Romagna nostra – di Valentina Donatini e Giacomo Pretolesi
Romagna nostra – di Valentina Donatini e Giacomo Pretolesi
Opera esposta nel mese di aprile 2013 alla mostra del progetto fotografico “Viaggio in Romagna” promosso dall’Associazione TANK di Forlì.
Questo è un viaggio nel tempo e nello spazio alla ricerca delle radici identitarie e del sentimento di appartenenza al Popolo Romagnolo:
Siamo gente laboriosa che si appassiona a tutto ciò che fa.
Siamo gente gioviale che crede nel valore delle relazioni umane, dell’accoglienza e della solidarietà.
Tra le tante passioni amiamo in particolare la qualità delle cose e del fare, la cultura, la buona tavola, la creatività, la bellezza e la libertà.
Note biografiche degli autori
Valentina Donatini, nata a Lugo nel 1983 si è laureata in Culture e Tecniche del costume e della moda presso l’università di Bologna. Durante gli studi si appassiona alla storia della fotografia acquistando la prima macchina reflex analogica. Nel 2006 grazie ad uno stage promosso dall’ateneo collabora per il periodo estivo con il fotografo professionista Werter Scudellari passando all’uso del digitale. Prosegue il suo percorso iscrivendosi al gruppo TANK di Forlì.
Giacomo Pretolesi, nato a Forlì nel 1983 si è laureato nel 2006 in Tecniche Sanitarie di Radiologia Medica presso l’Università di Bologna. La curiosità, l’amore per la natura, per i paesaggi e la tendenza ad immortalare i momenti più significativi del quotidiano lo portano verso la fotografia. Nel 2009 decide di affinare la tecnica iscrivendosi ad Un centoventiciquesimo, Associazione Forlivese e, alimentando l’interesse smodato per questo tipo d’arte, prosegue il suo percorso l’anno successivo diventando socio FIAF grazie al gruppo TANK di Forlì.
Il Passatore: Luciano Gondolini, nato il 29 novembre 1945 a Forlì, impiegato Tecnico.
Luciano, appassionato di storia Romagnola conosce per filo e per segno tutte le scorribande del passatore e le racconta pieno di emozione ed entusiasmo, ecco perché abbiamo deciso di farlo immedesimare ancora di più in quel personaggio così misterioso.
Stefano Pelloni, detto il Passatore (secondo la definizione di Pascoli, o il Passator cortese) (Boncellino di Bagnacavallo, 4 agosto 1824 – Russi, 23 marzo 1851), è stato un brigante italiano, attivo nella Romagna di metà Ottocento, il più efferato tra i briganti romagnoli.
“I Romagnoli sono abitanti sanguigni con radici anarchiche, caparbi, tenaci, coraggiosi, incoscienti e mangia preti.
Le loro reazioni si esauriscono in una grande ma breve fiammata”.
L’azdora: Anna Paola Casadei, nata il 10 luglio 1950 a Saludecio (RN), casalinga.
In Romagna le azdore sono un simbolo del nostro territorio, unitamente alla piadina; Anna pensa che nella nostra regione si mangi molto bene.
La brava “sfoglina” ottiene una sfoglia rotonda e sottile che poi può essere tagliata a forma di tagliatelle o altro oppure essere utilizzata per i vari tipi di pasta ripiena.
“L’Emilia è una via, la Romagna è un popolo”.
Il Sangiovese: Silvia Sbarzaglia, nata il 15 novembre 1979 a Ravenna, libero professionista.
A Villanova di Ravenna, nella campagna ravennate, la vite è coltivata da secoli.
La particolare posizione e le caratteristiche dei terreni conferiscono un’ottima impronta ai vini, inconfondibili per aromi e profumi.
L’Azienda Sbarzaglia nasce proprio qui, tramandandosi di padre in figlio per tre generazioni, espandendosi, trasformandosi e rinnovandosi fino a raggiungere gli alti livelli qualitativi di oggi.
