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BILANCINO "IL DRAGO" – di Gabriele Tartoni

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Il lavoro rappresenta la flora (piccoli germogli o alberi adulti di Robinia pseudoacacia e Populus nigra), del lago Bilancino di Barberino di Mugello ripresa all’alba o raramente al tramonto nel corso di più sedute di scatti.
E’ una flora che nasce sulle sponde quando la stagione è secca e poi rimane sommersa nella parte basale nel corso dell’anno. Per difendersi dalla asfissia radicale, gli alberi emettono radici superficiali al di sopra del colletto.
Ho voluto rappresentarla in modo etereo come creature fuoriuscite dall’acqua a rappresentare il frutto che il lago mette a disposizione di chi ne sa apprezzare la bellezza.
La selezione è una piccola parte degli scatti raccolti e selezionati con difficoltà data la ampia varietà di situazioni che il lago offre nel corso dell’anno.
Il titolo si riferisce alla forma del lago, incredibilmente simile a quella di un drago posto in posizione orizzontale.
 
 

BILANCINO  “IL DRAGO”

 di Gabriele Tartoni

 
 

 
Note biografiche
Gabriele Tartoni, insegnante presso l’IPSAAABI De  Franceschi-Pacinotti di Pistoia. Agronomo. Nato il 14.10.1959 a Vernio (PO). Sposato con Cecilia e due figli di 20 e 15 anni (Francesco e Caterina)
Fotografo da circa 2 anni. Iscritto al “Fotoclub Il Bacchino” di Prato. Appassionato di fotografia di paesaggio. Ha pubblicato un proprio lavoro, intitolato “Bilancino – Il drago”, attraverso un video contenente una serie di fotografie scattate al lago di Bilancino in Mugello, sulla rivista online “Il filo del Mugello”.
 

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2 commenti

  1. “Bilancino “Il Drago””, di Gabriele Tartoni, è un’opera documentaria perché è paesaggio naturale che nasce dallo sguardo di un Agronomo.
    “L’occhio vede ciò che la mente conosce” e io al tavolo di lettura a Bibbiena di queste immagini ho apprezzato la contemplazione della bellezza minimale che le fotografie mostrano: con questa superficie a specchio e i ritmi di piante che le foto pongono in cornice.
    Ma leggendo le note biografiche e la presentazione noto che l’autore ha fotografato quel che io non conosco e quindi non vedo. L’autore riconosce scientificamente le piante insieme alla loro bellezza, pertanto il suo diventa un messaggio naturalistico e al contempo estetico.
    Ringrazio Gabriele Tartoni per avermi dilatato lo sguardo.

  2. Conosco la passione che Gabriele mette nel suo lavoro fotografico.
    Detta meglio si potrebbe dire: conosco la passione che Gabriele mette nella sua passione. Ovvero, una mise en abime ma così tanto concreta che non si può non sentirsene “curati”: l’occhio si dilata, come dice il Direttore, e la mente pian piano si cheta. Accetta queste figure spettrali, che escono non solo dall’acqua ma anche dal fotogramma, come un dono. Una luce che sòrta dal mistero, come un antico dagherrotipo. Quasi un’esperienza sapienzale, un risalire del suo sentire.
    Una magica pace, una gentilezza del tocco che Gabriele incarna nel suo modo di stare al mondo come, alla stessa maniera, sta nella fotografia. Ha scelto un suo campo e lo sta percorrendo con certosina curiosità, ci mostra per mostrare a se stesso. Ci dice che il silenzio è tanto una virtù e che guardare può essere un atto di riposo. ‘Agire’ e ‘riposare’, mettere accanto questi due termini sembra un controsenso. Ma se proviamo a guardare le foto di questo portfolio e a pensarle come un’idea, anche due parole antitetiche ci appariranno insieme e plausibili. Come una fotografia, d’altronde.

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