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LEGGERE I SEGNI IN FOTOGRAFIA – di Marco Fantechi

 
 
 
 
 
 

LEGGERE I SEGNI IN FOTOGRAFIA – di Marco Fantechi

La parola “lettura” presuppone l’esistenza di un linguaggio, come sappiamo ogni linguaggio è fatto di “segni” che noi traduciamo, sulla base della nostra sensibilità e conoscenza, in significati.
Ma quali e di che tipo sono i segni che noi di solito leggiamo quando guardiamo un’immagine fotografica e quali altri, forse meno immediati, dobbiamo imparare a leggere?
Tra le tante persone che si sono occupate dello studio dei segni e della comunicazione, per questo primo viaggio attraverso i “segni in fotografia” mi limiterò ad andare a scomodare un signore vissuto a fine ottocento negli Stati Uniti, Charles Sanders Peirce (1839 – 1914).

Matematico, filosofo, semiologo e accademico, nei suoi studi aveva individuato tre principali tipi di segni, le cui differenze ci verranno molto utili nello strutturare questa nostra sperimentazione di lettura delle immagini, siano esse foto singole, sequenze, dispositivi visivi o portfolio.
Charles Sanders Peirce individua i segni di tipo “iconico”, “indicale” e “simbolico”, e li differenzia per il diverso rapporto che si crea tra “espressione” del segno e “contenuto”, cioè, semplificando, tra il “significante” e il “significato” che ne scaturisce.
La fotografia per tanto tempo è stata considerata un linguaggio puramente iconico, infatti, il primo livello di lettura è proprio quello detto dei “segni iconici“. Essi ci propongono una similitudine esteriore con ciò che rappresentano, il loro ambito è descrittivo e, non essendo portatori di valori attributivi, vanno a costituire la maggioranza dei segni che possiamo trovare nella fotografia di documentazione e reportage.
In un’immagine la realtà rappresentata è sicuramente preponderante, ma la lettura non può ridursi solamente a questo perché ogni fotografia ha sempre da raccontarci qualcosa in più di quello che semplicemente mostra. Se talvolta una fotografia, nostra o di un altro autore, ci piace in modo particolare, oppure comunica di più di altre, e non sappiamo spiegarci il motivo è perché ancora non abbiamo un buon allenamento a spingerci nel secondo livello di lettura, quello dei “segni indicali“.
Gli “indici” (che possiamo chiamare anche “indizi” o “tracce”) fanno della fotografia il luogo dove può prendere forma anche ciò che non è rappresentabile come le emozioni, i sentimenti e, in genere, il nostro sentire. Il rapporto che si crea tra l’espressione del segno e il suo contenuto è naturale e di tipo causale. Grazie all’utilizzo di questi segni possiamo comunicare la presenza di cose non visibili nell’immagine o stati d’animo. Chiaramente questo tipo di segni sono alla base di quel genere di fotografia che chiamiamo concettuale.
La terza tipologia di segni che possiamo incontrare nella lettura di una immagine è quella dei “segni simbolo“. Qui il legame tra espressione e contenuto non ha motivazioni di tipo analogico o naturale come avviene per le icone e gli indici. Nei simboli il rapporto che ci porta al significato è di tipo convenzionale ed è legato ad una codificazione assunta in precedenza come per esempio la lingua scritta o parlata o ad una tradizione culturale come una bandiera, un logo o un marchio conosciuto.
Per fare un esempio di come, icone, indici e simboli sono individuabili in un’immagine voglio prendere ad esempio una rappresentazione sacra, per esempio la “Madonna con bambino” di Botticelli.

Dalla lettura dei “segni iconici” vediamo un’elegante signora con un bel bimbo biondo in un portico con colonne e lesene ornate da capitelli ionici.
Alla lettura dei “segni indicali” non può sfuggire la dolcezza e l’amore che traspare dai loro sguardi che si incontrano, è quindi evidente il loro rapporto di madre e figlio.
I “segni simbolici” consentono di chiudere la lettura sulla sacralità dell’immagine, infatti le aureole sulla testa della donna e del bambino sono i simboli che, nella tradizione cristiana e nella cultura occidentale, da sempre stanno ad indicare che si tratta della Madonna e di Gesù.
Ogni immagine o dispositivo visivo, comprensiva del suo titolo e dell’eventuale introduzione o didascalie, contiene in proporzione variabile tutte e tre le tipologie di segni ed è necessario esaminarli tutti per arrivare ad una corretta lettura.
A questo punto occorre precisare che i termini “segno”, “icona”, “indice” e “simbolo” nel tempo hanno assunto anche altri significati e che, in questa trattazione, mi sono attenuto al significato dato loro da Charles Sanders Peirce.
Sarà importante, in successivi approfondimenti, tornare sull’argomento, in quanto, in un panorama dinamico dove è continua la ricerca delle chiavi e delle strade che possono portarci ai significati che un’opera fotografica ci vuole comunicare, questa costituisce solo la prima tappa di un cammino molto interessante.

