Insieme per passione – di Eloj Lugnani
INSIEME PER PASSIONE – di Eloj Lugnani
Il lavoro di Monica Del Carlo sviluppa il tema della passione di tutta una vita del Nonno Giovanni per la nautica, avvalendosi principalmente di due tipologie di inquadratura: il dettaglio delle mani e il ritratto ambientato, riprendendo la figura del nonno a mezzo busto (complice anche la presenza del tavolo da lavoro). In entrambi i casi, sono mostrate senza ripetizioni o ridondanze, le varie attività necessarie alla realizzazione del modellino: scartare, incollare, assemblare, pitturare e altro ancora.
Il lavoro fotografico sotto quest’aspetto, è documentativo ed esaustivo: coloro che sono estranei al mondo del modellismo possono di certo farsi un’idea delle difficoltà che è necessario affrontare e superare per ottenere il risultato finale e, fatte le debite distinzioni di “stazza”, si arriva anche a pensare che si tratti delle stesse difficoltà affrontate su scala maggiore dai maestri d’ascia d’un tempo alle prese con velieri e imbarcazioni in legno.
Interessante a questo proposito leggere nelle note introduttive alla mostra, che il Nonno è stato proprio maestro d’ascia. Questa continuità tra mestiere e passione hobbistica si percepisce in molte immagini: nell’attenta cura riservata ad ogni lavorazione e ad ogni dettaglio costruttivo ma soprattutto si percepisce nell’espressione concentrata e nello sguardo che – focalizzato sul tavolo da lavoro illuminato da luce artificiale – sembra oltrepassare i confini di spazio e tempo per raggiungere, nel ricordo, le barche che un tempo costruiva in cantiere, alla luce del sole. Non mi è difficile pensare che di tanto in tanto, osservando un dettaglio, compiendo un semplice gesto, il Nonno riviva ad occhi aperti momenti lontani nel tempo ma così vividi nella sua memoria da sembrare quasi reali, riassaporandone le sensazioni tattili e visive, ricordando i vecchi compagni di lavoro e qualche loro frase ricorrente, risentendo l’acre odore di vernici e solventi; insomma osservando quello sguardo mi viene da pensare che al Nonno sia dolce naufragare in quel mare…
Vi sono poi alcune immagini che si allontanano dalle due tipologie sopradette introducendo ulteriori elementi descrittivi.
Un’immagine fatta con un grandangolo spinto che mostra per intero la stanza di lavoro col tavolo, gli attrezzi, il Nonno a figura intera e sullo sfondo, tutte le precedenti realizzazioni ben protette in teche trasparenti: la deformazione a barilotto di tutta l’immagine rimanda per similarità di forme ad oblò e carene di navi aggiungendo così al valore descrittivo anche valenze simboliche.
Su un cavalletto da pittore, alla destra dell’ingresso vi sono 2 immagini che definirei fuori dal coro. La prima raffigura Monica mentre sta fotografando il Nonno intento a lavorare ad uno dei suoi modelli.
E’ l’immagine della locandina che descrive perfettamente il lavoro a 4 mani mostrato all’interno della galleria: in questo contesto è quindi una meta-fotografia che ci parla del lavoro di Monica sul Nonno.
La seconda, che dal punto di vista puramente estetico e anche artistico è forse la più riuscita, mostra anch’essa una fase di lavorazione, ma si percepisce che l’attenzione non è più sul valore descrittivo degli elementi rappresentati che, pur rimanendo perfettamente riconoscibili, si perdono fino a dissolversi nella bellezza dell’immagine: è un vezzo artistico di Monica, un’immagine che parla più di lei che non del Nonno: quasi una doverosa firma dell’autrice.
Queste immagini giustamente separate dalle altre possono rappresentare il punto di inizio e fine di tutto il lavoro: la dichiarazione di intenti e il saluto finale.
Credo che il miglior modo per gustare la mostra sia quello di procedere in senso orario: si vedranno così una serie di immagini che propongono vari dettagli costruttivi alternati a ritratti ambientati, fino a giungere alle ultime quattro immagini che a mio avviso rappresentano non solo una sintesi di tutto il lavoro ma anche un messaggio, un insegnamento e un esempio per tutti.
Una di queste ritrae il Nonno intento a leggere una rivista specialistica per trarne forse informazioni utili alla costruzione del modello o per documentarsi sulla storia di un modello già realizzato.
