delle sottocartelle nel nostro file manager ci aiuterà non poco nelle future ricerche delle immagini; personalmente preferisco una suddivisione per data di scatto in ordine inverso (anno mese giorno) e a seguire, tra parentesi, il luogo dove sono state scattate le fotografie (es. 2022 04 16 [Piazza di Spagna – Roma]): questo mi permetterà di avere un’idea abbastanza precisa del contenuto delle cartelle e di abbreviare notevolmente i tempi per la ricerca degli scatti.
Non parlo, per ragioni di spazio in questo breve articolo, di tag e sottotag da assegnare alle immagini, i quali sono elementi essenziali per una qualsiasi ricerca mirata, ma alcuni di voi mi capiranno perfettamente: più siamo precisi in questa fase e più tempo risparmieremo in futuro. Provate ad immaginare di dover ricercare un’esatta fotografia di un preciso edificio in mezzo alle decine di migliaia che avrete scattato nel corso degli anni. Non lo auguro davvero a nessuno (magari a qualcuno sì).
Veniamo allo sviluppo del negativo digitale (file RAW) e alla successiva post-produzione dei file di immagine. Esistono tantissimi programmi diversi, ognuno con i suoi pro e i suoi contro; il suggerimento è di utilizzare quei programmi con i quali ci troviamo meglio, oppure quelli che risolvono le nostre specifiche esigenze.
Io, ad esempio, mi trovo benissimo con Adobe Lightroom e Adobe Photoshop, due programmi che mi danno la possibilità di avere gli stessi strumenti su differenti device (smartphone, tablet e computer) e di poter applicare i miei profili di sviluppo o preset di post-produzione ovunque mi trovi e con qualunque strumento abbia scattato. Ed inoltre, cosa non trascurabile, sono da sempre gli strumenti standard del settore.
Photoshop è più adatto per ritoccare e pulire piccole aree delle immagini, per la stratificazione e per il compositing, per creare immagini composite come dittici, trittici o panorami e per mille altre attività specifiche di fotoritocco.
Lightroom invece è un’applicazione molto completa per lo sviluppo del Negativo Digitale (ha lo stesso motore di sviluppo di Adobe Camera RAW) e per la post-elaborazione (oltre ad essere anche un potente database).
Gli strumenti di modifica più comuni per il fotografo di architettura sono: la regolazione della prospettiva, dell’esposizione, del contrasto e del ritaglio, ma Lightroom è anche noto per i suoi preset, un modo veloce per applicare automaticamente filtri e finiture alle immagini con un solo clic.
Brevi consigli per la fotografia architettonica
La posizione conta. Il modo più semplice per ottenere una foto di architettura interessante è posizionare la fotocamera perpendicolarmente alle linee verticali di un edificio. Ciò produrrà un’immagine visivamente accattivante, tenendo d’occhio la prospettiva e regolando il piano focale per catturare più linee verticali parallele.
Le forme dinamiche. Le linee pulite contro un cielo limpido evidenziano la simmetria e la perfezione di una struttura, ma tieni d’occhio curve o altre forme dinamiche che aggiungono un senso di movimento a un’immagine che altrimenti apparirà statica e stancante.
Trova la luce giusta. Attendi e osserva il cambiamento delle ombre che si estendono, al cambiare della posizione del sole, da texture, finestre o colonne, in modo da far risaltare i particolari che ti interessano per raccontare quel volume. Se la luce non è l’ideale, aspetta. Le ombre giuste fanno la differenza tra una foto riuscita ed una istantanea banale.
Gioca con le impostazioni della fotocamera. Poiché ogni scena è diversa, gioca con la velocità dell’otturatore e con l’apertura, fai almeno tre scatti, uno più scuro di quanto vorresti, uno che ritieni corretto e uno appena più luminoso. Vedrai successivamente come la quantità di luce presente nello scatto possa influire sulla percezione dei volumi, oppure, potrai unire due o tre di queste immagini durante la fase di post-produzione per realizzare un’immagine finale composita più equilibrata o con un risalto maggiore di qualche particolare specifico.
Che tu sia appena agli inizi, sogni di diventare un fotografo professionista, oppure lo sei già, la fotografia di architettura, al contrario di quello che pensano in tanti, richiede molta molta pratica e una sana dose di creatività. Quindi, armati di una macchina fotografica (ma è sufficiente anche uno smartphone) e inizia a sperimentare in questo affascinante universo; comincia, magari, proprio da casa tua, e vedrai che finirai con il documentare il mondo.
Concludiamo qui questo breve e colloquiale percorso con le architetture esterne. Dal prossimo articolo, cominceremo a parlare insieme della fotografia di interni. Commentate e chiedete tutto quello che volete, approfondimenti di ogni genere inerenti la fotografia di architettura, di interior o di design: costruiremo insieme questi piccoli post a partire dalle vostre curiosità.
A presto.
Massimiliano Tuveri
Fotografie di BoysPlayNice dal progetto: Ark Shelter’s Minimal Cabins In The Snow-Covered Mountains Of Slovakia