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Henry Peach Robinson – di Antonino Tutolo

Henry Peach Robinson – di Antonino Tutolo

La discussione se la fotografia debba intendersi come strumento di riproduzione della realtà (quindi meccanico) oppure come strumento interpretativo (quindi strumento d’arte) di essa è molto antica. Ma Robinson fu uno dei più accaniti sostenitori della fotografia come mezzo d’arte.

Per questo egli aderì al movimento pittorialista, i cui sostenitori cercavano di elevare lo strumento fotografico a quello della pittura e della scultura, imitando le tecniche pittoriche, adoperando la stampa alla gomma bicromata o al bromolio, gli obiettivi soft-focus e la stampa combinata di più negativi su un unico positivo.

La fotografia più famosa di Robinson è Fading Away.

Essa è stata ottenuta mediante l’assemblaggio di cinque diversi negativi, per eliminare gli aloni periferici che caratterizzavano le foto dell’epoca, e mostra l’agonia di una giovane malata di tubercolosi, circondata dalla sua famiglia.

La foto è un ottimo esempio di armonia compositiva. La semicircolarità del gruppo delle donne, in aggiunta alla verticalità delle pieghe della tenda e della figura centrale dell’uomo, rinviano lo sguardo sul cielo cupo nella finestra, suggerendo una chiave di lettura tragica.

Biografia –

Henry Peach Robinson (Ludlow, 9 luglio 1830 – Tunbridge Wells, 21 febbraio 1901) è un fotografo inglese. Dopo essersi dedicato al disegno e alla pittura, approdò alla fotografia, fino a essere eletto membro della Photographic society di Londra nel 1857. Oltre che per la produzione artistica, R. si distinse per la redazione di articoli e saggi, tra cui Pictorial effect in photography (1869), uno dei fondamenti teorici del pittorialismo fotografico.

 
 

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4 commenti

  1. Tanti sono i modi possibili per iniziare il proprio percorso in Agorà Di Cult, Antonino Tutolo ha posto l’attenzione su un’immagine fotografica iconica singola. Un’immagine molto famosa realizzata da un autore che possedeva la sapienza del pittore nell’organizzare l’icona e renderla un perfetto “testo visivo”. Ma Antonino evidentemente è un uomo curioso e si è spinto in una bella ricerca di importanti autori che ci accompagneranno nelle prossime settimane. Auguriamo un buon Percorso a Antonino Tutolo.

  2. …praticamente una “trilogia” della foto elaborata, negli ultimi quattro post di Agorà: prima le raffinate composizioni di Jerri Uelsmann a cura di Massimo Pascutti, poi i falsi fotografici di Olga Micol e ora H.P. Robinson di Antonino Tutolo.
    Il “filo rosso” che li unisce, si può individuare – a mio avviso – nella frase di Uelsmann: “ …penso che la mia arte, come la maggior parte dell’arte contemporanea, sia diretta alla coscienza creativa di chi guarda. Lo spettatore deve completare il ciclo, proiettarsi in esso in qualche modo.”
    In queste immagini “si deve entrare”: sono fotografie in cui lo spettatore diventa “parte attiva” completando la storia abbozzata dall’autore con le risposte che la propria sensibilità avrà suggerito (…coscienza creativa).
    Non basta a noi di vederle, così come non è bastato al loro autore di scattarle.
    Ci devono interrogare più sui loro contenuti che non sulla tecnica utilizzata per realizzarle.
    Anche quelle immagini in cui il fotografo si è concesso una “parentesi giocosa”, non necessariamente impegnata nella proposta di significati profondi, ma comunque eseguita sapientemente.
    Fotografia “creativa” quindi, come fotografia “aperta” e in continuo sviluppo, in cui le disquisizioni “sul cosa è vero” e “sul cosa è falso” non servono, e parole come “manipolazione” o “deformazione” vanno assunte nella loro accezione positiva.
    …un grazie ai nostri autori per gli spunti di riflessione…!

  3. L’autore proposto e i commenti postati sono, secondo me, esemplificativi di come l’arte, sia essa fotografica, pittorica ed altro, abbia il dono grande di coinvolgere l’osservatore in un percorso che è sempre e comunque personale e privato.
    La capacità espressiva non è altro che la necessità dell’artista di darsi agli occhi del fruitore il quale, in base alla propria personalità, preparazione culturale e vissuto, avrà una lettura dell’opera assolutamente unica.
    E’ questo il grande pregio dell’arte, ed è per questo che la lettura delle opere, per noi di Agorà delle fotografie, deve essere condivisa e corale.
    Anch’io credo che la tecnica e la scelta espressiva non deve condizionarci, l’importante è che l’immagina abbia la forza di oltrepassare lo sguardo.
    L’opera di Robinson dimostra in maniera ineluttabile la capacità espressiva del dire, la scelta tecnica enfatizza il momento narrato a dimostrazione che per l’arte le parole non sempre servono.

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