“Quando ho tempo prendo la mia fotocamera e cammino per ore nelle strade. Cerco le piccole assurdità della vita. Provo a catturare dei momenti particolari, che siano cose divertenti o grafiche, o anche situazioni di luci e ombre. Vedere l’energia e la complessità della vita nella strada è per me una sorta di meditazione”.
Le piccole assurdità della vita… Così lessi in un’intervista di Siegfried Hansen. Forse è la definizione più efficace di uno degli aspetti caratteristici della street photography: “le piccole assurdità della vita”. Hansen è stato capace di sintetizzarla in questo modo, così come è capace di comporre capolavori fotografici anche con pochissimi elementi. E il bello è che riesce a comporre capolavori anche gestendo il caos quando gli elementi sono tantissimi. Siegfried, uno dei più importanti esponenti del mondo della street photography, nasce a Meldorf, nel nord della Germania, e vive a Amburgo da più di 30 anni. Circa 24 anni fa “ero un tipico fotoamatore, andavo in giro con la mia Minolta X300 e scattavo un sacco di foto ai tramonti, sia in bianconero che a colori. Poi visitai una mostra di Andre Kertesz…” Le fotografie di Kertesz hanno completamente cambiato il suo modo di guardarsi intorno. Rimase affascinato dal modo in cui Kertesz riusciva a catturare dei momenti particolari e dalla sua abilità nel presentarli in maniera personale.
Da quel giorno Siegfried ha cambiato la sua vita e dovunque vada porta sempre la sua fotocamera con sé, così può catturare tutti i momenti che vede e che lo interessano “in particolare immagini grafiche, elementi in cui vedo armonia”.
Cominciò così la sua avventura nella street photography, ma “non ho mai pensato per categorie”, dice, “perché avrei dovuto? Ero un fotoamatore e quindi libero di scattare a quello che volevo, come volevo”. Forse è anche per questo che il suo stile è così personale e riconoscibile, si sentiva libero nonostante avesse continuato a studiare autori come Cartier Bresson, Kertesz, Haas: “Ero impressionato dalle loro foto. I loro lavori erano semplicemente perfetti ed ero sinceramente impressionato nel vederli. Cercavo di capire come potessero riprendere scatti così, volevo saperne di più della loro tecnica”.
Gli chiedo se mi indica una foto che preferisce fra tutte quelle che ha scattato: “Tokyo 2002. Stavo visitando un tempio e stavo osservando la cerimonia di un matrimonio tradizionale. La sposa veniva preparata per essere ripresa dal fotografo. Mentre si stava provando il vestito, guardava verso il basso in modo scettico. A questo punto vidi il suo volto nello specchio e mi resi conto che quello era il momento di scattare. Mi piace quando l’osservatore deve guardare due o tre volte l’immagine per capire la scena. Mi piace mostrare due (o anche più) cose differenti allo stesso tempo nella stessa foto.”
E in effetti, pur nell’armonia compositiva che Hansen riesce a raggiungere, si nota spesso nelle sue foto una complessità che ti porta a osservarle ancora e poi ancora per apprezzarle e comprenderle a fondo. E che ti porta spesso poi a quell’effetto sorpresa che ti lascia a bocca aperta.
Le geometrie sono una componente importante nelle sue immagini, e in effetti, Hansen dice di amare lo stile Bauhaus così come le opere di Lyonel Feininger: “sono sempre stato affascinato dalla complessità del semplice e dalla simmetria all’interno del caos”. Non sa dire però se c’è un motivo per cui le geometrie lo attirano così tanto: “Non è facile rispondere. Non sono sicuro che le mie foto riflettano la mia personalità. Ogni buona foto incarna alcune caratteristiche del fotografo. Ma probabilmente chi mi conosce bene potrebbe rispondere meglio di me.”
Quando scatta non è attratto da qualcosa in particolare, “I’m open-minded”, dice, non ho un obiettivo specifico, lascio me stesso libero di essere sorpreso dalle situazioni della vita di tutti i giorni” ma resta costantemente e fortemente concentrato, in una sorta di scansione continua di quello che lo circonda, pronto a cogliere possibili buone combinazioni di grafiche / linee / colori / forme / situazioni.
Da quali autori ti senti particolarmente ispirato? “Oltre a quelli già citati, sono anche influenzato da altri artisti, quali Lyonel Feininger, Piet Mondrian e Edward Hopper”. Anche da questo si ha un’idea di come Siegfried sia un artista unico, che trae ispirazione, sì, ma arriva a una produzione personalissima, in cui varie arti concorrono al risultato finale, che lo ha portato anche a numerosi riconoscimenti internazionali.
“Non ho mai cercato i premi, ma ovviamente sono contento quando mi arrivano”. E uno dei riconoscimenti più grandi, per gli autori del genere street, è sicuramente l’essere invitato a far parte del collettivo fotografico “Up-Photographers”, una continuazione dell’ex collettivo “In-Public” di cui faceva già parte, e che raccoglie praticamente i più affermati street photographers internazionali.
Basta un’occhiata alle sue foto e non ci si meraviglia di certo che Hansen sia fra questi!
testo di Mario Mencacci
Se volete conoscerlo di persona, basterà partecipare alla terza edizione del PSPI Festival a Pisa.
Il 21 settembre alle ore 18.00 Siegfried si racconterà in una Talk imperdibile.
Nel prossimo post del blog vi racconteremo ancora del Pisa Street Photography international Festival 2024 e degli alri suoi ospiti importanti tra cui David GIBSON
Locandina del Festival e per maggiori info clicca qui