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GIANLUCA COLONNESE

"Fotografare con gentilezza"

C’è una frase della giornalista e scrittrice americana Anne Herbert, diventata virale qualche anno fa, che ha riempito bacheche social e cartellonistiche pubblicitarie in tutto il mondo e che recita così: “Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso”.

Buttata giù d’acchito nel 1982 sulla tovaglietta di carta di una tavola calda in California, questa affermazione sembra essere nata con un destino a scopo collettivo, in tempi che nemmeno lontanamente precludevano alla compulsiva diffusione massmediatica attuale.
Eppure è un’espressione che mi piace accostare al lavoro di Gianluca Colonnese, fotografo di grande talento originario di Paola e milanese di adozione, trasponendola con un mio adattamento personale che gli si addice perfettamente: “Fotografate con gentilezza atti di bellezza ricchi di senso”.

Tanto gentile è Gianluca quanto gentile è la sua fotografia. E se l’atto del fotografare rappresenta una maniera per esprimere il proprio essere e il proprio sentire, per Colonnese è addirittura uno stato d’animo perenne, con lui in continua evoluzione; che si tratti di progetti personali o di lavori commissionati, la dedizione e l’entusiasmo sono i medesimi. Tutto può essere uno spunto, dagli articoli sui giornali alle notizie in radio fino alla pubblicità, dai libri ai trafiletti della stampa locale, la sua curiosità è sempre vivacemente attiva.

Le prime fotografie che ho conosciuto di Gianluca sono quelle della serie “Sol de mayo”, scattate in Argentina. Ricordo ancora di essermi incantata davanti allo scatto di una donna a cavallo assieme al suo bambino di pochi mesi, eppure con un destino già ben delineato: quello di un goucho delle pampas argentine, come nelle migliori delle tradizioni. Una fotografia che vorrei nel salotto di casa per contemplarne l’armonia compositiva e viscerale.

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Il primo progetto fotografico importante arriva nel 2017 ed è la storia di Giorgio, un ragazzo affetto sin dall’età di tre anni da sclerosi tuberosa, una patologia che blocca lo sviluppo cerebrale. Quello fisico, invece, ha fatto regolarmente il suo corso e Giorgio è rimasto il bambino del tempo di esordio della malattia che vive nel corpo di un ragazzo ormai adulto. La fotografia di Colonnese non è mai pietista, mai miserevole. È invece gentile e garbata, entra in punta di piedi, si fa largo con la sua onestà e infine, delicatamente, rimane. Per questo con Giorgio e la sua famiglia è nato un rapporto di profonda amicizia; capita ancora che Gianluca passi a salutarli e, in quell’occasione, riprenda a fotografare Giorgio, in una pratica che alimenta perpetuamente la raccolta di memoria familiare.

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L’edizione 2020 del 13° Portfolio Jonico, nell’ambito della manifestazione FIAF Portfolio Italia, piazza al secondo posto classificato un altro importante progetto di Gianluca Colonnese dal titolo “La morte dei patriarchi”, un reportage fra gli uliveti pugliesi colpiti dalla Xilella. Il lavoro, che è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista National Geographic nell’aprile del 2022, si articola sia sul territorio, dove gli ulivi secolari colpiti dalla malattia muoiono inesorabilmente, sia sul fronte scientifico nei laboratori del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Mentre gli scienziati sono ancora alla ricerca di una soluzione definitiva che debelli l’avanzare del batterio (il rischio che si espanda anche alle altre regioni è altissimo), i contadini continuano a perdere i loro alberi, vedono crollare la produzione di olio di oliva e hanno l’affranta rassegnazione dell’impotenza. Negli scatti di Colonnese sono i loro occhi a parlare, lo fanno i gesti arcaici messi in atto nel disperato tentativo di salvare le proprie creature; un vero e proprio lutto davanti al quale egli scatta, ancora una volta, con gentile rispetto.

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Reportage sulla Xylella in Puglia_ Santa Maria di Leuca, una ruspa sta abbattendo un albero di ulivo morto a causa del batterio della Xyella Fastidiosa.
© Gianluca Colonnese_03xilella _ October 2019, Bari. CNR (Italian national research council). Dr. Giuseppe Altamura. Researcher specializing in the selection and analysis of samples arriving at the CNR.
Reportage sulla Xylella in Puglia _ Alessano (LE), Alberi di Ulivo centenari fotografati di notte.
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Significativi anche gli scatti degli ultimi carbonai calabresi con i loro ritmi e i visi segnati dalla fuliggine, così come quelli di moda presi sul retro, lontano dalle passerelle composte.

©-Gianluca-Colonnese_01carbonai.jpg Progetto sulla produzione del carbone vegetale_ Serra San Bruno (VV). Una delle ultime fasi della produzione. La carbonaia dopo 23 giorni di cure è pronta per essere smontata.

©-Gianluca-Colonnese_02carbonai- _ Serra San Bruno (VV). Giuseppe Campese (16), giovane e fiero dell’arte che quotidianamente condivide con la famiglia. porta una rete da letto sul cantiere.
©-Gianluca-Colonnese_03carbonai- _ Serra San Bruno (VV). Carbonai si riposano all’interno della struttura adiacente alle Carbonaie.

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©-Gianluca-Colonnese_05carbonai_ Progetto sulla produzione del carbone vegetale_ Serra San Bruno (VV). Cosimo Scrivo (32) Carbonaio

Con “Amina, la donna che insegna a volare” Colonnese approda al Festival della Fotografia Etica di Lodi del 2022. Questo racconto fotografico ci conduce nella vita della fondatrice del Progetto Aisha, una donna italo-palestinese che si occupa di aiutare coloro che hanno subito violenza offrendo supporto psicologico e legale per incoraggiarle a rendersi economicamente indipendenti e ricostruirsi una nuova vita. Negli scatti di questa serie sembra di essere noi stessi dietro all’obiettivo mentre Amina svolge le sue attività quotidiane all’interno dell’Associazione, sostenendo le sue “sorelle” e i loro bambini. Molto significativa è la fotografia in cui Amina si abbandona alla luce del sole mentre l’ombra di un uccello in volo si proietta alle sue spalle; è un un gesto che potrebbe sembrare una resa ma che invece è rigenerante, una ricarica necessaria affinché lei continui a “far volare”.

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Rimarrei ore a chiacchierare con Gianluca Colonnese, perché le sue storie sono cariche di umanità e i suoi scatti il risultato di una ricerca finemente interessata alla condizione umana. Non si è mai montato la testa Gianluca, nemmeno quando le pubblicazioni giornalistiche hanno fatto da vetrina ai suoi bellissimi lavori. Anzi, lui si è sentito incoraggiato a spingere più in là i suoi racconti, perché quanto più a fondo si analizza una storia tanto più il suo contenuto si capillarizza.

Ve ne sono di nuove, in corso e in arrivo, storie di cui non posso parlarvi perché tocca al loro autore prenderle per mano e portarle fuori a conoscere la dimensione che meritano. Lui, Colonnese, è il tramite che continua a ricercarle e indagarle con gentilezza, quelle storie come atti di bellezza ricchi di senso che sono poi le sue fotografie.

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Testo di Irene VITRANO

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