“Perché i nostri nonni ci hanno insegnato che se entra qualcuno in casa e ha sete, non gli si offre l’acqua ma un bicchiere di Sangiovese”.
I Balarèn: Gruppo folk “alla Casadei”, Scuola di ballo di Bruno Malpassi, nato il 3 Agosto 1941 nelle marche metalmeccanico in pensione.
Grazie alla famiglia e alla moglie è riuscito a curare la passione della sua vita.
Ho dedicato tutta la mia vita al ballo, assieme a mia moglie e ho fondato questa scuola, lei ha inventato e brevettato il vestito che vedete in foto.
Sono nato nelle marche e ho cominciato a ballare da ragazzino, mio papà organizzava i balli a carnevale.
Ho fatto il bambino nelle sale da ballo, il ragazzo nelle sale da ballo, mi sono fidanzato, mi sono sposato, sono diventato babbo e nonno e oggi mi diverto come se fosse il primo giorno.
“Us balla sò in t’una prè” ( si balla su una mattonella)
Le teglie di monte Tiffi: Maurizio Camilletti nato il 20 Giugno 1960 a Santarcangelo di Romagna, artigiano.
In Romagna c’è un pane soffice e sottile, caldo e profumato: è la piada.
Questo alimento da sempre viene cotto su un piatto di terracotta che probabilmente anche gli antichi romani conoscevano: la teglia. I termini “testo” o “tegghia” erano usati un tempo per indicare la teglia in argilla.
Il simpaticissimo Maurizio conobbe per caso Piscaglia Pierino il primo produttore di teglie e nell’estate 1997 acquistò una vecchia cascina di un guardacaccia a Villa Monte Tiffi.
Fece di una sua curiosità un vero e proprio lavoro.
“Atenti la pida la sta sla attenti” (attenti, la piadina buona rimane in piedi anche in posizione verticale)
La contadina: Valentina Donatini, nata a Lugo il 06 ottobre 1983 impiegata.
Il folclore romagnolo può essere definito come l’insieme delle pratiche tradizionali condivise dagli abitanti della Romagna, che sono entrate stabilmente a far parte della sua cultura materiale, orale e simbolica.
La contadina, donna di casa e instancabile lavoratrice è uno dei simboli di questa regione.
L’amore per la famiglia, la dedizione per la propria casa e il proprio lavoro che la porta a vivere con tutto quello che produce la rendono particolarmente affascinante.
L’abbiamo immaginata così donna semplice con un cestino di vimini e una gonna lunga che nasconde il corpo.
L’antica Stamperia Pascucci: f.lli Pascucci, nati a Cesena, artigiani.
Dal 1826 a oggi nella bottega di Gambettola si rivive il procedimento affascinante e unico della stampa xilografica; le matrici in legno di pero intagliate a mano, una per una, impregnate della pasta colorante vanno a decorare i tessuti di lino, canapa e cotone con figure geometriche, floreali o animali facenti parte del ricco patrimonio iconografico popolare. La famiglia Pascucci di Gambettola è la più antica testimone di quest’arte: dal 1826 custodisce e rinnova questa attività nel rispetto della tradizione e nello slancio dell’innovazione. Nei suoi locali è possibile ammirare come nascono prodotti unici nel loro genere per l’attenzione, la cura e l’originalità con cui sono realizzati. L’avanzamento della tecnologia ha influito in minima parte sul procedimento produttivo, solo la canapa è stata sostituita dal Lino spiega Giuseppe, e molti artisti come Tonino Guerra concede disegni e poesie che sono dipinti e colorate a mano sulla tela.
“Noi siamo Romagnoli da sette generazioni”.