In una sola immagine abbiamo la summa di ciò che significhi avere una passione: significa crescere ogni giorno, provare la gioia e lo stupore di un bambino – indipendentemente dall’età – per una nuova scoperta, per un ulteriore piccolo traguardo raggiunto, significa mantenersi vivi, curiosi e appassionati; qualsiasi passione poi, fosse anche la più semplice e insignificante si relaziona con altre discipline e materie divenendo così stimolo per una più generale crescita culturale della persona.
Una passione acuisce qualità mentali e abilità fisiche che vengono ogni giorno nutrite attraverso la documentazione e la pratica.
La seconda ritrae il Nonno intento a discutere con un interlocutore fuori inquadratura. Quest’immagine mostra un altro ingrediente fondamentale: lo scambio di idee e opinioni, il confronto, ma anche la formalizzazione verbale del proprio sentire interiore, vale a dire mettere in parole quelle che sono le profonde convinzioni e sensazioni che una passione è in grado di suscitare.
Ottima la scelta di non mostrare l’interlocutore: l’accento è posto proprio sulla codifica verbale di azioni manuali e sensazioni personali; potrebbe anche trattarsi di un dialogo interiore con sé stessi.
La terza immagine è di una forza dirompente: parla di asticelle posizionate sempre più in alto, parla di tenacia, di determinazione, di un atteggiamento mentale capace di superare impedimenti fisici, di una fiamma vitale che il tempo non affievolisce ma anzi intensifica.
Questa mano segnata dal tempo, piegata dalle vicissitudini di tutta una vita, così grande se confrontata con le pinzette e il piccolo scalmo – che con cura certosina sta per essere posizionato sulla scialuppa – rappresenta la ferrea volontà di non arrendersi di fronte agli ostacoli; per similarità di forme, mi fa pensare alla pala di una ruspa con la quale il manovratore, per scommessa, voglia raccogliere un uovo da terra. In questo caso è una partita che si sta giocando: la partita della vita.
La quarta è una delle uniche due immagini che non mostrano direttamente il Nonno – è parzialmente visibile un braccio – ma forse per questo lo rappresenta nel modo più profondo e incisivo: riflesso negli occhi ammirati e affascinati della piccola nipotina.
Se anche tutto quel lavoro avesse avuto come unico effetto quello sguardo di stupore e ammirazione della nipotina per il Nonno…bhè, sarebbe già stato ampiamente ripagato. Quest’immagine è potente nella sua dolcezza: parla di esempi virtuosi da seguire, di insegnamenti trasmessi attraverso l’amore che rimarranno indelebili nel ricordo di questa bambina e che contribuiranno a fare di lei una Donna. Quest’immagine parla di continuità, di semi gettati che prima o poi germoglieranno, parla, io credo, di immortalità.
Uscendo dalla galleria dopo aver lentamente assaporato le immagini ho provato un senso di profonda commozione; la qualità estetica delle fotografie, la loro forza documentativa, lasciano il campo al tema di fondo che a poco a poco sale in superficie divenendo il filo conduttore di tutto il lavoro: l’Amore. L’amore di Monica per il Nonno Giovanni, l’amore del Nonno per la sua grande passione ed infine l’amore della piccola nipotina per il Nonno capace di grandi imprese.
“Insieme per passione” è il primo post presentato da Eloj Lugnani con l’intento di presentare una lettura critica di un breve portfolio fotografico di Monica Del Caro. Quindi il testo fa da sfondo alle immagini fornendo anche informazioni che ci aiutano a comprendere una bella storia familiare.
Vediamo tre generazioni relazionarsi attorno alla passione del nonno che viene interpretata dalla passione fotografica della figlia.
Lo ritengo un bel dono di Monica Del Caro questa rappresentazione di buoni sentimenti e in particolare apprezzo gli scatti che raccontano le mani laboriose e lo sguardo ammirato della nipotina.
L’immaginario del nonno che alimenta la sua passione è un esempio positivo per le altre generazioni. Benvenuto a Eloj Lugnani e buon lavoro!
Peccato per l’ultima, l’unica immagine ( a mio umile parere 🙂 ) che funziona davvero, magari anche essa emotivamente sullo scontato, ma efficace. Peccato perchè non è stata costruita bene, la situazione avrebbe meritato una cura compositiva molto più studiata. Lo sguardo curioso, oppure di tenerezza o forse anche un pò annoiato della bimba è ben raffigurato, ma se ne sta da solo. La composizione è eccessivamente sul troppo non-detto, una descrizione visiva maggiore sul gesto artigiano dell’anziano era secondo me, in questo caso, necessaria.