Dai tavoli di portfolio

CAPRI cromie – di Francesco Soranno

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Questo particolare e singolare lavoro è stato concepito “per caso”, durante i lunghi e drammatici giorni della pandemia del 2020, allorché si era costretti a rimanere chiusi in casa per molti giorni.

Fu proprio in uno di quei giorni che una mattina, dal terrazzo di casa, abito a Napoli all’ultimo piano di un palazzo della collina del Vomero, osservai in lontananza un meraviglioso spettacolo della natura: sull’isola di Capri, avvolta nella luce chiara e trasparente del mattino, sfilavano lente alcune nubi verticali in strane forme fluttuanti, persino eleganti, mai viste prima.

Corsi a prendere la mia fotocamera, infilai l’occhio nell’obiettivo e scattai… lentamente, senza fretta, quasi accompagnando con lo sguardo quella strana “danza” ed infatti, quando osservai con calma la fotografia, mi venne spontaneo darle il titolo di “CAPRI nuvole danzanti”.

Nei giorni successivi osservai Capri con più insistenza ed attenzione, attento a scrutare ed inseguire ogni rimbalzo di luce, ogni fluorescenza scintillante, ogni chiaroscuro della sua raffinata sagoma e fu allora che concepii il lavoro “CAPRI cromie”, basato sulla particolare forma di questa isola che emerge con serena eleganza dal mare, forma che di volta in volta, secondo le diverse atmosfere metereologiche e le differenti ore del giorno, assume colorazioni e tinte diverse, cangianti, fluttuanti.

Per diversi mesi, in più stagioni, in differenti ore del giorno e della notte, ho scattato decine di foto, ogni volta affascinato da tanta bellezza, incantato da tanta meraviglia, dalla luce stupenda e mutevole che ne illuminava contorni e riflessi, ogni visione appariva diversa e più intensa di quella intravvista un attimo prima, pur nella semplicità della sua essenziale forma.

Inseguivo la bellezza… la mia passione di sempre, e così ho realizzato “CAPRI cromie” non senza fatica, soprattutto quando ho dovuto selezionare e scegliere le cromie, appunto.

Francesco Soranno

 

 

 

Alla fin fine, il linguaggio del colore consiste nell’imparare a vedere.

Philip Ball, Colore. Una biografia, 2001

 

Luce e colore  è il titolo di un noto quadro a olio di William Turner, dedicato – non a caso – alla Teoria dei colori di J. W. Goethe del 1810. Goethe, sostenitore di una “scienza uscita dalla poesia”, germinata cioè da una creazione artistica, aveva dedicato una considerevole parte delle sue energie intellettuali allo studio dei colori, di cui andava orgoglioso. Per Goethe, antagonista di Newton, i colori – al contempo soggettivi e oggettivi – erano il frutto della dialettica tra luce e oscurità; William Turner, dal canto suo, nel suo quadro dà vita visibile, più che al suo soggetto, a una luce strabiliante mediante l’uso del colore.

Proprio questi due elementi, la luce e il colore, e lo spettacolo da essi creato, sono protagonisti di CAPRI cromie di Francesco Soranno: un inno alla bellezza multiforme e cangiante di un paesaggio mai identico, perennemente trasfigurato dalla qualità della luce. Acqua, terra, cielo, mutano costantemente volto davanti all’obiettivo dell’Autore il cui sguardo, dominato da irresistibile fascinazione, non si stanca di osservare, creando tonalità sempre nuove in una tavolozza che sollecita un sentito individuale altrettanto vario. La materia della terra di cui è fatta l’isola è riconoscibile, ma lo scenario circostante obbliga a percepirla sempre nuova in ogni immagine che si sussegue. CAPRI cromie è un’opera seriale in cui ogni fotografia è un tassello di pari peso rispetto alle altre, e ognuna nella sua unicità rappresenta una variante sorprendente.

Lo stupore meravigliato davanti alla natura ci riconduce al Romanticismo e alla consapevolezza della proporzione dell’uomo rispetto all’immenso e al suo spettacolo, immancabilmente più grande di noi: abbiamo tutti bisogno di bellezza. Le potenzialità del colore sono qui esplorate con una chiave di lettura personale, che ci rimanda l’eco di Franco Fontana e della sua ricerca – come in Baia delle Zagare del 1970 – di un paesaggio mentale in cui il mare e il cielo si traducono in ampie campiture di colore come sulla tela di un quadro. La serialità dell’opera CAPRI cromie richiama alla mente anche altri Maestri della Fotografia: Alfred Stieglitz e la sua sequenza di cieli nuvolosi negli Equivalents degli Anni ’20 del Novecento; L’Infinito di Luigi Ghirri del 1974; Hiroshi Sugimoto e i suoi ultradecennali Seascapes dall’approccio potentemente concettuale. In Sugimoto, i cieli e i mari, o in senso più asiatico gli elementi dell’aria e dell’acqua, in bianco e nero, sono dislocati in luoghi sempre diversi e si differenziano per luminosità e grado di dettaglio; eppure, tutti risultano simili nell’essenza, che riconduce a un senso di origine, di nascita primordiale.

Ecco, nelle fotografie di Francesco Soranno, dall’incontro di acqua e aria nasce una terra perfetta, Capri. Qui, al contrario di Sugimoto, il luogo è fisso, ma si presenta all’occhio con una varietà che incanta l’occhio e l’anima; la terra mantiene un certo grado di mistero, si mostra in forma di silhouette riconoscibile ma non descrittiva; e così regala spazio alla nostra immaginazione, appagata da un miracolo ogni giorno rinnovato.

Claudia Ioan

Direttrice del Dipartimento Didattica FIAF

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