La Vecchia Faenza Ceramiche artigianali: Laura Silvagni, nata a Faenza artigiana. La nostra è la storia di due realtà distinte, entrambe radicate nel territorio faentino e votate all’artigianato ceramico. Le storie di La Vecchia Faenza e mia si uniscono nel 2004: da allora proseguono fianco a fianco. La Vecchia Faenza nasce nel 1967 producendo maioliche tradizionali. Dal 2004 si è unita con la bottega di Laura Silvagni, artigiana ceramista specializzata in decorazioni raffaellesche. In oltre quarant’anni di attività, La Vecchia Faenza ha partecipato a numerose esposizioni e mostre in tutto il mondo. Questo vostro progetto mi piace molto, dice timidamente Laura, è anche una buona pubblicità per la mia attività, il momento non è dei migliori ma bisogna tenere duro, cercando di coinvolgere le nuove generazioni che non sono per nulla attratte dal nostro lavoro.
“Le ceramiche di Faenza sono un marchio nel mondo”.
E cuntaden dlà Sintraza: Matteo Collina, nato a Faenza l’08 maggio 1982 Agricoltore.
Matteo Nonni, nato a il 17 dicembre 1982 operaio agricolo. Due amici di una vita Collins e Ciccio; l’impatto è stato forte perché è strano vedere tanto entusiasmo e determinazione da parte di due giovani nell’intraprendere un’attività sempre più rara tra le nuove generazioni. Matteo Collina è il titolare dell’azienda agricola La Sintraza, che si trova nei pressi di Castel Bolognese, prima gestiva un tabacchi assieme alla famiglia, ma lo scarso margine di guadagno e le numerose rapine lo hanno spinto a cedere l’attività e a realizzare un progetto che sognava da anni. Qui stiamo bene dice Ciccio, si respira aria pulita e se non fosse per i doveri famigliari, ci vivrei, è un lavoro duro ma quando lo si fa con passione e con il migliore amico la fatica non si sente non si diventa sicuramente ricchi ma si vive e nella vita a volte bisogna sapersi accontentare.
“La Terra di Romagna è una delle più belle in assoluto”.
“O signor Benedet fam murì con l’usel dret” (O signore benedetto fammi morire con …..)
Bagnino Rubacuori: Giacomo Pretolesi, nato a Forlì l’8 settembre 1983, Tecnico Sanitario di Radiologia medica .
L’estate, il sole, il mare, la spiaggia allegramente punteggiata di ombrelloni a strisce colorate a perdita d’occhio, il dolce rumore delle onde, l’allegro giocare dei bambini, il profumo delle creme solari, la musica.
Che immagini allegre ed invitanti, fan venir voglia di partir subito per le località balneari della Romagna. La Costa Romagnola è stata per tanto tempo la pronta risposta al bisogno di vacanza di tanti affezionati turisti italiani ed europei, una vera e propria icona della riviera è quella “sentinella” particolare che vigila sulla sicurezza dei nostri tuffi e bagni in mare: il Bagnino. E’ il re incontrastato dell’arenile e scruta l’orizzonte marino dal “seggiolone” di avvistamento sulla spiaggia e dal tipico moscone rosso, vestito con la propria “divisa” da lavoro, cioè calzoncini corti e canottiera rossa.
Non solo è una figura importante per la nostra sicurezza, ma è un vero divo.
Il nostro viaggio termina qui, raccontando tramite un dittico tutto quello che succede di particolare nei nostri dintorni, fotografando gente comune, ognuno di loro ha delle caratteristiche e una piccola storia da raccontare, c’ è chi ha fatto della tradizione un vero e proprio lavoro c è chi la sua romagnolità se la porta dentro e la racconta con semplicità e occhi lucidi.
Con “Romagna nostra” di Valentina Donatini e Giacomo Pretolesi tutti possono sentire il clima umano del 66° Congresso Nazionale FIAF, anche gli amici che non ci potranno essere.
L’opera animata da un’idea concettuale, perché viene giustificata dal concetto dell’identità di un popolo, è una interessante rappresentazione simbolica della gente di Romagna.
