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Una call universitaria per il Dipartimento Social

“antrop[h]ocene – Dall’archivio allo schedario” è il titolo del contributo del Dipartimento Social selezionato per la giornata di studi dal titolo “ARCHIVIARE IL TERRITORIO – Fotografia, luoghi, identità”, organizzata dall’Associazione Culturale Fata Morgana con l’Università della Calabria.

Una selezione che insieme al recente premio assegnato dalla Fondazione Veronesi, testimonia del ruolo sempre più centrale della FIAF nel nostro panorama culturale. Non più solo custode istituzionale di una storia e di un patrimonio di esperienze più che settantennale, ma  protagonista di primo piano degli studi sulle trasformazioni contemporanee della fotografia, linguaggio sempre più centrale della nostra epoca.

E’ possibile seguire la diretta online al link >>> https://bit.ly/3hKHZoV

 

Qui il programma completo  >>> https://bit.ly/3fEVEva

La traccia del contributo del Dipartimento Social:

 

antrop[h]ocene

Dall’archivio allo schedario

Parole chiave: fotografia zenitale, Nadar, Google Earth, Street View, inconscio tecnologico, drone age, AI, machine vision

Se da sempre il non detto della fotografia esprime il desiderio di possedere il mondo, quell’archivio planetario diffuso, stratificatosi sistematicamente negli ultimi  due secoli, con l’avvento del digitale e i successivi sviluppi dell’intelligenza artificiale ha accelerato una trasformazione che lo rende per certi versi simile allo schedario, assolvendo funzioni più utilitaristiche.

Il presente contributo, che si articola in quattro sezioni, ciascuna scritta da un diverso collaboratore del Dipartimento Social della FIAF, la Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche che dal 1948 è impegnata nella divulgazione della cultura fotografica, intende indagare un particolare genere di fotografia, connesso alle modalità di spostamento sul territorio e alla sua fruizione, culturale ma non solo.

Ci si riferisce a quella fotografia che adotta il punto di vista zenitale, e dunque, un particolare codice visivo, necessario – sebbene talvolta umanisticamente non sufficiente – per diverse applicazioni.

Non si tratta certamente di funzioni nuove per la fotografia, che già ai suoi albori con Nadar sperimenta la ripresa dall’alto facendo uso di un pallone aerostatico, per poi spostare nel tempo quel punto di vista sempre più in alto, come ricostruisce brevemente Debora Valentini nel suo contributo dedicato alla storia della fotografia aerea.

Dall’accenno alla fase pionieristica di piccioni e aquiloni procederemo con l’analisi di un percorso fortemente orientato dalle evoluzioni tecnologiche, che se per un verso hanno conferito a questa fotografia documentaria in senso topografico e tassonomico una dimensione ipertestuale, con la possibilità di veicolare altri dati, ne ha consentito parallelamente un conseguente allargamento degli usi.

Dalla fotografia satellitare si sviluppano dei sistemi di georeferenziazione e di rappresentazione del territorio come Google Earth o OpenStreetMap, diffusi poi via web, che ben presto divengono oggetto di rielaborazioni fotografiche concettuali: per tutti, il caso di Mishka Henner, con i paesaggi olandesi pixelati dalla censura di stato. Il contributo di Attilio Lauria, relativo alla campionatura del globo tramite fotografie operata da Google Earth e Street View, pone la questione di un’analogia con l’inconscio tecnologico – e dunque della presenza di un codice che agisce come un apriori, confermando l’illusorietà heideggeriana della neutralità della tecnica -, e dell’indicalità di questa impronta simulacrale dell’imago mundi.

Altra questione è poi quella relativa agli screenshots realizzati dagli utenti della rete attraverso Street View: sono ancora emanazione diretta di ciò che rappresentano, mantengono la medesima aderenza al referente dell’hic et nunc?  In altre parole, possono considerarsi fotografia?

Il contributo di Antonio Desideri si concentra sulla “drone age”, come è stata definita da un celebre numero di Time dedicato a tali “satelliti” accessibili. Come per i satelliti – e più banalmente attraverso le telecamere di sorveglianza -, i droni realizzano una proiezione a distanza dei nostri sguardi sulla realtà, che di nuovo pone interrogativi sul noema barthesiano, rispetto al quale prevale quell’atto cosciente della scelta che per Umberto Eco è già atto che assolve pienamente il principio dell’intenzionalità. D’altronde, l’antico gesto di impugnare le macchine fotografiche somiglia sempre più, secondo Silvio Wolf, a quello del brandire una sorta di clava del XX secolo, un oggetto anacronistico.

Insieme ai numerosi campi di utilizzo tecnico e professionale, anche in questo caso la drone-photography si fa linguaggio concettuale, come nel caso di Aydın Büyüktaş, oltre che efficace strumento di indagine del territorio: per tutti, le impietose diseguaglianze colte da Johnny Miller.

Se attraverso la tecnologia la fotografia consente nuove possibilità di fruizione delle città, le smart city che si stanno immaginando e progettando ne realizzano una stretta interazione, diremmo un’alleanza, con l’intelligenza artificiale, che nel semplificarci teoricamente il quotidiano, al tempo stesso esercita su di noi un controllo ferreo. Il contributo di Susanna Bertoni indaga le implicazioni della “machine vision”, già oggetto di elaborazione concettuale da parte di Trevor Paglen, in mostra nell’edizione palermitana di Manifesta, che attraverso tecnologie come il riconoscimento facciale trasformano l’archivio, come si diceva, in schedario. Non solo: nel realizzare immagini invisibili, ovvero immagini destinate ad altre macchine che captano dei dati su di noi, le macchine dotate di intelligenza artificiale spostano l’atto fotografico da una dimensione antropocentrica ad una prospettiva non più umana. In nessuna fase, né di realizzazione, né di visione, c’è la necessità dell’intervento dell’uomo.

In questo futuro distopico, immaginario inevitabilmente alimentato da generatori automatici di persone e gattini che non esistono nella realtà, si ripropone con rinnovato vigore l’eterna domanda se ci si possa fidare delle immagini.

 

 

 

 

 

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