Simone Batini è il fotografo toscano vincitore del contest #fiafersiciliaportfolio che ha presentato “Le semplici passioni di un uomo”: un racconto fotografico e antropologico dedicato alla storia di Gianfranco Rossi, boscaiolo toscano in pensione che coltiva i suoi ortaggi e accudisce i suoi animali nella stalla nella piccola cittadina montana di Farnocchia, frazione del comune di Stazzema in provincia di Lucca, con circa 70 abitanti.
Punto di forza di questo racconto è l’ottima capacità del fotografo di cogliere e dosare. attraverso il diaframma, la Golden hour, cioè la luce dell’alba o del tramonto, generando un’atmosfera fiabesca e paradisiaca all’interno dello scatto. Trasmettendo una sensazione di vuoto o di sospensione temporale e spaziale. Un mondo onirico racchiuso all’interno della visione del suo autore che vuole descriverlo, fermarlo, accoccolarlo e plasmarlo attraverso quelle migliaia di sfumature e di viraggi colore pastello che la natura ci regala.
Simone si immerge nelle sinuose folte colline della Toscana, tinteggiate dall’alba con i suoi raggi folti che prendono il sopravvento sulle ombre accarezzate dal freddo mattutino che inebriano gli occhi, la bocca, la mente e la pelle scremata di Gianfranco: la sua postura, fierezza e silenzio dominano il paesaggio campestre nell‘immenso vortice di luce e nebbia che si schiarisce attorno al capanno in legno.
L’autore come un regista silente entra gradualmente nella sua piccola dimora, raccontando la vita mattutina del boscaiolo intento, con maestria, a smussare il fieno, a dare da mangiare alle capre di montagna, e nei momenti di pausa a fumare una sigaretta disegnando degli anelli di fumo. L’autore, come Caravaggio, usa delle lame di luce per creare una situazione quasi tridimensionale dell’ambiente, giocando con le varie schiarite delle ombre che alcune volte celano le pareti del piccolo capanno. Simone utilizza una composizione che si rifà molto alla quinta di Veemer, dove mette in rilievo lo spazio dove il protagonista vive, alternando la presenza di cornici naturali come una finestra, dove incastonare il soggetto risaltando il gioco dei colori creati dal sole riflesso su di esso. Una poesia visuale che si chiude con uno scatto realizzato con il grandangolo che ritrae Gianfranco con il maestoso paesaggio della sua cittadina.
Un reportage fotografico che mette in rilievo degli antichi mestieri e usanze che vanno piano piano scomparendo con le nuove generazioni e tecnologie. Proprio per questo Simone va in giro per i vari borghi e frazioni della Garfagnana, Media valle del Serchio, Alta Versilia e zone limitrofe dell’alta Toscana, per fotografare il paesaggio incontaminato e raccontare gli ultimi testimoni di questi antichi mestieri legati alla vita contadina. Un progetto a lungo termine che ha intitolato Past Time.Il fotografo toscano riprende così un importante pensiero del famoso artista Edward Steichen il quale affermava: “La missione della fotografia è spiegare l’uomo all’uomo e ogni uomo a se stesso“. Simone l’ha saputo fare molto bene visto che prima di scattare una fotografia, ha deciso di ascoltare e conoscere a fondo la storia di questo uomo. Ha avuto il coraggio di sapere rallentare, stare in silenzio, percepire le emozioni del suo testimone e successivamente ha saputo documentare e creare una narrazione visiva che esalta il valore del suo protagonista.
Ed ecco che prima di chiudere questa recensione affidiamo la parola al suo autore, protagonista di questo fantastico portfolio.
(Testo di Giuseppe Calascibetta)
Gianfranco Rossi nasce il 05/08/1933 a Stazzema (Toscana/Versilia/Lucca) vive fin da piccolo nel vicino paese di Farnocchia con i genitori e il fratello, nel doposcuola aiuta la famiglia con l’attività contadina come spesso si usava fare in quei periodi. A 9 anni si trova ad affrontare il dramma della Guerra con l’invasione Tedesca che arrivò fino alle porte di casa sua; insieme alla sua famiglia fugge da Farnocchia attraverso i boschi, trovando rifugio provvisorio nel borgo di Greppolungo, cosi da essere in salvo…
Rientra a Farnocchia con la famiglia appena finito il conflitto, le case del paese compreso la sua erano ridotte in cenere. Con il padre e il fratello inizia la ricostruzione e torna lentamente alla vita normal;, a 14 anni inizia l’attività di boscaiolo eseguita con utensili manuali per ricavare legna da costruzione e da ardere, all’età di 21 anni parte militare nel corpo/arma delle Trasmissioni, prima in Sardegna poi a Roma per una durata complessiva del servizio di 18 mesi; dopo il congedo rientra a casa e continua l’attività di boscaiolo con l’avvento dei mezzi a scoppio (motosege/seghe motorizzate). Nel 1957 si sposa con Gina da cui nascono 4 figli. Dal 1970 al 1980 lavora nelle miniere di Val di Castello per l’estrazione di vari minerali tra cui la Barite; negli anni successivi lascia le miniere e intraprende l’attività di muratore fino al pensionamento, dopodiché si dedica nuovamente al mestiere di boscaiolo e al mantenimento della proprietà terriera vicino a casa dove coltiva ortaggi e successivamente costruisce una stalla per accudire animali domestici e da compagnia tutt’ora presente…
E’ proprio nei pressi di questa stalla che ho incontrato per la prima volta questo anziano signore, nel periodo autunnale del 2019 e da subito sono rimasto affascinato da quell’ambiente rurale che sembrava essersi fermato allo scorrere del tempo, ma la cosa che più mi ha colpito è stata la passione e la cura che Gianfranco dedica nell’accudire i suoi animali domestici, nonostante la differenza di età nasce tra noi un bel rapporto, che si consolida negli anni successivi, con il suo consenso decido di inserirlo nel mio progetto fotografico a lungo termine intitolato “Tempi Passati” che ha lo scopo di ricercare e documentare sia gli antichi mestieri che le attività artigianali ancora oggi presenti sui territori della Garfagnana, Media valle del Serchio, Alta Versilia e zone limitrofe dell’alta Toscana. SIMONE BATINI