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TERRE BASSE – di “La Bottega Photographica”, Boretto (RE)

 
 
 
 
 
 
 

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TERRE BASSE
di “La Bottega Photographica”, Boretto (RE) 

 
“Terre basse” è un progetto fotografico collettivo sui paesi della bassa reggiana precisamente sul territorio compreso nell’unione Comuni Bassa Reggiana. Una ricerca non facile, quanti precedenti su queste terre….con nomi della fotografia nazionale ed oltre…eppure spero vivamente che ci siamo riusciti!!!
Leggendo le nostre pagine si vedono scorci inusuali (ottenuti anche sopra a campanili o con vedute aree), si vede la gente immortalata solo come può fare chi ci vive conoscendo persone e personaggi tipicamente padani…
Si sente il fiume, ma dall’interno, chi vive qui usa dire che nelle vene scorre sangue misto all’acqua di Po….
Si sentono le emozioni vissute nella Reggiolo post terremoto dove le gabbie di ferro che sostengono i palazzi ci hanno tolto il fiato e ogni parola dalla bocca.
Abbiamo conosciuto persone, intrecciato nuove relazioni, riscoperto luoghi e soprattutto riscoperto noi stessi!!!
Viaggiare nella propria terra è sempre entrare nelle proprie radici e cercare di consegnare memorie a chi verrà dopo di noi.
Monica Benassi
 
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Il richiamo del Po.

Oggi è molto semplice e veloce da Reggio Emilia inoltrarsi nella Bassa reggiana: basta attraversare verso Nord la bruciante surmodernità dei 3 Ponti di Calatrava e in meno di mezz’ora di strada si giunge all’argine del Po, col suo paesaggio dalla natura prevalente e i centri urbani che mostrano i segni di un passato raccontato da Cesare Zavattini e Giovannino Guareschi, per citare solo i più famosi.
Pur essendo distanti di pochi chilometri l’uno dall’altro, ogni Comune della Bassa reggiana ha una storia propria e quindi una peculiare identità dei suoi abitanti. Quest’aspetto antropologico è tipico in tutt’Italia ma queste terre, nella seconda metà del secolo scorso, sono state scenario di operazioni artistiche in campo letterario, pittorico, fotografico e cinematografico di rilievo internazionale. E’ quindi importante, per comprendere questo particolare ambiente, sapersi rapportare con i segni di quest’importante eredità culturale dai forti valori umanistici che in particolare nel campo musicale hanno generato prima “I Nomadi” e poi “Luciano Ligabue”.
Ma a parte quest’immagine pubblica generata dai miti, la Bassa reggiana è terra di eccellenze più silenziose ma che sostengono l’economia reale delle popolazioni residenti, operanti nel settore agroalimentare, nell’industria e l’high tech dei più vari generi.

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Dopo questo rapido sguardo introduttivo allo scenario socio culturale ed economico, incentriamo l’attenzione sulle immagini pubblicate su questo libro fotografico che nasce dall’opera di appassionati fotografi qui residenti, animati dall’intenzione di dare un’immagine d’attualità delle loro terre. Essi fanno parte di Associazioni Fotografiche aderenti alla FIAF (Federazione Italina Associazioni Fotografiche) e perseguono la finalità di diffondere l’esercizio della fotografia tra la popolazione. Pertanto queste foto da loro realizzate costituiscono una visione intima da parte di alcuni componenti di queste comunità cittadine.
Certo fotografare la Bassa reggiana, dopo Paul Strand nel 1953, e l’opera dei fotografi reggiani Stanislao Farri e Luigi Ghirri ( per citare alcuni dei più famosi ) genera timori reverenziali nei giovani appassionati ma la fotografia è una figlia sgarbata della modernità e per essa il tempo non trascorre mai invano.
Oggi, anche nella Bassa Reggiana, il mondo è diverso da quello del secolo scorso: le conseguenze economiche e sociali della globalizzazione hanno fatto appannare i miti del passato e le arcaiche identità paesane. A differenza di ieri, dove tutto appariva assoluto ed eterno, oggi sappiamo che i nuovi miti che brillano nel contemporaneo sono a scadenza, più o meno lunga in base alle tendenze socio-economiche della nostra società postmoderna.
Ma in questo “Mondo piccolo”, come lo chiamava Guareschi, c’è il Po e con lui le quotidiane storie umane sono solo brevi episodi che prima poi se ne vanno, come portate via dalla corrente verso il mare.
 
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Fotografare un territorio è comunicare uno sguardo pubblico (non privato) che il fotografo ha compiuto sulle cose, sui segni e sui simboli che appartengono a quel territorio. La Bassa reggiana è caratterizzata dal fiume Po, dagli argini, dai canali, dall’aperta campagna, dai centri abitati e dalla vita comunitaria che in essi si svolge. Il Po è segno universale del naturale, pertanto risulta indomabile per le possibilità umane. La sua è una presenza immanente è indelebile nell’inconscio di queste popolazioni. Fin che le sue acque sono basse, è possibile vivere e lavorare nelle terre golenali e addirittura lungo le sue rive che in passato erano anche spiagge fluviali per i bagnanti. Quando il suo livello cresce, invadendo la golena e sfidando l’argine maestro, ecco che riaffiora la millenaria angosciosa paura dell’esondazione e si perpetua l’annoso lavoro per conservare tutto ciò che è stato costruito dentro all’argine. Il fango che le acque lasciano sulle terre e dentro le case golenali, sono il segno del contratto d’uso precario e provvisorio, mai di proprietà, di tutto ciò che viene lasciato dentro il suo territorio.
Nelle fotografie questo sguardo arcaico sul Po è ben chiaro. In particolare in esse quando sono rappresentate le piene e si avvertono due sentimenti del sublime: quello del riconoscere al fiume il pieno dominio del suo alveo e quello della sfida dell’uomo al fiume nel realizzare strutture artificiali che resistono anche alle condizioni estreme del suo stato. Un sentimento si forma in noi, quando un’emozione è shoccante, oppure quando è sentita per molto tempo fino a influenzare il nostro comportamento. Nelle Terre basse è evidente che entrambe quelle esperienze sono state vissute, pertanto “il naturale” è sempre latente nel pensiero di queste comunità e quindi nei fotografi che hanno realizzato queste immagini.
 
