"Minime storie" da ITAca – Storie d'Italia, di Alessandra Cicalini.
16 Luglio 2012
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Con l’opera “ Minime storie “ di Alessandra Cicalini inizia la pubblicazione delle opere a noi pervenute da parte degli autori partecipanti al progetto della FIAF animato da Giovanni Marrozzini “ITAca – Storie d’Italia”, le opere vengono pubblicate in ordine di arrivo alla mia e-mail bicocchi.silvano@tiscali.it .
L’insieme delle opere dei partecipanti a “ITAca – Storie d’Italia”, appartenenti a tutte le regioni italiane, rappresenta un prezioso e completo sguardo sull’Italia contemporanea.
Data l’importanza di questo Progetto Fotografico Nazionale coordinato dal Dipartimento Progetti Speciali diretto da Cristina Paglionico, invitiamo tutti gli autori partecipanti a non mancare in questa rassegna tematica che continuerà su Agorà Di Cult, anche per mesi, fino ad esaurimento delle opere ricevute.
Dopo il matrimonio. Volevo essere Cenerentola, almeno quel giorno. Adesso sarete ai piedi di una sposa cinese? Da allora, porto solo ciabatte.
Alessandra Cicalini è giornalista non solo di mestiere ma anche d’identità artistica e quindi l’opera si presenta animata da un’idea concettuale interpretata con la sensibilità giornalistica che intende raccontare storie legate ai suoi incontri quotidiani con persone, animali e cose, nella sua marchigiana Fermo.
L’opera è formata da una serie d’immagini, ognuna formata da un dittico generato da una fotografia e da un’immagine letteraria indotta nel lettore dal testo a essa abbinato.
Ritengo molto interessante questa tecnica con la quale Alessandra si è espressa in modo originale, perché con due diversi linguaggi raggiunge una notevole profondità d’indagine della realtà quotidiana e stimola l’elaborazione del passato.
Mi colpisce piacevolmente la sua scelta fatta di cuore dei soggetti perché fa tornare alla ribalta il mondo straordinario della provincia italiana così vario e ricco di belle storie.
I saggi fotografici a carattere antropologico di Alessandra Cicalini, intimamente radicati
nelle vicende dell’umanità marchigiana, le permettono di raccontare intense storie per
immagini che, però, senza testo descrittivo perderebbero molto del loro appeal.
Una buona documentarista, dunque, e forse qualcosa di più, sicuramente sostenuta dalla consapevolezza
delle fulgide tradizioni fotografiche (da Crocenzi e Giacomelli in poi) che affondano le loro radici
nella sua terra natale.
La ‘narrative art’ di Alessandra ci permette così di rimanere ancorati spiritualmente a un’ Italia che,
oggi quanto mai, parrebbe destinata a perdere le sue connotazioni così profondamente legate alle realtà locali.
Mi riferisco a quelle dei tanti Paesi dell’anima che compongono il grande puzzle culturale (e non solo) rappresentato, oggi come ieri, dalla nostra Nazione….
Ma questo si sa!, credo proprio sia l’incipit del progetto…… Davvero interessante, buon lavoro!
Alessandra Quattordio
20-7-2012
Buongiorno a voi,
sono stata via diversi giorni e scopro soltanto adesso (con molto piacere, lo ammetto) la presenza del mio portfolio su Agorà Di Cult!
I vostri giudizi mi stimolano ad andare avanti, persuasa sempre di più da necessità di parlare dell’Italia (con qualsiasi mezzo espressivo) “dalla periferia”. Soltanto se valorizzeremo sul serio, senza opportunismi e retorica, i nostri tesori storico-artistici, infatti, potremo tornare a immaginare un futuro per il nostro Paese.
A questo proposito, vi informo che giusto ieri è andata online la mia intervista a Giovanni Marrozzini su Itaca: http://www.muoversinsieme.it/intervista/giovanni-marrozzini-e-la-sua-itaca-italia-venuta-dal-futuro/giovanni-marrozzini-e-la-sua-itaca-italia-venuta-dal-futuro.html
GRAZIE di cuore! 🙂
a risentirci (spero)
Ale
Penso che dell’Italia e per l’Italia si possa parlare in eterno, abbiamo la fortuna di vivere in un paese che, non per merito nostro, ci ha regalato una costante convivenza con la “bellezza” espressa con tutte le tecniche possibili.
E’ quindi sempre bello vedere come, nonostante il periodo storico, il nostro paese sia sempre in grado di regalare spunti ed ispirazioni nuovi.
Il lavoro di Alessandra Cicalini dimostra come, con immagini semplici, sincere e genuine, sia possibile costruire un lavoro schietto e profondo.