Per i giovani fotografi, quando affrontano tematiche che affondano le radici nei secoli oggi diciamo che fanno un’operazione di postmemory. Infatti l’elaborazione delle tradizioni è un territorio dove vige la memoria popolare non scritta, pertanto il mito e la fantasia trovano ampi prati dove poter correre. Complimenti agli autori.
Buongiorno,
Per me che sono francese, l’attaccamento degli italiani alla loro “terra regionale” è affascinante perché noi, prima di tutto, ci identifichiamo al paese nel suo insieme. Direi al limite che essere regionalista si può fare solo fino ad un certo punto, al di là, se lo facciamo, è essere quasi “ultra regionalista”, che potrebbe essere assomigliato al “ultra nazionalismo”.
Al di la di questo fascino da parte mia, trovo in queste immagini in affetto molto forte legato alla terra. Ma la mia domanda è : di che terra si tratta ? Se escludo le ultime foto (il costume probabilmente tipico della regione) e la penultima dove è scritto chiaramente “Romagna”, avrei difficoltà a definire di che regione si tratta. Molto probabilmente non conosco abbastanza bene l’Italia, ma le attività descritte nelle foto, mi sembra che le possiamo anche ritrovare in tante altre regione italiane, direi anche in paesi limitrofi all’Italia. Mi manca quindi “lo spirito” unico della Romagna e dei suoi abitanti per capire pienamente perché questo legame a questa terra piuttosto che ad un altra. Il testo mi aiuta a capire, ma quello mi sembra molto “romantico” e con una visione idealizzata che non mi consente di penetrare nello “vero” spirito romagnolo.
Forse la chiave si trova nel primo dittico “il mito del passatore” che deve essere ancora molto attivo nelle mentalità romagnole. Mi avrebbe fato piacere che questo argomento si fosse sviluppato un po’ di più.
Comunque, complimenti per questo lavoro a “2 voci”.
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Bonjour,
Pour moi qui suis française, je suis toujours étonnée de voir l’attachement des italiens à leur terre d’origine, car pour nous, avant toute chose nous nous identifions au pays et beaucoup moins à la région. Je dirais même qu’à la limite, on peut être régionaliste mais seulement jusqu’à un certain point, sous peine d’être relégués à des “ultra régionalistes” si ce n’est à des “ultra nationalistes”. ce n’est donc pas très bien vu …
Au delà de cet étonnement, je trouve en effet que le lien avec la terre et ses activités est très fortement ancré dans ces photos. Mais ma question est la suivante : de quelle terre s’agit-il ? Si j’exclue les dernières photos (le costume traditionnel est probablement typique de la région) et l’avant dernière où il est écrit littéralement “Romagna”, j’aurais du mal à définir quelle région ces images illustrent. Il se peut très probablement que je ne connaisse pas assez bien l’Italie, mais il me semble que les activités décrites dans ces photos pourraient être identiques à d’autres régions, voire à d’autres pays limitrophes. Il me manque donc “l’esprit” unique de la Romagna et de ses habitants pour comprendre véritablement ce lien si fort qui attache à cette terre plutôt qu’à une autre. le texte m’aide bien sûr à comprendre, mais celui-ci me semble si romantique et surtout idéalisé que j’ai du mal à pénétrer l’esprit propre aux romagnoli.
La clé se situe peut-être dans le premier diptyque “le mythe du passeur” qui doit encore être assez actif dans la mentalité romagnole. Je crois que j’aurais bien aimé que cet argument soit d’avantage développé.
Dans tous les cas, félicitation pour ce travail à 2 voix !
Ringraziamo Silvano per aver pubblicato le nostre foto, è stato un viaggio bellissimo e ci ha permesso di imparare tantissime cose nuove, per noi è più facile leggerle perchè alcuni personaggi anche se non sfoggiano la loro romagnolità nelle foto lo fanno tramite la storia. Inviamo le didascalie di questi personaggi che abbiamo intervistato durante il nostro lavoro spero ti possano essere di aiuto.
Con la speranza di aver risolto i tuoi dubbi ti ringrazio per l’ intervento.