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Miroslav Tichy – Il Ligabue della fotografia di Antonino Tutolo

Miroslav Tichy – Il Ligabue della fotografia

Miroslav Tichy (Kyjov in Cecoslovacchia, ora Moravia, 1926 – 2011) si iscrive all’accademia d’arte di Praga come pittore figurativo, seguendo la scia delle vivaci ed innovative avanguardie dell’epoca. Negli anni del socialismo reale entra a far parte del collettivo artistico Brněnská Pětka (Brno Five), ostile all’ideologia dominante.

Nel 1948, in seguito alla vittoria del partito comunista, la Cecoslovacchia abbraccia i principi marxisti leninisti, diventando parte dell’Impero Sovietico. C’è la primavera di Praga e l’opposizione al regime.

I professori e gli studenti dell’Accademia d’arte che non si adeguano ai principi dell’arte comunista, quale strumento per ritrarre il proletariato e l’uomo sovietico, vengono cacciati dall’università e perseguitati.

 

Tichy subisce una lunga serie di soggiorni in carcere ed in cliniche psichiatriche; poi finisce con l’emarginarsi dalla società che contesta, riducendosi a vivere da “clochard” in una baracca di legno, nella natia Kyjov, dove fotografa le vie, le piazze della città, cercando essenze e frustrazioni.e, come un voyeur, le donne che passano. Ma le foto di Tichy non sono volgari. Egli coglie gli istanti, gli atteggiamenti, le espressioni che rendono belle le donne che spia. Le sue foto, anche grazie ai difetti dei suoi mezzi fotografici “primitivi”, paiono ritrarre sogni e fantasie di bellezza, senza malignità.


Il tema fotografico di Tichy è l’erotismo quasi ossessivo e la contrapposizione alle norme sociali.

Tichy non è un dissidente politico, ma un antisociale. Pare quasi che sorvegli la società da cui è uscito.

Gli strumenti fotografici (apparecchio, obiettivi, ingranditor) di Tichy sono autocostruiti, utilizzando scarti e materiali di recupero. Il suo apparecchio è talmente inverosimile sotto ogni punto di vista che chi lo osserva pensa stia fingendo di fotografare.

Invece egli fotografa e bene. Al punto che negli anni novanta viene scoperto dal collezionista svizzero Roman Buxbaum ed incluso nella biennale di Siviglia del 2004 da Harald Szeemann.

 
Per approfondire l’arte di Tichy anche dal punto di vista pittorico consiglio questo sito:
http://www.tichyfotograf.cz/en/miroslavtichy-photo.html

 Antonino Tutolo

 

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7 commenti

  1. Miroslav Tichy, presentato da Antonino Tutolo, mi fa ripensare alla straordinaria versatilità della fotografia analogica. Il fotografo milanese Mario Cattaneo mi raccontò che, nei suoi anni di prigionia in India, i suoi amici riuscirono a costruire una fotocamera con una scatola di fiammiferi e riprendere la vita nel campo di concentramento. Ma altre tantissime sono le esperienze di fotografia analogica realizzata con strumenti tanto elementari quanto geniali. La fotografia digitale è penetrata nella vita privata con profondità e diffusione impensabili con l’analogico, ma in un campo di concentramento con essa si riuscirebbe a fotografare? Complimenti ad Antonino per la scoperta di questo autore ingegnoso che inventò il mezzo per rappresentare anche il soggetto dei suoi desideri.

  2. È proprio affascinante da tanti punti di vista, sia il personaggio che sembra effettivamente “fuori dal mondo”, sia la sua macchina fotografica e naturalmente le sue fotografie. Quello che mi colpisce di più è che assomiglia totalmente alle sue fotografie. Fa proprio corpo con loro e non si poteva immaginare un’altro personaggio dietro a questi scatti ! Grazie per questa scoperta !

  3. Per un credente la comodità di un ultraterrena deità rende la vita facile dietro un dogma. Per un laico l’esistenza è un semplice work in progress, decisamente poco dogma e molti “se”.
    Le immagini, lungi dalla casistica storica che non ci compete, sono quanto di più antifotografico si vede in giro. A parte, l’apparecchio fotografico, quasi alla Giacomelli con l’aggravante se possibile d’essere auto costruito (formato 120 o 135 non è dato sapere).
    Se possibile, ancora, siamo alla negazione della fotografia. Pare di percepire. Le immagini in qualche misura ne danno conto con il loro farsi scarnificate: un non luogo a procedere lineare in forma di giocattoloso happy end. E sicuramente meno cerebrali di tanti pseudo artisti e codazzo di infami pennivendoli, siano critici o giornalaisti, scritto così.
    Si percepisce un’altra dimensione del tempo e spazio. Immagini di visionario, ma sì, di pazzo. Parola magica che attraversa i millenni sempre uguale, poiché come nel caso mette in discussioni i “pilastri” del Potere. Dirle belle è offensivo nei confronti dell’Artista passato a miglior gloria ultraterrena. A volte prendono alla gola come un coltello affilato, altre un grumo di “cose” cui poi è difficile dare “nome”. Finalmente, però, un atto fotografico “contro natura” come quel “carrello” in un suo film che voleva un a tale Pier Paolo Pasolini. Un palo in fresca, vai a sapere.
    Sit tibi terra levis Tichy

  4. Curioso mondo della fotografia e di questo personaggio, l’associazione con il naif Ligabue Antonio è azzeccatissima , la diversità li rende unici.
    L’abilità di questo autore nel costruirsi il mezzo per fotografare, una fotografia fatta d’istinto , imprevedibile nel risultato finale, per il suo rapporto con il mondo e la realtà , proprio per questo unica e unico in assoluto. Grazie ad Antonino per questo post, ne aspetto altri.

  5. Il paragone con Antonio Ligabue, pare quanto mai azzeccato per questo autore, anche lui disadattato e ai margini della società. L’occhio vojeuristico di Tichy non infastidisce , quasi commuove per la sua spontaneità e per il suo trasporto e la realizzazione delle sue immagini( alcune veramente efficaci e che, come dice Michele Annunziata,prendono alla gola come un coltello affilato)ha un che di miracoloso, in considerazione del mezzo artigianale e pionieristico usato. Un autore quindi totalmente naif e una piacevole e interessante scoperta di Tutolo.

  6. le immagini che questo mago ci fa arrivare da un mondo lontano nel tempo e nello spazio sono magiche per la loro naturalezza, tenere tanto da prenderti la fantasia. somigliano a degli affreschi di meravigliosi, leggeri e sfumati corpi femminili. un respiro sulla semplice bellezza delle forme. grazieeee
    Mariapaola Sanna

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