Trovo l’inserimento dei testi divertente e sdrammatizzante, quel che basta per far pensare a quello che realmente siamo, lontani dai bombardamenti dei media, dalle speculazioni monetarie e da tutto quel ciarpame televisivo che ci viene quotidianamente imposto.
L’Italia dei mille campanili è in fondo la nostra anima profonda e, penso, che l’atmosfera che evoca questo portfolio sia proprio questa, religiosamente – atea, ossimoro di un sentire collettivo che ci accomuna.
Grazie per il giudizio sui testi in modo particolare: non so se si è capito, ma io “nasco” come scribacchina prestata alla fotografia, per cui, per il mio esordio con il secondo mezzo, mi è venuto del tutto spontaneo utilizzare la mia chiamiamola più naturale propensione.
Sottoscrivo tutta la parte sul ciarpame televisivo etc etc…
a rileggerci, buona estate
Questo portfolio mi ha piacevolmente colpito fin dalla prima immagine pubblicata sul “Fotoclub” e che ho seguito in tutte le fasi pubblicate, fino alla stesura finale. Lo trovo “semplicemente fantastico”, un connubio di immagini e parole perfettamente integrato.
Ho iniziato il workshop sul Progetto ITAca, a Fermo, con Alessandra ed ho seguito con interesse il suo lavoro su Ilfotoclub, poi ho avuto anche il dono del piccolo catalogo a Bibbiena dove ci siamo incontrate di nuovo.
Sono entusiasta della freschezza delle immagini ben abbinate al breve testo che ci descrivono, in modo originale e profondo la nostra quotidianità.
Sei forte Alessandra…stai percorrendo una buona strada!
Con amicizia
Rosella Centanni
Grazie, cara Rosella!
Mi è appena arrivato il tuo libro: lo leggerò con attenzione…
Grazie anche per le parole che hai aggiunto a penna.
A presto (prestissimo!)
Alessandra
Mostrare delle fotografie tramite il portfolio solitamente può indurre in due problematiche tra le tante possibili: monotonia oppure caos espressivo. Il rigore stilistico unito alla capacità di raccontare per immagini è difficile da ottenersi. A mio parere gli esempi migliori di questa modalità di proporre fotografia sono da ricercarsi nelle riviste patinate della moda femminile, in questi servizi si coniuga la qualità con la creatività, che sono poi entrambe soggette alla quantità dello spazio disponibile, quindi obbliga l’autore e il direttore ad una estrema sintesi che diventa un valore aggiunto. Per quanto riguarda il portfolio in visione, come altri già mostrati in precedenza ma per opposti motivi, a mio pare si allontana abbastanza da quelle semplici regole dette in precedenza, dentro trovo troppe cose ma se questo deve rappresentare lo stereotipo fotografico della “Bel Paese” ci può stare.
Alessandra Cicalini è giornalista non solo di mestiere ma anche d’identità artistica e quindi l’opera si presenta animata da un’idea concettuale interpretata con la sensibilità giornalistica che intende raccontare storie legate ai suoi incontri quotidiani con persone, animali e cose, nella sua marchigiana Fermo.
L’opera è formata da una serie d’immagini, ognuna formata da un dittico generato da una fotografia e da un’immagine letteraria indotta nel lettore dal testo a essa abbinato.
Ritengo molto interessante questa tecnica con la quale Alessandra si è espressa in modo originale, perché con due diversi linguaggi raggiunge una notevole profondità d’indagine della realtà quotidiana e stimola l’elaborazione del passato.
Mi colpisce piacevolmente la sua scelta fatta di cuore dei soggetti perché fa tornare alla ribalta il mondo straordinario della provincia italiana così vario e ricco di belle storie.
I saggi fotografici a carattere antropologico di Alessandra Cicalini, intimamente radicati
nelle vicende dell’umanità marchigiana, le permettono di raccontare intense storie per
immagini che, però, senza testo descrittivo perderebbero molto del loro appeal.
Una buona documentarista, dunque, e forse qualcosa di più, sicuramente sostenuta dalla consapevolezza
delle fulgide tradizioni fotografiche (da Crocenzi e Giacomelli in poi) che affondano le loro radici
nella sua terra natale.
La ‘narrative art’ di Alessandra ci permette così di rimanere ancorati spiritualmente a un’ Italia che,
oggi quanto mai, parrebbe destinata a perdere le sue connotazioni così profondamente legate alle realtà locali.
Mi riferisco a quelle dei tanti Paesi dell’anima che compongono il grande puzzle culturale (e non solo) rappresentato, oggi come ieri, dalla nostra Nazione….