Marco Fantechi

Tutor Fotografico FIAF

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7 commenti

  1. Alla chiarezza dell’esposizione si unisce l’utilità di questa trattazione: imparare la lettura di una fotografia (o più, in caso di dispositivi e/o portfolio) secondo queste “regole” mi sembra un esercizio molto efficace e propedeutico ad una interpretazione non solo tecnica ma quasi narrativa, che tenga cioè conto di un livello più profondo del “messaggio” fotografico. Avendo già affrontato questo ragionamento in una delle nostre serate di circolo ho trovato molto ricca la riflessione e penso che condividerla qui possa diventare utile, come è capitato a me, anche a molti altri. Grazie Marco.

  2. Questo post di Marco è molto interessante e utile per porre solide basi di partenza nella semiotica dell’immagine. Lo studio dei segni permette di entrare in profondità all’interno delle immagini, alla ricerca, appunto, di quello che c’è ma non si vede; più strumenti si hanno a disposizione più si ha la possibilità di coglierne i significati, anche i più reconditi.
    Ringrazio Marco per questo studio, personalmente ho bisogno approfondire questi concetti.

  3. Grazie Marco post interessantissimo per un corretto approccio alla lettura delle immagini…ho gradito particolarmente l’esempio pratico, hai reso perfettamente chiaro il messaggio.

  4. Grazie Marco per questo post molto utile. Sarebbe bello poterlo approfondire nei circoli. La conoscenza di questi concetti è quanto mai necessaria per tutti per poter entrare nell’immagine che si guarda.

  5. Molto interessante e utile ai fini di leggere e interpretare una immagine in genere ma soprattutto fotografica; ci avvicina a comprendere la valenza creativa ed espressiva dell’arte fotografia. Grazie Marco.

  6. Ringrazio Silvano per la pubblicazione e tutti gli amici di Agorà che con i loro apprezzamenti mi incoraggiano a continuare su questa strada che ho intrapreso.
    Anche se le parole semiotica, segni, icone, indici, simboli hanno l’effetto di spaventare la maggior parte dei fotoamatori, ho voluto ugualmente tentare di coinvolgere nella lettura delle immagini i soci dei Gruppi Fotografici.
    La parola lettura ci fa avvicinare la fotografia ad un linguaggio che, a differenza delle lingue, non pone ostacoli, è un linguaggio sensoriale che comunica immediatamente, ma ben presto ci accorgiamo di come sono necessarie le parole per una più profonda comprensione.
    Poi le parole e i termini enunciati da C.S.Peirce possono cambiare, ma alla base c’è l’idea che immagine ci parla con un suo linguaggio che dobbiamo imparare ad ascoltare con gli occhi e a vedere con la mente, se è una buona fotografia ci racconterà sempre qualcosa che va oltre quello che semplicemente mostra.
    Così ho preparato una dozzina di slide e, iniziando dal mio Gruppo (dove mi conoscono e sono già preparati “al peggio”), ho provato ad organizzare degli incontri di lettura.
    Dopo una introduzione, nella quale proietto e commento le slide, con tutti i presenti agli incontri leggiamo le fotografie che i soci hanno portato. L’idea, già provata in alcuni gruppi, sembra funzionare: in ogni incontro non riusciamo a leggere più di dieci fotografie, e questo è un bene, perché su ogni immagine si apre la discussione e dopo un po’ tutti vogliono intervenire.

  7. L’iniziativa di Marco Fantechi ci dimostra quanto la cultura fotografica sia coinvolgente e quanto portarla nei circoli aiuti la crescita individuale del fotoamatore. L’esperienza della lettura di una fotografia apre degli orizzonti impensabili e tutto ciò è posto in evidenza dal bellissimo post di Marco , scritto con competenza e passione.

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