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Le fotografie che interpretano la realtà dei paesi costruiti a fianco degli argini del Po evidenziano che ci troviamo di fronte a case popolari più basse dell’argine maestro e poi a Chiese e palazzi signorili che svettano oltre gli argini e si vedono dall’altra sponda. L’argine così diventa nella composizione fotografia la figura retorica della Preterizione che genera il senso dell’oltre. Gli argini sono strutture artificiali, costruiti con elementi naturali che coperti d’erba diventano parte della natura stessa dando una forma all’energia del fiume. L’argine trasforma l’inondazione in irrigazione e genera un paesaggio fluviale in gran parte definito anche dal pensiero umano che non solo pone ostacolo agli effetti nefasti della natura ma l’accompagna per ottenerne un’utilità, in definitiva un’armonia.
Le fotografie che rappresentano il paesaggio urbano sono ben attente a mostrare i caratteri legati alla tradizione che mostra il volto delle case popolari e quello dei palazzi, costruiti nel centro abitato e in campagna. Notevoli sono le rappresentazioni fotografiche volte a rinnovare lo sguardo sull’eredità monumentale sia con interpretazione narrativa tematica nel porre in evidenza il rapporto tra la gente e il monumento, e sia con interpretazione artistica nel cercare di dare risalto alle qualità estetiche dell’architettura. Interessante è lo sguardo alle nuove strutture dei centri commerciali che hanno inaugurato la stagione dei nonluoghi anche in questi territori che sono luoghi per eccellenza data la loro capacità di generare relazioni e quindi storie umane e di conservarne i segni.
 
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La fotografia attraverso la rappresentazione delle atmosfere ambientali nelle quali vivono le comunità, trasforma in sfondo alla modernità le architetture del passato. Le piazze, i palazzi le case sono il palcoscenico e le quinte delle attività sociali che, oltre all’ordinario quotidiano, durante l’anno celebrano con le sagre i cibi tipici che odorano di queste terre e acque. Le attività sportive sul fiume e negli spazi golenali. L’argine maestro visto dall’alto è una cornice delle città rivierasche dai forti significati metaforici che lo trasformano da bastione protettivo durante le piene a spazio di confine tra il selvatico fluviale e l’antropico del centro urbano che chiama ad essere vissuto come spazio di libertà interiore. Probabilmente è questa speciale libertà che si prova a passeggiare sull’argine maestro uno dei potenti stimoli che hanno affascinato l’uomo nei secoli.
Silvano Bicocchi
Direttore del Dipartimento Cultura FIAF
 
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5 commenti

  1. “Terre Basse” è un progetto fotografico condotto dall’Associazione “La Bottega Photographica” di Boretto che ha coinvolto fotografi residenti nei Comuni facenti parte a questo Comprensorio.
    Ho conosciuto Monica Benassi a ColornoPhotLife del 2015 e volentieri ho affiancato il gruppo di lavoro dando la mia consulenza e infine scrivendo il testo di lettura dell’opera che è pubblicato nel libro prodotto che ha dato concretezza all’importante lavoro condotto.
    Se in vacanza passate con l’Autostrada del Sole all’uscita di Reggio Emilia, uscite e attraversate i pomti di Calatrava poi un meno di mezz’ora siete sul Po, scoprirete un mondo sospeso tra un immaginario ormai epico e una realtà contemporanea di profonda metamorfosi. Cosa ci vuole di più per incuriosire un fotografo?

  2. La magia di queste immagini è la capacita di emozionare nonostante siano luoghi comuni per chi ci vive…e meravigliare
    chi arriva per la prima volta.
    C’è sempre uno scorcio diverso,
    un angolo che non hai mai notato,
    ci si perde incantati nelle linee disegnate dai pioppi…quasi in contiguità con la sinuosità del fiume.
    complimenti per l’ottimo lavoro!!
    Maurizio Ligabue G.F.Grandangolo B.F.I.

  3. Volevo ringraziare il direttore per aver creduto nel progetto. E’ stato un lavoro lungo e non facile, gli amministratori ci hanno sostenuto consapevoli, come noi, che anche queste terre regalano sorprese ed emozioni. Speriamo nel nostro piccolo di aver suscitato curiosità in chi non è mai stato qui e voglia di mettersi in gioco, nel modo di chi questi posti li vive come noi.
    ringrazio tutti per i commenti ricevuti finora.
    MONICA.

  4. I ragazzi di Boretto sono veramente una forza della natura, trascinati dalla Monica, lavorano molto bene sui progetti territoriali, ho avuto modo di collaborare con loro sia con il mio gruppo che singolarmente, è sempre stato un piacere !
    Bravi Monica e C. !!!
    Ciao.
    GIGI

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