Ma questo si sa!, credo proprio sia l’incipit del progetto…… Davvero interessante, buon lavoro!
Alessandra Quattordio
20-7-2012
Buongiorno a voi,
sono stata via diversi giorni e scopro soltanto adesso (con molto piacere, lo ammetto) la presenza del mio portfolio su Agorà Di Cult!
I vostri giudizi mi stimolano ad andare avanti, persuasa sempre di più da necessità di parlare dell’Italia (con qualsiasi mezzo espressivo) “dalla periferia”. Soltanto se valorizzeremo sul serio, senza opportunismi e retorica, i nostri tesori storico-artistici, infatti, potremo tornare a immaginare un futuro per il nostro Paese.
A questo proposito, vi informo che giusto ieri è andata online la mia intervista a Giovanni Marrozzini su Itaca: http://www.muoversinsieme.it/intervista/giovanni-marrozzini-e-la-sua-itaca-italia-venuta-dal-futuro/giovanni-marrozzini-e-la-sua-itaca-italia-venuta-dal-futuro.html
GRAZIE di cuore! 🙂
a risentirci (spero)
Ale
Penso che dell’Italia e per l’Italia si possa parlare in eterno, abbiamo la fortuna di vivere in un paese che, non per merito nostro, ci ha regalato una costante convivenza con la “bellezza” espressa con tutte le tecniche possibili.
E’ quindi sempre bello vedere come, nonostante il periodo storico, il nostro paese sia sempre in grado di regalare spunti ed ispirazioni nuovi.
Il lavoro di Alessandra Cicalini dimostra come, con immagini semplici, sincere e genuine, sia possibile costruire un lavoro schietto e profondo.
Trovo l’inserimento dei testi divertente e sdrammatizzante, quel che basta per far pensare a quello che realmente siamo, lontani dai bombardamenti dei media, dalle speculazioni monetarie e da tutto quel ciarpame televisivo che ci viene quotidianamente imposto.
L’Italia dei mille campanili è in fondo la nostra anima profonda e, penso, che l’atmosfera che evoca questo portfolio sia proprio questa, religiosamente – atea, ossimoro di un sentire collettivo che ci accomuna.
Grazie per il giudizio sui testi in modo particolare: non so se si è capito, ma io “nasco” come scribacchina prestata alla fotografia, per cui, per il mio esordio con il secondo mezzo, mi è venuto del tutto spontaneo utilizzare la mia chiamiamola più naturale propensione.
Sottoscrivo tutta la parte sul ciarpame televisivo etc etc…
a rileggerci, buona estate
Questo portfolio mi ha piacevolmente colpito fin dalla prima immagine pubblicata sul “Fotoclub” e che ho seguito in tutte le fasi pubblicate, fino alla stesura finale. Lo trovo “semplicemente fantastico”, un connubio di immagini e parole perfettamente integrato.
grazie, Mauro!
Presto guarderò i tuoi link: scusami se non mi sono più fatta viva, anzi!
un abbraccio
Ho iniziato il workshop sul Progetto ITAca, a Fermo, con Alessandra ed ho seguito con interesse il suo lavoro su Ilfotoclub, poi ho avuto anche il dono del piccolo catalogo a Bibbiena dove ci siamo incontrate di nuovo.
Sono entusiasta della freschezza delle immagini ben abbinate al breve testo che ci descrivono, in modo originale e profondo la nostra quotidianità.
Sei forte Alessandra…stai percorrendo una buona strada!
Con amicizia
Rosella Centanni
Grazie, cara Rosella!
Mi è appena arrivato il tuo libro: lo leggerò con attenzione…
Grazie anche per le parole che hai aggiunto a penna.
A presto (prestissimo!)
Alessandra
Mostrare delle fotografie tramite il portfolio solitamente può indurre in due problematiche tra le tante possibili: monotonia oppure caos espressivo. Il rigore stilistico unito alla capacità di raccontare per immagini è difficile da ottenersi. A mio parere gli esempi migliori di questa modalità di proporre fotografia sono da ricercarsi nelle riviste patinate della moda femminile, in questi servizi si coniuga la qualità con la creatività, che sono poi entrambe soggette alla quantità dello spazio disponibile, quindi obbliga l’autore e il direttore ad una estrema sintesi che diventa un valore aggiunto. Per quanto riguarda il portfolio in visione, come altri già mostrati in precedenza ma per opposti motivi, a mio pare si allontana abbastanza da quelle semplici regole dette in precedenza, dentro trovo troppe cose ma se questo deve rappresentare lo stereotipo fotografico della “Bel Paese” ci può stare.